Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
giuseppe profiti
Per riuscire a imporre uomini di fiducia nella gestione della Congregazione della Divina Provvidenza, Giuseppe Profiti cercò appoggi in svariati partiti. E si rivolse anche all’allora viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, il politico del Pd che qualche mese fa ha preso il posto di Graziano Delrio come sottosegretario a Palazzo Chigi.
Gli atti dell’inchiesta sulla gestione delle cliniche vaticane in Puglia rivelano la rete che gli uomini fedeli al senatore Antonio Azzollini hanno cercato di tessere per garantirsi il controllo totale delle strutture sanitarie. Un obiettivo del quale avevano informato anche le gerarchie ecclesiastiche — in particolare il cardinale Giuseppe Versaldi e l’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone — evidenziando la capacità di poter dirottare i finanziamenti pubblici.
ANTONIO AZZOLLINI EX SINDACO DI MOLFETTA
Un comportamento vietato dalla legge e infatti il reato ipotizzato è il peculato. In vista della riunione di domani della giunta di Palazzo Madama per le conclusioni del relatore Dario Stefàno rispetto alla richiesta di arresti domiciliari per Azzollini per associazione per delinquere e bancarotta, i nuovi documenti rivelano i contatti che hanno segnato l’attività del senatore e quelli che erano entrati nella sua cerchia.
L’OK ALL’ISTANZA
Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia da Panorama
Molto attivo risulta Profiti, presidente del consiglio d’amministrazione del Bambin Gesù e delegato dal vescovo di Molfetta Monsignor Luigi Martella a occuparsi del dissesto finanziario della Congregazione. Il suo obiettivo appare chiaro: affiancare al commissario nominato per la gestione e risultato vicino al parlamentare del Pd Francesco Boccia, «persone di fiducia». Il 5 dicembre 2013 parla con il collaboratore Mauro Pantaleo, lo informa del fatto che sta andando al Senato da Azzollini e poi discute con lui le ulteriori mosse.
Profiti : «Ehi, dimmi. Ero con De Vincenti al telefono. Domani mattina alle nove...».
DARIO STEFANO
Pantaleo : «Come? Ah no, vabbé. Ok, grazie. No, ti volevo dire, nell’istanza di amministrazione straordinaria stiamo mettendo, ti volevo chiedere soltanto un’ultima conferma, la frase relativa al Bambin Gesù, cioè nel senso... La frase relativa alla possibile partnership col Bambin Gesù, previa verifica della volontà dei commissari e previa verifica di gradimento da parte del Bambin Gesù del piano che verrà presentato eventualmente. Questo ti va bene? O la vuoi togliere?».
Profiti : «No, a me va bene. A me può andar bene».
«METTI DUE PERSONE»
Tre mesi dopo, il problema non è evidentemente risolto. Annotano gli investigatori della Guardia di Finanza: «Profiti parla con Vito Cozzoli, fresco di nomina a capogabinetto del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Profiti spiega la necessità di inserire due persone di sua fiducia, uomini “Bambin Gesù”, da affiancare al commissario straordinario e sollecita il suo interlocutore a sensibilizzare in tal senso anche il neo viceministro De Vincenti.
CLAUDIO DE VINCENTI
I due fanno chiaro riferimento al fatto che vi erano due parlamentari, entrambi presidenti di Commissione di provenienza geografica pugliese, i quali guardano all’Ente con pari interesse, riferendosi al senatore Azzollini e all’onorevole Boccia». Sarebbe stato proprio quest’ultimo a suggerire a Profiti di parlare con Simonetta Moleti, «vice capogabinetto allo Sviluppo economico, stretta collaboratrice di De Vincenti».
LA «SALDATURA»
I magistrati evidenziano come «De Vincenti, sottosegretario anche nel governo guidato da Enrico Letta, era già stato contattato direttamente dallo stesso Profiti per orientare la nomina a commissario straordinario di Gianpaolo Grippa, suo uomo di fiducia, in sostituzione di Mauro Pantaleo».
DIVINA PROVVIDENZA BISCEGLIE
Tentativo che però non è evidentemente andato a buon fine, visto che alla fine ha prevalso il commissario indicato da Boccia. Secondo l’accusa «la duratura saldatura tra la politica e i vertici della Congregazione è una condizione di totale permeabilità dell’Ente, la cui gestione si poggia proprio sul “sinallagma”, nel quale ogni parte assume l’obbligazione di eseguire una prestazione (di dare o di fare) in favore delle altre parti contraenti, esclusivamente in quanto queste ultime, a loro volta, assumono l’obbligazione di eseguire una controprestazione».