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    "MI SENTO CHE MI DEVE UCCIDERE" - LE PAROLE DI MARIA TURTURO POCHI GIORNI PRIMA DI ESSERE AMMAZZATA DAL MARITO, GIUSEPPE LACARPIA, A GRAVINA DI PUGLIA IN PROVINCIA DI BARI - LUI L'HA CHIUSA IN AUTO E HA DATO FUOCO AL VEICOLO. LA DONNA HA PROVATO A FUGGIRE, MA LUI LE HA FRACASSATO LO STERNO - PRIMA DI MORIRE, LA VITTIMA HA SUSSURRATO A SUA FIGLIA E A UN POLIZIOTTO LA DINAMICA DELL'OMICIDIO - LACARPIA SOFFRIVA DI DISTURBI PSICHIATRICI E AVEVA GIA' MALMENATO LA MOGLIE - POCHI GIORNI FA, IN PUGLIA, E' AVVENUTO UN "INCIDENTE" SIMILE...


     
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    https://bari.repubblica.it/cronaca/2024/10/08/news/mi_uccidera_allarme_maria_turtuto_femminicidio_gravina_in_puglia_video-423542089/

     

    Estratto dell’articolo di Chiara Spagnolo per “La Repubblica”

     

    GIUSEPPE LACARPIA GIUSEPPE LACARPIA

    «Mi sento che mi deve uccidere»: Maria Turturo diceva queste parole alla figlia Antonella pochi giorni fa. Forse era consapevole dello strano atteggiamento del marito Giuseppe Lacarpia, che in passato l’aveva ripetutamente maltrattata, tentando di uccidere uno dei quattro figli che la difendeva.

     

    Negli ultimi giorni d’estate, il 65enne stava progettando l’omicidio della moglie, dice oggi la procura di Bari, che lo ha fatto arrestare per aver inscenato un incidente stradale alle porte di Gravina di Puglia, il paese che il 5 giugno 2006 inghiottì — in un palazzo abbandonato del centro — i fratellini Ciccio e Tore Pappalardi.

     

    Diciotto anni dopo, la comunità della Murgia è di nuovo attonita per Maria Turturo. La casalinga sessantenne è deceduta nell’ospedale di Altamura all’alba del 6 ottobre, dopo aver detto alla figlia: «Mi ha chiusa in macchina con le fiamme». Poco prima aveva sussurrato parole simili a un poliziotto, «mi voleva uccidere», e ai due giovani che avevano fermato Lacarpia mentre la teneva immobilizzata a terra con i suoi 90 chili. Le ha premuto sullo sterno fino a fracassarlo, ha rilevato il medico legale.

     

    MARIA TURTURO MARIA TURTURO

    Sul corpo la donna aveva anche ustioni. Sotto l’auto sono state trovate tracce di liquido infiammabile, a svelare la menzogna del tentativo di soccorso che l’uomo dice di aver messo in atto, trascinando la moglie fuori dalla vettura.

     

    Ad inchiodarlo alle sue responsabilità c’è anche un video di 15 secondi, girato da tre ragazzi che transitavano sulla strada su cui la macchina stava andando a fuoco, che hanno detto di non essere intervenuti per paura ma che gli urlavano: «Lasciala stare». «Non so dire se lui fosse a cavalcioni o di lato ma spingeva con le mani sul petto della donna», ha detto la più giovane.

     

    Il sessantacinquenne, quando è stato interrogato, ha preferito non rispondere. Ma nell’inchiesta della pm Ileana Ramundo e del procuratore aggiunto Ciro Angelillis ci sono elementi che lo inchiodano anche all’aggravante della premeditazione. Come l’ostinazione mostrata sabato nell’andare a una festa di famiglia con la sua auto anziché con quella di un parente, proponendo poi alla moglie di andare a prendere uno yogurt.

    LUOGO DELL OMICIDIO DI MARIA TURTURO LUOGO DELL OMICIDIO DI MARIA TURTURO

     

    [...] «L’ha fatta arrivare almeno tre volte al pronto soccorso, la maltrattava». Era accaduto 5-6 anni fa. Più volte. Ma poi Maria Turturo ci era passata sopra. Scriveva post accorati: «Il mondo non si accorge della tristezza a volte soffocante delle madri». [...]

     

    Lui era un piccolo imprenditore del settore caseario, in passato aveva contratto debiti che avevano fatto esplodere le tensioni con la moglie, lei nel 2009 aveva incendiato un trattore. «Probabilmente non l’aveva perdonata», ha detto la figlia, parlando ai poliziotti della squadra Mobile e del commissariato di Gravina dei problemi del padre: la depressione, il ricovero , l’appuntamento con uno psichiatra fissato per ieri. [...]

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