Riccardo Staglianò per https://stagliano.blogautore.repubblica.it/
mascherine
C'è una domanda prosaica, tra le tante inesaudite di questi tempi terribili, che mi assilla dall'inizio: ma le mascherine servono o no? La versione ufficiale è: sì solo per chi è malato, per non infettare gli altri. Ancora ieri sera, in quella che inevitabimente comincia a sembrare la millesima replica della stessa trasmissione, l'ho sentito dire dal consulente del governo Walter Ricciardi in televisione: «Assolutamente inutili per i sani».
D'altronde è la linea ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità per cui lavora: «Se sei sano hai bisogno di indossarla solo se ti prendi cura di qualcuno con sospetta infezione da Covid19». E io, a differenza dei teorici della cospirazione di ogni ordine e grado, dell'Oms mi fido. Così, quando mia madre mi ha chiesto di cercare su Amazon una mascherina, costasse quel che costasse, le ho spiegato che no, chi ne sapeva assicurava che non serviva, e quindi non l'abbiamo comprata. Però più passano i giorni più il dubbio si aggrava: lo dicono per preservare le scarse mascherine per medici e infermieri che ne hanno un bisogno vitale o lo dicono perché davvero credono che siano «assolutamente inutili» per tutti altri?
GUIDA ALLE MASCHERINE PER CORONAVIRUS
Quotidianamente indizi nuovi e banali riacutizzano questa ferita. Il vigile di Roma positivo al virus che confessa di aver mentito allo Spallanzani: «Ho detto loro che avevamo le mascherine per non fare figuracce, ma invece le avevamo finite». Ma i vigili non sono medici, per loro le mascherine non dovrebbero essere inutili? E le cassiere del supermercato, allora? E Mattia Feltri che, nella sua sempre preziosa rubrica, raccontava di essere in fila proprio in un supermercato con la sua bella mascherina? E via elencando. Esagerano loro o è sfuggito qualcosa a me? Per non dire che ora apprendiamo che a Vo' Euganeo tra la metà e i tre quarti dei malati erano asintomatici: se avessero portato la mascherina avrebbero evitato di contagiarsi a vicenda. E nessuno, senza aver fatto il tampone, può essere sicuro di non essere infetto.
Poi, ieri, è uscito sul New York Times un editoriale a firma Zeynep Tufekci, una sociologa che vale sempre la pena leggere. Il titolo era: «Perché dire alla gente che non ha bisogno delle mascherine ha avuto un effetto controproducente». Frasi topiche: «Com'è che questa maschere magicamente proteggono chi le indossa solo se questi lavora in un determinato settore?»; «Molte persone si lavano le mani in maniera sbagliata, ma non rispondiamo loro dicendo di lasciar perdere» (a proposito del fatto che maneggiare male le mascherine potrebbe addirittura facilitare il contagio);
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«Tuttavia anche le mascherine chirurgiche proteggono un po' di più di non indossarne affatto» (rispetto alla pretesa che solo quelle Ffp2 e Ffp3 funzionerebbero). Porca miseria, allora non ero l'unico, pur senza cappellino di stagnola in testa, a pensare che c'era qualcosa che non convinceva in questa comunicazione istituzionale, senz'altro ispirata dalle migliori intenzioni di sanità pubblica. Mi sembra che, rispetto alla risposta semplice «non ne avete bisogno» sarebbe stato meglio darne una articolata ma forse più veritiera. Tipo: se ce ne fossero per tutti male non farebbero, però è meglio lasciarle a medici e infermieri che ne han più bisogno.
Dire «perché no», anche con i bambini, decapita dibattiti spesso sfinenti, ma non è mai l'opzione pedagogica migliore. Forse ci meritavamo di meglio. Però sarei contento di sbagliarmi adesso ed esser stato nel giusto prima, quando acrobaticamente facevo del mio meglio per smontare le obiezioni ansiose di familiari vari. Guardiamoci negli occhi, professor Ricciardi: se la sente davvero, una volta per tutte, di assicurarci che tra una mascherina qualsiasi e nessuna mascherina protegge di più la seconda?
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I DISTRIBUTORI DI FARMACI: NOI IN PRIMA LINEA PER IL COVID-19 MA SERVE SICUREZZA PER I NOSTRI OPERATORI
Le aziende rappresentate dalle due sigle nazionali hanno tempestivamente adottato tutte le misure idonee a contrastare la diffusione del Coronavirus, ma dopo più di tre settimane di impegno indefesso, l’attuale difficoltà di reperimento delle mascherine e di ogni altro dispositivo di protezione e contenimento del contagio sta stressando fortemente la capacità del comparto distributivo di svolgere in sicurezza il proprio servizio pubblico.
È dal 23 febbraio u.s. che le associate di ADF e Federfarma Servizi continuano a consegnare senza sosta farmaci, dispositivi medici e ogni prodotto necessario a farmacie, parafarmacie e strutture sanitarie per fronteggiare il drammatico momento che sta attraversando il nostro Paese.
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Una continuità di servizio pubblico che mai come ora ha evidenziato la sua natura essenziale, supportando quotidianamente i farmacisti nell’assistenza sanitaria alla popolazione tutta e garantendo che ciò avvenga all’interno di una filiera certificata a tutela della salute pubblica.
A questo punto dell’emergenza è però indispensabile che venga assicurata la fornitura di mascherine e prodotti collegati alla sicurezza di chi ogni giorno lavora nelle aziende di distribuzione per rispondere alle richieste dei farmacisti, di chi ogni giorno allestisce nei magazzini le consegne per le farmacie, di chi ogni giorno guida mezzi per raggiungere le farmacie in ogni parte della nostra Nazione e assicurarsi che il farmacista possa ricevere tutto quanto necessario per rispondere alle incrementate esigenze della nostra collettività sociale.
Se non verrà garantita la fornitura del materiale essenziale per la sicurezza del proprio personale c’è il rischio che i distributori non possano più svolgere regolarmente il servizio pubblico cui sono chiamati.
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Non potendo più essere garantiti i contatti con i farmacisti, verrebbe messa a rischio la possibilità di effettuare le consegne in farmacia e la capacità da parte di quest’ultima di svolgere il suo fondamentale ruolo di presidio sanitario sul territorio, indispensabile in questo momento più che mai per il Sistema Sanitario Nazionale e per la popolazione in difficoltà, che individua nella rete delle farmacie il primo front –office sul territorio in materia sanitaria.
ADF e Federfarma Servizi chiedono di assicurare al comparto della distribuzione intermedia quanto necessario per poter continuare a fare quello che da sempre, e negli ultimi 24 giorni a maggior ragione, hanno il compito di fare: distribuire salute in tutto il nostro Paese, contribuendo anche loro come medici, infermieri e operatori sanitari a fare in modo che andrà tutto bene, davvero.
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