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    SI CHIAMA "RIABILITAZIONE MIRATA" MA SI LEGGE LAVAGGIO DEL CERVELLO – LE PERSONE FINITE IN CARCERE A HONG KONG PER LE PROTESTE CONTRO LA CINA SONO SOTTOPOSTE A UN PROGRAMMA DI INDOTTRINAMENTO AFFINCHÉ UNA VOLTA LIBERATI NON SIANO UN “PROBLEMA” PER PECHINO – I CARCERATI LA MATTINA VENGONO FATTI MARCIARE, POI SEGUONO DELLE LEZIONI DI PROPAGANDA INSIEME A DEGLI PSICOLOGI CHE PROVANO A “DERADICALIZZARLI”…


     
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    Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

     

    xi jinping a hong kong xi jinping a hong kong

    Si chiama «riabilitazione mirata» il programma per i giovani di Hong Kong finiti in carcere per aver partecipato alle proteste del 2019. Il governo della City si preoccupa del loro futuro dopo il rilascio, vuole essere sicuro che non rappresentino più un problema per la «stabilità» creata nel 2020 con l’imposizione della Legge di sicurezza nazionale cinese.

     

    Il carcere deve insegnare agli ex ribelli dei cortei la lealtà alla madrepatria cinese.

    Il programma prevede una parte fisica e una psicologica. Secondo i dati forniti dal Correctional services department (Csd) di Hong Kong, al 30 aprile di quest’anno erano stati sottoposti al trattamento 871 giovani detenuti, il 70% dei quali arrestati per i fatti del 2019.

     

    proteste hong kong proteste hong kong

    In tutto, nell’anno di rivolta, cortei e scontri, e nei mesi successivi, sono stati arrestati circa 10 mila attivisti. I procedimenti giudiziari sono in corso. La situazione appare calma ora nel territorio cinese formalmente ancora governato secondo il principio «Un paese due sistemi» ma di fatto normalizzato dal sistema del Partito comunista di Pechino. Eppure, Zheng Yanxiong, capo dell’Ufficio di collegamento di Pechino nella City ad aprile ammoniva: «Ci sono ancora dei testardi che praticano una resistenza ostinata, ispirati da mestatori stranieri, alcuni operano in clandestinità, non si può abbassare la sorveglianza».

     

    proteste e arresti a hong kong 1 luglio 2020 3 proteste e arresti a hong kong 1 luglio 2020 3

    […] Secondo un’inchiesta del Washington Post comincia al mattino con i prigionieri, maschi e femmine, in tuta color terra che marciano inquadrati nel cortile. Debbono eseguire il passo dell’oca tipico dei reparti dell’esercito cinese, che nel 2021 è stato introdotto anche tra le forze di polizia hongkonghesi.

     

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    La «deradicalizzazione» procede con l’indottrinamento politico: lezioni di propaganda cinese, sessioni di autocritica in cui si confessano «visioni estremiste». Un ritmo lento e incessante, giorno dopo giorno, con la supervisione di «consulenti psicologici». Le fonti del Washington Post sono dieci ex detenuti sui vent’anni e tre più adulti, tutti reduci dell’ondata di proteste democratiche e anti-cinesi del 2019; e anche due ex agenti dei Servizi correzionali. Hanno chiesto di non essere identificati per timore di ritorsioni. […][

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