Cesare Lanza per “la Verità”
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Per me, Enzo Ghinazzi - in arte, come cantante, Pupo - è un mito. Come giocatore, dico: uno di quelli che ha saputo scendere all'inferno, senza farsi bruciare l'anima per intero, e quindi tornare, e poi ripiombare all'inferno, e poi ritornare. Straordinario, anzi unico. Il rischio è nel suo sangue. Prima di entrare nelle incredibili vicende del gioco, vi ricordo (certamente molti di voi la conoscono) la sua particolare vita privata. È legato alla moglie, che ama, e ad un'altra donna, che ama non di meno. È finita qui non c'è nulla di straordinario, sono migliaia le storie private di questo tipo!
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Ma c'è un piccolo particolare che rende gigantesca questo comune rapporto. Pupo è riuscito a convincere le due donne, straordinarie anch' esse, a convivere con lui; e sono tutti e tre felici. Da molti anni ormai. Ecco come Pupo racconta delle sue due donne di casa, la moglie e l'amante, Anna e Patricia, che convivono serenamente: «Io non sono bigamo, la bigamia è illegale in Italia. Io sono circondato da una moglie, una compagna, una madre, tre figlie, c'è pure Valentina, e Viola, la nostra favorita, la nipotina di cinque anni. Anna è una donna semplice, Patricia di classe.
Diverse, ma simili per la grande intelligenza. Non accetterei mai che una di loro mi tradisse. Patricia è possessiva, la chiamano "il Rottweiler". Anche Anna è gelosa, ma è più brava a nasconderlo». Ebbene, questo legame a tre non è un rischio, non è un complicato gioco d'azzardo? Non è forse un rischio sposarsi? Amare? Mettere al mondo un figlio? Sono rischi grandi. Penso che Pupo viva la sua vita come se fosse davanti a una partitina o partitona di azzardo.
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La vita di questo cantante è stata descritta (ingiustamente) più di una volta in modo critico: «Trans, vizio del gioco, debiti Pupo si confessa. Una vita vissuta al limite, fatta di eccessi e vizi, senza mai un freno. E svela segreti e perversioni», ho letto. Penso sinceramente che di perverso non ci sia proprio nulla. C'è una diversità e c'è il coraggio di raccontarla, cercando la verità in se stesso, senza moralismi, e senza paura di confidarsi con gli altri, che fossero amici o giornalisti. Pupo ha raccontato anche la sua "malattia" del sesso: «Da quando nella mia vita c'è Patricia, l'aspetto sessuale va meglio, prima era una malattia. Negli anni '80 megalomania pura, quando prendevo il Concorde da Parigi per vedere una donna a New York, avevo raptus continui. Le prendevo nei camerini e nelle camere d'albergo. Essere piccoli non aiuta, più raccolto sei, più sei soggetto a tempeste ormonali. Me l'ha confermato l'andrologo, ho il testosterone a mille. Ora sono più sereno, meno frequenza, ma qualità alta».
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Un'altra sua qualità: ha saputo - succede rarissimamente - accettarsi. A cominciare dall'altezza. Un metro e sessantacinque per 60 chili: le misure di Pupo: «Un centimetro in meno di Chiambretti, porto le Hogan perché mi regalano tre centimetri». Senza disperazione o esaltazione, come cantante e come giocatore ha fatto e disfatto autentiche fortune. In passato ha avuto anche un albergo: «Una roba di lusso, all'inizio del 2000 se l'era preso la banca: avevo 3 milioni e 200.000 euro di debito, tra gioco e investimento sbagliato. Poi, l'ho ricomprato per ripicca: 400.000 euro cash, anche se non so che farmene».
Pupo, una celebrità, ha avuto problemi di debiti, che darebbero ansie e angoscia a chiunque, ma non si è mai demoralizzato: «La povertà non so nemmeno cosa sia. Ero pieno di debiti, ma senza mai abbassare il tenore di vita. Mi bastava prendere la chitarra e andare in giro per il mondo. Ci mettevo niente ad alzare 1 miliardo di lire con Morandi. Gianni è uno che ti porta all'esasperazione quando giochi, ti stuzzica, ti provoca.
