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    MAMMA, SEI UNA VERA STRONZA! LE “ODIOGRAFIE” SCRITTE DAI FIGLI DELLE STAR DI HOLLYWOOD SVELANO MADRI EGOISTE E CINICHE - DA JOAN CRAWFORD A JOAN COLLINS, LA PERFIDA ALEXIS DI “DALLAS”, NE ESCONO TUTTE A PEZZI


     
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    Annalena Benini per “il Foglio”

     

    JOAN COLLINS JOAN COLLINS

    Dopo aver letto “Mammina cara”, la biografia di Joan Crawford scritta dalla figlia adottiva Christina (da cui trassero nel 1981 il film con Faye Dunaway, indimenticabile, quasi un horror, che vinse il premio come peggior film del decennio), nessuna madre hollywoodiana potrà più essere sconvolgente.

     

    Joan Crawford Joan Crawford

    Tutte le relazioni perverse con dive nevrotiche, furiose davanti al declino, tutti gli sguardi di figlie rancorose (convinte che la colpa di ogni fallimento personale sia di una mamma cattiva che dava i regali di Natale in beneficenza) si assomiglieranno fra loro, finendo nel grande indistinto incubo delle infanzie infelici, e dell’età adulta incapace di distaccarsene.

     

    Ma questa volta è un uomo, cinquantenne, a analizzare il proprio dolore mai superato davanti a Joan Collins, la madre dea che non gli faceva mai una carezza, che pensava soltanto alle parrucche (“aveva capelli troppo fini”), ai mariti, ai drammi sentimentali e al denaro.

     

    Sacha Newley e Joan Collins Sacha Newley e Joan Collins

    Joan Crawford era morta quando Christina, esclusa dal testamento, decise di vendicarsi, invece Joan Collins, la grandiosa e perfida Alexis di “Dinasty” è viva, ottantenne, fumatrice, sposata a un uomo di cinquanta, nominata dama dell’Impero Britannico, spesso al posto delle parrucche indossa turbanti e a tutte le donne sopra i quarant’anni consiglia di comprare almeno un fondotinta decente.

     

    Sacha Newley, il suo unico figlio maschio, pittore, ha scritto un tenebroso libro di memorie non ancora pubblicato ma già in procinto di diventare un film, “Hollywood Child”, in cui scrive: “Volevo solo che mia madre mi amasse, volevo un legame con lei che era così travolgente e abbagliante. Lei mi ha nutrito nel modo in cui le muse nutrono: a distanza”.

    Joan Collins Joan Collins

     

    JOAN COLLINS JOAN COLLINS

    Sacha, nato nel 1965, scrive che Joan non era un mostro, ma una narcisista, e che i suoi capelli non hanno mai visto la luce per cinquant’anni (Joan Collins è stata così fantastica da non chiedere al figlio di cambiare nemmeno questo particolare); dormiva tutto il giorno per essere scintillante la sera e non l’ha mai abbracciato, nemmeno quando lui prendeva a pugni il cuscino piangendo, ma l’ha abbandonato, divorziando (lui aveva cinque anni), a una baby sitter nerboruta, sciatta e gigantesca, con i capelli a spazzola, che per punirlo lo buttava sul pavimento e si sedeva sopra di lui.

     

    JOAN COLLINS JOAN COLLINS

    “Fisicamente mi disgustava, ma mi ha dato il senso di un’infanzia”. La baby sitter, licenziata dopo anni, prima ha tentato di soffocare una delle figlie di Jackie Collins, sorella minore scrittrice di Joan, infine si è suicidata con il gas di scarico dell’automobile.

    Joan Collins nel ritratto del figlio Sacha Newley Joan Collins nel ritratto del figlio Sacha Newley

     

    L’infanzia finto dorata di Sacha lo perseguita ancora, nonostante l’età, i pranzi chiarificatori con la madre, nonostante i quadri in cui lui la ritrae come uno spettro. “Ha una vita troppo drammatica. Le accadono troppe cose. Ha sempre a che fare con qualche disastro”, ha detto di lei al Sunday Times. Joan Collins forse non ne sarà felice, ma l’essere criticata, condannata e giudicata sempre l’ha resa uguale a tutte le madri non dive del mondo.

    JOAN COLLINS JOAN COLLINS JOAN COLLINS JOAN COLLINS

    Sacha Newley Sacha Newley

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