Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Tra pochi giorni Matteo Renzi volerà a Berlino per incontrare Angela Merkel: tema dell' appuntamento, tanto atteso da Palazzo Chigi, la famosa flessibilità di bilancio. In pratica, il presidente del Consiglio si aspetta dalla Cancelliera il via libera a spendere di più senza alcun rispetto dei vincoli imposti da Bruxelles.
RENZI MERKEL
In cambio offre maggiore disponibilità su immigrazione e aiuti alla Turchia, porta orientale da cui arrivano i profughi diretti in Germania. Gli attacchi delle scorse settimane alla Ue ovviamente sono serviti a preparare il negoziato e a mandare a Juncker e compagni della Merkel il messaggio che l' Italia non ha alcuna intenzione di tornare a casa a mani vuote. O per lo meno questo è quanto si augura il presidente del Consiglio, il quale pare ancora convinto di riuscire a piegare la resistenza dei falchi europei.
Tuttavia, prima che Renzi incontri la capa tosta tedesca, è arrivata la risposta della Ue e non sembra lasciare spazio a speranze ottimistiche. Ieri infatti la Commissione ha reso nota la sua opinione sulla sostenibilità del debito pubblico italiano e le parole diffuse suonano come una campana a morto per le ambizioni del nostro premier.
Secondo Bruxelles «nel complesso, non sembrano esserci rischi a breve termine di stress di bilancio», ma la quota di sofferenze nel settore bancario «potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine». Come dire che nonostante le rassicurazioni, l' Italia non può dormire tra due guanciali e dunque non è possibile allentare le politiche di rigore.
PADOAN RENZI
Non è tutto. La Commissione europea osserva che nel 2015 il debito pubblico ha toccato la quota record del 133 per cento del Prodotto interno lordo e questo, nonostante sia prevista una correzione al ribasso nel 2017, resta la «principale fonte di vulnerabilità dell' economia italiana», visto che «limita la capacità del Paese di rispondere agli choc economici» e lo lascia esposto al rialzo dei tassi d' interesse dei titoli di stato, mentre la capacità di incrementare gli investimenti pubblici è limitata, dal conto degli interessi, al 4,3 per cento del Pil nel 2015.
Insomma: la speculazione può mettere a repentaglio il percorso di rientro del debito e gli economisti comunitari vedono «l' 11 per cento di possibilità che nel 2020 il debito sia superiore a quello del 2015». In poche parole, non c' è alcuna ragione di allentare i vincoli di bilancio, semmai c' è bisogno di stringerli. Bruxelles infatti suggerisce di aumentare l' avanzo primario, ossia il surplus al netto della spesa per interessi sul debito, oggi previsto al 2,5 per cento del Pil, ma che per i cervelloni della Ue dovrebbe salire al 3,8.
SICUREZZA AEROPORTO
Ovviamente si può essere d' accordo o meno sulla ricetta economica suggerita dall' Europa, difficile però negare i dati, ossia che il debito pubblico invece di scendere stia salendo. E visto che questo e non altro fu alla radice della speculazione finanziaria che si scatenò nel 2011 contro l' Italia, è praticamente impossibile sostenere che il nostro Paese sia fuori dal tunnel, lanciato verso prodigiosi successi e strabilianti performance, come al contrario sostiene ogni volta il nostro presidente del Consiglio. Nonostante Matteo Renzi si dica persuaso che presto scavalcheremo la Germania, diventando noi la locomotiva europea, le cifre recitano il contrario.
Irpef Irap Inps
Tutto ciò naturalmente non stupisce, perché invece di tagliare la spesa, il premier ha pensionato la spending review, cancellandola dall' agenda di Palazzo Chigi e trattando come carta straccia il lavoro delle diverse commissioni costituite all' uopo negli ultimi cinque anni. E se la spesa non scende, è ovvio che il debito aumenti: senza la riduzione della prima, il secondo non può che salire. Così come cresce la fame di tasse del governo, che per tappare i buchi di bilancio è costretto a svuotare le tasche dei cittadini. Nonostante le promesse di ridurre l' imposizione fiscale, il prelievo aumenta. Gli esempi più recenti riguardano l' addizionale Irpef e le tasse aeroportuali.
La prima crescerà in quattro regioni (Lazio, Emilia, Liguria e Piemonte) e sarà a carico dei redditi più elevati. La seconda colpirà con 2,5 euro chiunque viaggi in aereo. Poca roba forse penserà qualcuno, ma in realtà così il Fisco incasserà 7 euro su dieci pagati per il biglietto, un salasso che con la recente imposta porterà nelle casse dello Stato quasi 400 milioni freschi, i quali non verranno impiegati per migliorare i servizi aeroportuali, come sarebbe lecito attendersi, ma saranno usati per finanziare la spesa pubblica. Soldi che presumibilmente serviranno per pagare le decine di migliaia di invalidi che si registrano in alcune località del sud, dove gli assistiti dallo Stato per inabilità rasentano - secondo un' indagine del Sole 24ore - il 10 per cento della popolazione.
renzi juncker
Ma soldi destinati anche a sostenere le spese del Parlamento, dove, nonostante le promesse di risparmio, il bilancio si chiuderà anche quest' anno con un costo vicino al miliardo per la sola Camera, ossia quasi un milione e mezzo di euro per ogni deputato. Eppure, a dar retta all' onorevole questore Paolo Fontanelli (Pd), a Montecitorio si è tagliato troppo, tanto che mancano spazi e impiegati. Urgono nuove assunzioni, ha confessato in un' intervista a il Messaggero. Pericolo di altre tasse, confessiamo noi.
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