Marco Giusti per Dagospia
Il miracolo di Niccolò Ammaniti
Il cinema italiano di questa strana stagione sembra perennemente indeciso tra coca e sesso e realismo e miracoli. O Scamarcio pippatissimo e inni al bunga bunga o Madonne che appaiono misteriosamente a tutti, da Terence Hill a Alba Rohrwacher.
il miracolo
Il Miracolo, la nuova serie ideata e diretta da Niccolò Ammaniti, assieme a Francesco Munzi e Lucio Pellegrini, prodotta da Wildside per Sky, cerca invece di unire le due correnti presentando una Madonna che piange sangue, nove litri all'ora, un prete strafatto e sessuomane, "Prendimelo.. non mi guardare o ti ammazzo", lo strepitoso Tommaso Ragno nel ruolo di padre Marcello, che passa dalla pippa in auto all'odorar mutandine di una fedele cubana a momenti mistici e illuminati dalla fede, ma anche un'Alba Rohrwacher che cercherà il miracolo facendo bere il sangue della Madonna alla vecchia madre morente, un Guido Caprino barbuto come Presidente del Consiglio simil Renzi con moglie, Elena Lietti, troia.
il miracolo
Anzi, talmente troia che lo capisce subito anche l'ambasciatore Jean Marc Barr prima di farsela in bagno ("Avevo capito subito che eri una troia"). Ammaniti, come ha fatto spesso, esplora con realismo pulp anni 90 mondi diversi, politici, preti, banditi calabresi, mignotte attraversati dal miracolo. Ovviamente, anche in questo caso, come sarà per il Lazaro Felice di Alice Rohrwacher, e così lo lancia il critico e ora produttore Olivier Pere che ne ha scritto su "Le Monde" ieri, si tratta di miracolo prettamente rosselliniano.
il miracolo
Perché sempre lì siamo, se non è il Fellini della Dolce vita, o il Rossellini di Viaggio in Italia, o il realismo mistico cattolico di Miracolo a Milano di Zavattini e De Sica, allora si passa direttamente al miracolo rosselliniano. Quello punitivo de La macchina ammazzacattivi e, soprattutto, quello del celebre episodio "Il miracolo" con Anna Magnani e, guarda un po', proprio Fellini nei panni del santo che la mette incinta.
il miracolo
Perché da Rossellini, e da Fellini, se vuoi ricominciare, scrive Pere, non si scappa, magari si va verso Zavattini, che oggi è meno di moda. Curiosamente Ammanniti, seguendo il suo percorso letterario arriva al miracolo rosselliniano quasi senza saperlo unendosi cosi' alla stessa fonte di ispirazione di Alice Rohrwacher e Gianni Zanasi. Facendolo diventare quasi un modello, o se volete una via di fuga o di deviazione dal realismo imperante o dalla commedia.
niccolo ammaniti
Commedia che oggi si nasconde quasi nel cinema tutto sesso e coca di Paolo Sorrentino o in quella risiana di Luchetti ("Io sono Tempesta"). Magari commedia grottesca. Ma arriva al grottesco, il vecchio modello del pulp letterario che vent'anni dopo diventa un modello di cinema stracult o più vicino al vecchio trash, anche Il miracolo di Ammaniti inserendosi così nei due filoni. E diventano attori di culto, subito, anche Tommaso Ragno e Guido Caprino. Forse anche Sergio Albelli e Daphne Scoccia.
Avevamo lasciato Ammaniti dietro l'ultimo film di Bernardo Bertolucci, "Io e te", un piccolo film che nella messa in scena non aveva niente di pulp o di trash, ma era una bella lezione di cinema. Lo ritroviamo ideatore e regista di una serie che twinpeakkeggia senza avere però un David Lynch alla regia. E tre registi così diversi non possono avere un unico linguaggio.
il miracolo di ammaniti
Detto questo, dopo una prima puntata un po' confusa, la serie cresce dalla seconda puntata in poi e crescono i suoi protagonisti e le loro storie bizzarre. E Ammaniti è tra i pochissimi che sappiano trattare temi come sesso e violenza mischiandoli con cattolicesimo e miracoli. E tutto questo è miracolosamente in linea con il nuovo corso del cinema italiano.
niccolo ammaniti the miracle di niccolo ammaniti