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All'epoca mi sono rovinato con lo chemin de fer. Lì mi sfidavo con Dio. E perdevo. la mia fede è il gioco, il poker andrebbe insegnato nelle scuole al posto della religione. Tuttavia, vorrei salvare i giocatori compulsivi dal vizio. Quelli che si rovinano con le slot machine. Le odio, io sono stato l'ultimo romantico dei giocatori: lo smoking impeccabile, la mia Jaguar e la gnocca che ti arriva da Cleveland. Quattro giorni al Cipriani a Venezia e vai... Vuoi mettere la tristezza assoluta di quelli sudati e puzzolenti che entrano in una sala bingo?».
Enzo Ghinazzi è nato a Ponticino, in provincia di Arezzo. «Sono partito da qui», dice con orgoglio. Alcuni anni fa mi raccontò una sua romanzesca sconfitta al casinò di Saint Vincent, a chemin de fer. Aveva vinto molto nelle sale comuni, nei diversi giochi, aveva le tasche piene di fiscie. Era euforico, si sentiva determinato a realizzare una colossale vincita. Per curiosità si avvicinò al salone del privè. Affacciandosi, vide che il tavolo di chemin era fermo. Il croupier ripeteva quasi stancamente: «Il banco è di 103 milioni, chi lo batte? Le puntate sono aperte... Chi chiama il banco di 103 milioni...». «Ero euforico, mi sentivo in forma, ispirato...», mi raccontò Pupo. «Senza esitare, dissi: "Banco! Banco solo..."».
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Era ciò che aveva in tasca, assai più di quello che aveva vinto in quel momento. «Mi avvicinai al tavolo e, come da regolamento, posai sul panno verde le fiscie necessarie per coprire la puntata, enorme». Gli altri giocatori lo fissavano, incuriositi. «Sentii il banchiere, un vecchio e grande industriale lombardo, che mormorava al croupier: "Chi è questo giovanotto che chiama il mio banco per intero?" E il croupier rispose con sufficienza: "È un cantante che si fa chiamare Pupo"».
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Lui, Pupo, si interruppe e mi fissò negli occhi: «Tu sai che, al gioco, a volte si hanno sensazioni inspiegabili. In quel momento capii che avrei perso! Forse per quell'aria di degnazione con cui il banchiere e il croupier mi avevano trattato». Il croupier non aveva ancora sfilato le carte dal sabot. Per regolamento, il giocatore di punta aveva il diritto di cambiare la puntata, o anche di rinunciarvi. Pupo dunque aveva la possibilità di evitare il rischio di perdere in un solo colpo 103 milioni.
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Ma non lo fece. Nessun grande giocatore rinuncia alla sua puntata. Per carattere, per orgoglio o per dignità; o anche per evitare rimorsi, nel caso le carte fossero vincenti. Pupo non rinunciò, il banchiere sfilò le carte e gli picchiò in faccia un 9, il punto vincente e imbattibile. Ghinazzi mi raccontò anche il suo triste ritorno a casa, in auto, in Toscana. «Arrivai all'alba e mia mamma mi aspettava in piedi, mi aveva preparato la colazione. Mi chiese: "Posso dirti una cosa?" e ovviamente assentii. Anche se ero stanco sfinito e non vedevo l'ora di buttarmi a letto.
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"Quell'antipatico del panettiere ha aumentato i biscotti di 10 lire, così, da un giorno all'altro. Gli stessi biscotti. Uguali e precisi, di ieri. E sono quelli che piacciono a te. Che dici, continuo a prenderli, oppure lasciamo perdere?"». Pupo si interruppe e mi fissò, ridendo: «Capisci? Qualche ora prima avevo perso 100 milioni in tre secondi e adesso lei, mia mamma, era indignata per l'aumento dei biscotti!». Vi ho detto che considero Pupo un mito.
