“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
targhetta tomba walter chiari
Valerio Cappelli sul Corriere della Sera intervista Simone Annichiarico, figlio di Walter Chiari. Terz’ultima domanda: «Suo padre sulla sua tomba fece scrivere, “Amici non piangete: è tutto sonno sprecato”».
Non è così. Quella è una battuta, peraltro riportata erroneamente, che il regista Dino Risi attribuì al comico proprio sul Corriere della Sera il 22 dicembre 1991, in occasione della morte di Chiari: «Quando sarò costretto a uscire di scena, vorrei che sulla mia lapide venisse scritto: “Non preoccupatevi: è soltanto sonno arretrato”».
mausoleo palanti 04
Ora, benché su Internet circolino finte fotografie della tomba con un’iscrizione ispirata a quel calembour, la verità è che non esiste alcuna lapide dedicata a Walter Chiari, bensì soltanto una targhetta, identica a quelle sui campanelli delle case, con l’incisione «Walter Annichiarico 20-12-1991». Nient’altro. Essa è posta fra «Cucchi Angelo 21-3-1990» e «Carlo Mariano Colombo 15-3-1993».
mausoleo palanti 02
E ciò perché la salma di Chiari dal 1991 riposa nell’Edicola Palanti, un mausoleo ubicato nel Cimitero monumentale di Milano (per la precisione nel reparto 5, edicola 83, manufatto 21).
L’edicola funebre fu realizzata fra il 1928 e il 1930 dall’architetto Mario Palanti (1885-1978), il quale l’aveva progettata per sé e per i propri familiari.
In seguito Palanti rinunciò alla concessione del monumento, che da allora accoglie le spoglie di cittadini benemeriti.
Oltre a Walter Chiari, vi riposano Giovanni D’Anzi (1906-1974), il musicista che compose O mia bèla Madônina; Fernanda Wittgens (1903-1957), prima donna a ricoprire la carica di direttore della Pinacoteca di Brera; Hermann Einstein (1847-1902), padre di Albert, il fisico che formulò la teoria della relatività; Virgilio Ferrari (1888-1975), secondo sindaco di Milano dopo la Liberazione.
d'anzi, testo madonina
Le uniche iscrizioni, tutt’altro che ironiche, sono quelle scolpite in maiuscolo sulle quattro facciate del monolito.
Fra le altre: «Offri l’anima tua a Dio redentore»; «Offri il sangue tuo alla patria»; «Sei odiato perché temuto ritemprati»; «Dal dolore attingi nobili ispirazioni»; «Confortati beneficando gli ingrati».
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Titolo dell’Ansa: «Mes, la Camera approva la sospensiva alla Camera». Testo: «L’Aula della Camera approva la questione sospensiva della maggioranza che sospende per quattro mesi l’esame della ratifica del Mes». La Camera decide alla Camera e approva la questione sospensiva che sospende. Firmato: La Palisse.
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Mi faccia il piacere è la rubrica di Marco Travaglio che ogni lunedì, sul Fatto Quotidiano, occupa il posto dell’editoriale. Nell’ultima puntata il piacere è stato moltiplicato da un caleidoscopio di errori ortografici e/o refusi.
mausoleo palanti 03
Possibile che il direttore e azionista Travaglio non trovi un decente psicoanalista e/o un degno correttore di bozze? Il primo è una leccornia per i seguaci di Sigmund Freud. Travaglio riporta, storpiandolo, un tweet di Marco Taradash: «Le risposte di Kuleba sono state impressionantemente lucide, puntuali e razionali.
Era lo scontro fra una persona consapevole del suo ruolo nel corso di una tragedia e del suo compito di fronte al mondo, e due bravacci (Lucio Caracciolo e Marco Travaglio a Ottoemezzo, ndr) che cercano dio fargli perdere la pazienza per indurlo a un movimento sbagliato e farlo ruzzolare a terra».
Rubiamo il mestiere al lacaniano Massimo Recalcati. Qui il refuso casca come involontario cacio sui maccheroni, spiegando magnificamente il senso di una rubrica dove tutte le citazioni riguardano il direttore del Fatto Quotidiano: dio, se c’è, è minuscolo rispetto all’ego di Travaglio.
ansa, sospensiva che sospende
Altro errore, routinario financo nei titoli su quel giornale: perchè. L’avverbio non vuole l’accento grave, bensì acuto: perché. È vero che negli anni Sessanta anche il maestro Indro Montanelli lo scriveva come usa l’allievo, ma poi raddrizzò il verso dell’accento. Infine, siccome Travaglio ha il vezzo di ridicolizzare le persone alterandone i cognomi, trasforma Miccichè in Miccichi. Ma avrebbe dovuto mettere l’accento sulla i, come in chicchirichì. Altrimenti si pronuncia Miccìchi, e allora addio spiritosaggine, se mai lo fu.
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Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano parla delle aggressioni ai docenti nelle aule scolastiche: «E comunque, qualora dovessero sfuggire alla violenza degli allievi, resterebbero orde di genitori indemoniati pronti a farsi avanti come gli zombie de ‘La notte dei morti viventi’ alla prima nota sul registro».
giovanni d'anzi, o mia bela madonina
Non ricordavamo che nel film di George Andrew Romero gli zombie frequentassero le scuole e prendessero note sul registro, ma forse dipende dal fatto che il film uscì 55 anni fa e la nostra memoria ci sta abbandonando. O, più verosimilmente, dipende dalla sintassi dell’ineffabile Gentili.
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Marco Galluzzo parlando di Giorgia Meloni sul Corriere della Sera: «È un esempio di realpolitik, ed è anche l’emblema plastico di una svolta che la presidente del Consiglio compie a 360 gradi nel giro di 24 ore». Quindi la premier ha svoltato per ritrovarsi esattamente al punto di partenza? (Realpolitik, sostantivo tedesco, si scrive con la maiuscola).
tomba di walter chiari
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Iacopo Scaramuzzi, zelante vaticanista della Repubblica, nel riferire le difese dell’arcivescovo argentino Víctor Manuel Fernández, appena nominato da papa Bergoglio alla guida dell’ex Sant’Uffizio, cita «un libello che monsignor Fernandez scrisse nel 1995, “Saname con tu boca. El arte del besar”, guariscimi con la tua bocca, l’arte di baciare».
Non proprio un complimento da parte del giornalista a proposito di quello che Fernández definisce «un mio libriccino che non esiste più, che parlava del bacio». In che senso non esiste più? Forse l’autore ha fatto rintracciare e bruciare tutte le copie?
francesco nuti giuliana de sio io, chiara e lo scuro
In ogni caso ci permettiamo di suggerire a Scaramuzzi di estendere il suo zelo alla lingua, scrivendo le parole «Víctor», «Fernández» e «Sáname» con gli accenti acuti, che in spagnolo sono obbligatori.
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Ci è rimasta nella penna un’ulteriore minuzia di Andrea Minuz, riscontrabile nella pagina che ha dedicato sul Foglio all’attore Francesco Nuti, morto dopo molti anni d’infermità. Oltre a «Io, Chiara e l’Oscuro» (in realtà il film s’intitola Io, Chiara e lo Scuro), segnalata nella precedente puntata di questa rubrica, Minuz riporta «Il Signor quindici palle». Il titolo corretto è invece Il signor Quindicipalle, come risulta dall’Archivio del cinema italiano dell’Anica.
o mia bela madonina, francobollo mausoleo palanti