Estratto dall'articolo di Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''
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luigi di maio vincenzo spadafora
L' altro giorno alcuni giornali, fra cui il Fatto e il Corriere (con Gian Antonio Stella) hanno segnalato il pericolo che il "governo del cambiamento" riciclasse alcuni vecchi gattopardi galleggianti: come Vincenzo Fortunato, già potente capo di gabinetto di ministri di destra (Tremonti) e di centrosinistra (Di Pietro), ora avvocato di grandi gruppi. I boatos lo davano in pole position come segretario generale a Palazzo Chigi grazie all' amicizia con Giancarlo Giorgetti. Ma ora il premier Conte, si spera anche grazie a quanto ha letto sui giornali, ha deciso diversamente.
marco travaglio
Lo stesso è accaduto, per un fatto molto più trascurabile, nel M5S . Nei giorni della difficile gestazione del governo, il Fatto ha pubblicato ritratti al curaro di alcuni papabili ministri, fra cui il dimaiano Vincenzo Spadafora. Su di lui non gravava alcuna questione penale o morale: quelle vecchie intercettazioni con l' ex amico Balducci erano state ritenute irrilevanti dagli stessi pm, che non ritennero di ascoltarlo neppure come testimone. Ma andavano conosciute, per dovere di cronaca: la nostra prima e unica bussola.
Dopo quell' articolo il braccio destro di Di Maio, che per quel poco che sappiamo è un politico competente e corretto, è uscito dalla lista dei ministri, dove non avrebbe sfigurato: forse darà il suo contributo come sottosegretario. Se la stessa attenzione (o anche un po' meno) alle questioni di opportunità, oltreché a quelle penali e morali, l' avessero usata i vecchi partiti, forse non sarebbero finiti come sono finiti.
Ps. L' altro giorno, in un dibattito su Sky, Paolo Becchi se l' è presa con la Repubblica definendola graziosamente "il giornale dell' orfano". Cioè di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972 da Lotta continua. Ho polemizzato e continuerò a polemizzare con Mario e col suo giornale sulle idee, ma sentirlo oltraggiare in quel modo in tv mi ha fatto ribrezzo e mi è venuta voglia di abbracciarlo.
mario calabresi intervistato