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C'è un altro episodio da raccontarvi, la sua vita al tavolo verde è costellata anche di successi: nel 1994 in un casinò di Melbourne il cantante scommise sulla nostra vittoria nella partita Italia-Nigeria al campionato mondiale di calcio ed ebbe la meglio su un ricco uomo d'affari nigeriano. Vinse 300.000 dollari australiani, corrispondenti a 185.000 euro attuali (Ghinazzi aveva vinto la stessa somma il giorno prima al tavolo del baccarat). Negli anni Ottanta Pupo raggiunse il quinto posto in un campionato internazionale di poker organizzato all'hotel Fini di Modena. Furono «giorni e notti con le carte in mano», ha ricordato il cantante in un'intervista. All'inferno e ritorno?
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Si può. Debbo riferire che Pupo ha detto: «Sono l'esempio vivente che se ne può uscire». Perché vive la sua maggior vittoria, quella sulla ludopatia, come un dovere verso tutti quelli che si sono perduti nel tunnel del gioco d'azzardo. Il cantante si è messo a completa disposizione di chi ha, o ha avuto, il suo stesso problema. E, insieme a Pupo, tante personalità che con lui hanno affrontato questo problema. Ormai per lui il vizio del gioco è solo un (brutto? non credo proprio) ricordo.
E ammette di essere stato schiavo della ludopatia in precedenza. «Io ho fatto una promessa a me stesso, nel momento in cui ho capito che forse potevo uscire dal tunnel del gioco d'azzardo, di dedicare parte della mia vita a raccontare quello che mi è capitato». Ma ripete anche, con soddisfazione, di essere la prova vivente che si può cambiare, se si vuole cambiare.
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«Chiaramente dal punto di vista di uno che ce l'ha fatta. L'esempio vivente che se ne può uscire. Lo sento come un dovere, un impegno perché la vita a me ha restituito qualcosa che non sempre restituisce, non lo dico io ma le statistiche. Direi che il mio "come-in back", il mio ritorno, è rarissimo. In questo senso ho il dovere di restituire almeno in termini di racconto qualcosa alle persone che invece adesso sono dentro al problema». Le scommesse milionarie, la dipendenza e la successiva guarigione: fiumi di inchiostro sono stati versati sul rapporto tra Enzo Ghinazzi e il gioco.
L'artista toscano ha riferito di aver cominciato a giocare d'azzardo a 14 anni, seguendo l'esempio del padre sui tavoli del circolo Enal di Ponticino. In un'intervista mi disse di preferire il classico poker a quattro, rispetto ai testa a testa. Una vera e propria passione iniziata da giovane, anzi da giovanissimo. Tuttavia, il poker ha dato nuova notorietà a Pupo, che abbiamo scoperto in questi anni, con la conduzione di alcuni contenitori televisivi legati proprio al Texas Hold 'em.
pupo in mongolia
Nel periodo in cui il Texas Hold 'em cominciava a farsi strada nel nostro Paese Pupo condusse, insieme a Fabio Caressa e Stefano De Grandis, il programma La Notte del Poker, in onda su Sky. Qualche tempo dopo Pupo prese parte insieme ad altri personaggi famosi a un torneo organizzato nella stazione di Roma Termini, a favore dei terremotati abruzzesi. Per far fronte ai debiti di gioco infine, Pupo chiese e ottenne da Gianni Morandi un prestito da 200 milioni di lire. Pupo glieli restituì inaspettatamente nel 2008, dandogli in mano un assegno durante un concerto: il fatto venne documentato dalle telecamere di Striscia la notizia. Proprio Morandi, secondo quanto riferito da Ghinazzi, l'avrebbe spennato a poker, durante una partita giocata in aereo rientrando a Roma da New York.
il concerto di pupo sulla tv russa fan in delirio per pupo in mongolia PUPO PUPO IN CONCERTO A MOSCA PUPO IN CONCERTO A MOSCA PUPO pupo in kazakistan