Marco Giusti per Dagospia
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Ieri mi sono ovviamente visto la prima puntata di “House of the Dragon” su Sky, quella ambientata 172 anni prima di “Game of Thrones” e dedicata, almeno così pare, interamente alla famiglia dei biondi Targaryen.
Diciamo che più che un prequel sembra uno spin-off della vecchia serie, costruito dallo stesso cast tecnico, compresa la regia di Miguel Sapochnick, gli stessi effetti speciali e le scenografie ricchissime. Promette anche un numero impressionante di stagioni e di puntate, visto che se la sono presa davvero larga (172 anni prima…).
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Ma non è che capitino cose tanto diverse da quelle che succedevano nella serie madre né pare che in tutto questo tempo i signori della guerra e i re abbiano fatto qualche progresso culturale, che so… un pittore… uno scultore… Direte, ma sono inglesi, mica sono italiani, questi “erano sugli alberi quando noi eravamo già froci”. Però qualcosa che differenzi i due momenti storici ci vorrebbe, su.
Che hanno fatto, insomma? Hanno triplicato i draghi che sputano fuoco tipo accendino che funziona, ci fanno anche un barbecue-funerale alla fine della prima puntata, e hanno triplicato i biondi Targareyen.
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Ma dopo trenta-quaranta minuti delle solite trame per chi deve succedere al trono del re Viserys, Paddy Considine, ancora senza eredi maschi, arriva il simpatico solito carico di mani mozzate, castrazioni con palle che saltano, teste che rotolano, perché il fratello birbaccione di Viserys, il violento Principe Daemon, Matt Smith, davvero notevole, pensa di ottenere il trono col terrore, anche se ha contro i consiglieri del re, dall’Otto Highlander di Rhys Ifans al Lord Corlys di Steve Toussaint, che lo considerano un pazzo pericoloso.
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"Ma è mio fratello" urla il re. Sì, vabbé... Ci risiamo, insomma. Rispuntano anche le scene delle orge e delle scopatone, anche se Daemon chiacchiera tanto ma scopa poco. E domina un gran torneo dove Daemon spacca qualche testa di troppo.
Salvano un po’ la situazione, un filo ripetitiva, le ragazze, a cominciare dalla finto-bionda Emma D’Arcy come Principessa Rhaenyra Targaryen, che puzza di drago, come le dicono tutti i personaggi della serie, perché non la smette mai di cavalcarlo, ma è l’unica che ha la grinta da protagonista assieme a Matt Smith, e la Alicent Hightower di Olivia Cooke, sua migliore amica. Emma D’Arcy, sorriso beffardo e sguardo intelligente, è attrice di teatro e già star di due serie importanti, “Wanderlust” e “Truth Seekers”.
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Con questo ruolo ha già vinto, le si apriranno mille porte. Assieme alle ragazze vengono fuori le trame più femministe e anti-patriarcali della serie già provate in "Game of Thrones". Come se in un mondo così violento ci si ponesse il problema del rispetto delle donne. Anche se non vedo ancora nessun grande personaggio intorcinato alla Peter Dinklage e mi mancano le mille storie parallele dei personaggi in giro per i sette regni. Detto questo, si vede con gran piacere, anche se non c’è proprio nulla di nuovo. Ma forse volevamo questo.
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