Federico Fubini,Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
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Parallela alla guerra combattuta in Ucraina, c'è una guerra economica fra Russia e Occidente che si sta rivelando ogni giorno più ambigua e asimmetrica. Vladimir Putin e i Paesi europei non stanno lottando con le stesse armi. Mentre ogni mossa di Bruxelles contro aziende o personalità russe deve fondarsi su una base giuridica solida, il Cremlino non si preoccupa di mostrare neppure una parvenza di legalità.
Basta vedere quanto sta accadendo in questi giorni a largo di Mariupol, che fino al 24 febbraio scorso era una delle grandi capitali europee della produzione di acciaio. Metinvest, il gruppo ucraino degli impianti di Azovstal, denuncerà nelle prossime ore quello che definisce un atto di pirateria: l'«alto rischio» che sei mercantili ormeggiati nelle acque di Mariupol siano oggetto di un colossale furto di guerra da parte dell'esercito di Mosca.
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A bordo delle navi si trovano 28 mila tonnellate d'acciaio - per un valore di circa 20 milioni di dollari - che erano destinate all'export in Italia e altri cinque Paesi europei. Ora potrebbero essere contrabbandate verso i porti russi, denuncia Metinvest, da cui partirebbero per Paesi africani e asiatici che non applicano sanzioni.
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È anche per indennizzare da questo tipo di danni all'Ucraina che la Commissione Ue propone ora di lavorare alla confisca dei beni sequestrati dall'inizio della guerra. Sono oggi 1.093 i nomi di cittadini russi, bielorussi e ucraini delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk designati nella lista di sanzioni individuali di Bruxelles. Fra loro si trovano le persone fisiche soggette a sequestri per un valore europeo - a quanto emerge - di quasi dieci miliardi di euro in beni e conti situati nell'Unione Europea.
La Guardia di Finanza congela lo yacht Scheherazade 3
Colpisce che la quota italiana in questa somma sia stimata dalle autorità di Roma in 1,75 miliardi: in sostanza poco meno del 20% dei patrimoni bloccati delle figure vicine al Cremlino è nel nostro Paese, anche se l'Italia non supera l'11% del prodotto interno lordo dell'Ue. L'importanza dell'Italia si spiega in modo semplice: gli oligarchi e gli uomini del potere di Mosca la prediligono come una meta di vacanze e manutenzione delle loro barche.
Per esempio il super yacht Sheherazade da 650 milioni di euro intestato a un certo Eduard Khudaynatov - ma ritenuto dello stesso Putin - era in secca a Marina di Carrara proprio per essere riparato. Sono invece molto esposti sull'Italia come meta del tempo libero anche i principali oligarchi dell'industria russa.
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È il caso di Alisher Usmanov, proprietario della casa editrice Kommersant, socio del conglomerato Metalloinvest, comproprietario del secondo operatore telefonico russo MegaFon e dotato di una fortuna stimata di 19,5 miliardi di dollari. Usmanov si è visto sequestrare un «compendio immobiliare» in località Golfo del Pevero ad Arzachena (Sassari) del valore di circa 17 milioni di euro e sei «veicoli societari» per la gestione di case e di auto per 66 milioni.
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Proprio il suo caso mostra le implicazioni dell'avere nel Paese una presenza di oligarchi con attivi per quasi due miliardi. Il sindaco di Arzachena si è rifiutato di levare a Usmanov la cittadinanza onoraria, anche perché l'oligarca un anno fa aveva fatto una donazione di mezzo milione al comune per la lotta al Covid. Più in genere tutta un'economia sarda ruotava intorno ai russi, con 40 milioni di fatturato annuo solo per ormeggi, feste, catering.
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Proprio a Portisco in Sardegna Alexei Mordashov, primo azionista del colosso dell'acciaio russo Severstal, uomo più ricco di Russia con una fortuna stimata in 29 miliardi di dollari, si è visto sequestrare un «complesso immobiliare» da 105 milioni di euro (e uno yacht da 65 milioni a Imperia). Ci sono poi la maxi-barca da 530 milioni di euro del magnate dei fertilizzanti Andrej Melnichenko (patrimonio 20 miliardi di dollari) o il complesso immobiliare, ad Arzachena, del tycoon bielorusso Dmitry Mazepin.
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Tutto sequestrato, congelato. Ma davvero questa fortuna da quasi due miliardi potrà essere confiscata senza che i titolari abbiano subito una condanna penale in Europa? Bruxelles lo propone, ma le basi legali sembrano incerte e diverse in ogni Paese europeo. Il sistema di potere di Putin va colpito nel modo più duro. Ma proporre da Bruxelles misure che rischiano di rivelarsi legalmente irrealizzabili rischia di trasformarsi, alla lunga, in un boomerang. La vicenda del fallito embargo totale sul petrolio avrà pur insegnato qualcosa.
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