1 – LE SPESE PAZZE DI RIXI CONDANNA E DIMISSIONI
Giuseppe Filetto e Marco Preve per “la Repubblica”
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Quindici caffè consumati uno dietro l' altro in un bar di Cuneo, uno scontrino da 4,80 alla Lindt Chocolate Town dell' outlet di Serravalle, un fiume di birra nella Pontida di Bossi quando ancora il senatur non era un' ingombrante reliquia politica.
Se davvero l' affaire Rixi dovesse essere la scintilla della crisi del governo gialloverde, i cultori del dettaglio potrebbero trovare anche queste voci nell' elenco delle cosiddette "spese pazze" costate la condanna a tre anni e cinque mesi, per peculato e falso ideologico, al viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi. Anzi, ex vice di Toninelli, visto che Rixi si è dimesso subito dopo aver appreso della sentenza che, oltre a lui e al senatore leghista Francesco Bruzzone, ha condannato altri 17 ex consiglieri della Regione Liguria di vari gruppi, dal Pd a Forza Italia.
RIXI SALVINI
Una sentenza pesante sotto vari punti di vista. Intanto perché i giudici hanno aumentato le pene chieste dal procuratore aggiunto Francesco Pinto: per Rixi la richiesta era stata di un mese in meno. Poi perché è stata accolta in toto la linea dell' accusa sul momento della consumazione del reato - ovvero l' approvazione del rendiconto nel 2013 - nonostante le difese sostenessero in blocco che andasse invece individuata nell' istante della spesa, cioè due anni prima. Un tecnicismo che, se accolto, avrebbe potuto aprire ai legali degli ex consiglieri la possibilità di ottenere la derubricazione del peculato nel reato meno grave di indebita percezione e la conseguente garanzia della prescrizione.
Le migliaia di ricevute e scontrini esaminate singolarmente dalla guardia di finanza sono state ritenute spese indebite, in molti casi non pertinenti alla politica regionale. Come ad esempio i 660 euro spesi nell' armeria Rossi nel 2011 per acquistare fumogeni in vista di una manifestazione dei tassisti genovesi.
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Categoria che Rixi ha incontrato anche da viceministro quando ha dovuto occuparsi del delicato confronto con gli autisti Ncc. Nonostante la legge Severino non lo obbligasse a farlo, Rixi ha rimesso il suo mandato nelle mani non del premier Conte ma del ministro Salvini che le ha accolte, affidandogli subito l' incarico di responsabile delle infrastrutture per il Carroccio. Salvini ha commentato: «Ci sono spacciatori a piede libero e parlamentari condannati senza uno straccio di prova».
A Bruzzone, intanto, la Lega ha riservato il ruolo di Commissario in Sicilia. Entrambi restano parlamentari fino a sentenza definitiva. Anche l' interdizione perpetua dai pubblici uffici è una pena accessoria sospesa fino a una pronuncia di Cassazione. Così come solo un verdetto definitivo farà scattare la confisca della somma di 56 mila euro come deciso dal tribunale per il suo ruolo di capogruppo e quindi di responsabile di spese non pertinenti effettuate anche da altri consiglieri. Subito dopo la condanna, le reazioni. In primis dal M5S, poi placato dalle dimissioni.
edoardo rixi 3
Molto preoccupato per l' attenzione del governo alla sua città è apparso il sindaco di Genova Marco Bucci: «Nel completo rispetto per il lavoro della magistratura, Rixi rappresenta per me un esempio di politica efficace e amministratore illuminato. Le sue dimissioni mi preoccupano». Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il 5S Simone Valente, gli ha risposto: «Rixi ha semplicemente rispettato quello che prevede il contratto Il governo è presente e non farà mai mancare il suo sostegno a Genova ». Per Andrea Orlando, Pd «le dimissioni di Rixi sono un atto assolutamente dignitoso».
