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Una piccola operazione ai testicoli lo aveva convinto di essere diventato impotente: morì così, in preda alla depressione, James Wentworth Stanley, un 21enne che si tolse la vita a soli 10 giorni da quell’intervento.
In questi giorni il suo caso è tornato alla ribalta per via della mamma, Clare Milford Haven, che in onore del figlio morto suicida ha aperto un centro di supporto chiamato proprio James Place, con l’obiettivo di aiutare i giovani che si ritrovano in situazioni simili.
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James si tolse la vita nel dicembre del 2006: si sparò un colpo in testa, lasciando sotto choc la sua famiglia, sua madre e suo fratello minore, Harry, che aveva 17 anni. «Mi diceva quasi tutto di lui, ma non sapevo che stesse così male e che stesse pensando al suicidio», confessò Harry in un’intervista al Daily Mail, due anni e mezzo fa.
Ora mamma Clare, come scrive il Liverpool Echo, si sta dedicando a salvare quei ragazzi che potrebbero avere gli stessi cattivi pensieri di suo figlio: nel sottolineare l’importanza della prevenzione, la donna racconta come James si sentisse un po’ giù per via di quell’operazione. «Gli dissi che l’anestetico poteva dare questi effetti e che poteva volerci un po’ per guarire, le sue parole».
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Per James essere un uomo era importante, soprattutto la sua mascolinità.«Penso che quell’intervento lo fece sentire spogliato del suo essere uomo -dice - Ciò che non sapevo era che lui fosse preoccupato dal fatto di essere diventato impotente».
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Ma quello che ancora oggi toglie il sonno alla mamma, è la priorità 4 (molto bassa) data a suo figlio nella sezione sanitaria relativa ai potenziali suicidi, dopo che il giovane aveva cercato di farsi aiutare. «Ha chiesto aiuto, non voleva morire», ricorda Clare.
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