Tonia Mastrobuoni per repubblica.it
sofia, figlia di abramovich
I loro padri hanno accumulato ricchezze inaudite giurando fedeltà a Vladimir Putin, loro hanno studiato nelle università più esclusive, girano il mondo in jet privati e alberghi di lusso e postano spensierate foto delle Maldive e delle loro feste annaffiate da fiumi di champagne. E forse una vita da pariah e la prospettiva di trascorrere le prossime vacanze sul Mar Nero o in Siberia le alletta poco. La loro rabbia trapela ancora di rado, sotto forma di post su Instagram che vengono cancellati in un batter d’occhio. Ma dall’inavvicinabile olimpo dei boiardi di Putin sembra trapelare, almeno sui social, un timido dissenso.
Mentre l’aggressione militare russa contro l’Ucraina si inasprisce e l’Occidente risponde con una stretta finanziaria senza precedenti e congelando gli incommensurabili patrimoni dei fedelissimi del Cremlino, le figlie degli oligarchi cominciano a uscire dai loro nascondigli dorati. Complice una guerra che secondo Bloomberg ha già bruciato 80 miliardi di dollari, un terzo delle ricchezze dei 20 miliardari russi più facoltosi. Da giorni le cronache dei loro mega yacht sequestrati in ogni angolo del mondo hanno conquistato le prime pagine dei giornali.
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La figlia del più famoso oligarca russo del mondo è stata la prima a uscire allo scoperto. Sofia Abramovich è la figlia di Roman. E prima ancora che il padre, che siede su un patrimonio da 11,7 miliardi di euro, annunciasse che venderà il Chelsea e donerà i proventi alle vittime della guerra in Ucraina, la ventisettenne ha postato su Instagram un cartello in cui si legge che “Putin vuole una guerra contro l’Ucraina” e che “la bugia più grande e più efficace della propaganda del Cremlino è che la maggioranza dei russi stia con Putin”.
Per un’ora scarsa anche la figlia dello storico portavoce di Putin, Dmitrij Peskov è riuscita a esprimere il suo disagio su Instagram. Elisaveta ha scritto “no alla guerra”, poco dopo il post è sparito. Da venerdì il suo account da 238mila follower è diventato privato, inaccessibile. Ma la crisi in famiglia non era scontata: Elisaveta ha postato spesso immagini del padre, i due sono legatissimi.
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Maria Yumasheva è invece la nipote dell’ex presidente russo Boris Eltsin e dell’attuale consigliere di Cremlino, Valentin, uno dei grandi kingmaker di Putin. La diciannovenne ha postato addirittura una foto della bandiera ucraina e la didascalia “no alla guerra” e la scorsa settimana ha sfilato a Londra con i manifestanti pacifisti. Il suo compagno è Fedor Smolov, il primo calciatore della Nazionale russa ad essersi espresso contro l’invasione russa.
Ksenia Sobchak - figlia di Anatoly Sobchiak, l'ex sindaco di San Pietroburgo che ha sdoganato Putin politico assumendolo al Comune con un ruolo di responsabilità e della senatrice in carica Ludmila Narusova, una delle poche voci in dissenso con questa guerra - ex candidata alle presidenziali, è scappata in Turchia con suo figlio. Su Instagram ha ammesso di essere spaventata e ha rivolto un appello a Putin perché fermi la guerra.
E’ difficile capire quanto il loro neo pacifismo possa smuovere l’insondabile inner circle di Putin. Abramovich, ad esempio, sembra in sintonia con la figlia: la notizia che abbia deciso di vendere il Chelsea per devolvere i proventi a chi soffre per il conflitto in Ucraina ha sorpreso molti.
ksenia sobchak
Ma a prescindere dalla mini ribellione delle rampolle, qualcosa si muove anche nelle immediate vicinanze del Cremlino. Il fondatore di Alfa Bank, Mikhail Friedman, finito sulla lista degli oligarchi colpiti dalle sanzioni occidentali, è stato il primo a esprimersi pubblicamente contro il onflitto, definendolo una “tragedia” e una “carneficina” in una lettera ai dipendenti. Anche il magnate dell’acciaio Alekseij Mordashov ha parlato di una “tragedia di due popoli fraterni” lagnandosi delle restrizioni occidentali imposti ai suoi patrimoni.
Ksenia Sobchak
Il miliardario russo preferito dall’ex presidente americano Donald Trump, Oleg Deripaska, si è svegliato pacifista dopo le sanzioni che lo hanno preso di mira. Ha scritto su telegram che “i negoziati devono cominciare subito”. Mentre il fondatore di Tinkoff Bank Oleg Tinkov, che si sta sottoponendo in queste settimane alla chemioterapia, ha chiesto che si spendano soldi per la ricerca sul cancro “invece che per la guerra”.
MARIA YUMASHAEVA
Forse è solo questione di tempo finché la minuscola crepa nel sistema si possa trasformare in qualcosa di più serio. Ma le ricchezze degli oligarchi che continueranno a squagliarsi come neve al sole sotto il peso delle sanzioni, sicuramente aiuteranno.
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