2 – QUELLA POLITICA PREDONA CHE METTE IN NOTA L' INTIMO E I CAFFÈ
Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
ignazio marino
"Spese pazze", quindi. Ma sul serio, letteralmente. Mai come in questo caso l' espressione designava precisamente non solo una quantità, ma anche un assai singolare qualità di acquisti che, effettuati con soldi pubblici e motivati in nome dello svolgimento di attività politica, denunciavano la psicopatologia di una classe dirigente in vena di predazione selvaggia. Perché dalla Liguria di Rixi alla Sicilia, decine e decine di consiglieri regionali comprarono per sé, per i loro cari, amici e magari elettori roba tipo campanacci per mucche e profumi, corni istoriati e mutande di pizzo, parquet di casa e pasta fresca, portachiavi d' oro zecchino e perfino adozioni a distanza.
La scoperta e il disvelamento di questa follia acquisitiva a spese del contribuente trovò spazio sui giornali nel biennio 2013-2014. A seguirla giorno per giorno, ma ancor più rivista oggi, spiega da un lato l' incombente populismo, ma forse ancora di più l' infelice condizione del potere e la sua fuga verso l' irreale in tempi ormai privi di cultura politica e passione.
ROBERTO COTA
E tuttavia, anche a prescindere dalla rilevanza penale (la magistratura si è regolata caso per caso e molti processi non sono ancora terminati), colpiva lo strambo assortimento delle spesucce, dal biglietto per assistere a uno spettacolino di lap-dance all' acquisto di non meglio specificate "immagini sacre"; segno che tutto grosso modo si poteva giustificare, non solo il taxi, la benzina o le spese di cancelleria, ma anche le contravvenzioni, il tagliando per la revisione dell' auto e poi via via ogni altro possibile consumo, fino al Gratta& vinci.
Nessuno lì per lì comprese che così si andava ad allestire il palcoscenico della futura e spesso cieca Repubblica degli scontrini. Prima di dimettersi, il Governatore leghista piemontese Cota dovette spiegare con comprensibile imbarazzo il perché e il per come di certe mutande verdi; il sindaco democratico di Roma Marino, il Marziano, sbagliò certamente a non pagare di tasca sua un sacco di cene; così come il redde rationem delle spese dei parlamentari grillini lasciò strascichi di amarognola comicità.
TOTI E RIXI IN RUSSIA
Ma la naturalezza con cui i consiglieri regionali mettevano in conto alla collettività lo 0,50 per accedere ai bagni pubblici, la gomma americana o gli spazzolini da denti (personalizzati e quindi con il nome inciso nel caso del Trota) era a suo modo il segno che il sistema si stava ormai spappolando, saltati ormai i confini tra la politica e lo scrocco.
Ci fu dunque chi ne approfittò per mettere in nota spese occhiali da sole, mazze da golf, bombole di gas, tinture per capelli (per quanto il consigliere compratore fosse calvo); poi toelette per cani e croccantini per gatti, ma anche il ricevimento per la cresima della nipotina.
UMBERTO BOSSI E ROBERTO COTA
Si chiama fuori oggi l' onorevole Rixi, ma l' andazzo era quello che era. Dalla Basilicata salivano a Chianciano per farsi le terme. In Abruzzo un politico fu pizzicato con l' amica nel ristorante milanese "Il vecchio porco". In Piemonte acquistarono bardature per cavalli e finimenti per carrozze. Nelle Marche restò traccia contabile del volume Il segreto delle donne: viaggio nel cuore del piacere (in Sicilia, d' altra parte, di Diabolik e in Lombardia di Mignottocrazia). In Sardegna, pare, rientrarono nella disponibilità di un consigliere un vitello e 30 pecore. Mentre nel Lazio 300 bottiglie di vino vennero destinate, forse per errore, a regali per bambini. Un po' dovunque videogiochi, peluche, Barbie. Non uno, infine, ma due sex-toys: in Emilia e in Alto Adige. Nel primo caso c' è stato il proscioglimento, un portaborse si è preso la colpa: era per uno scherzo.
C' è chi ha approfittato per farsi rimborsare anche 300 bottiglie di vino.