Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, mi è piaciuta molto la pagina odierna del “Fatto” dedicata alla questione se sì o no l’ex direttore di “Cuore”, l’ottimo Michele Serra, ha fatto bene a dirsi “pentito” di quando il suo giornale _ trent’anni fa _ aveva fatto un titolo spregiante sul Bettino Craxi su cui erano piovute le accuse di Tangentopoli. E del resto sono tanti i sintomi che ci dicono come Serra oggi non sia più l’uomo che era trent’anni fa. E come potrebbe essere diversamente se uno ragiona e guarda le cose con un altro e più maturo punto di vista? Solo gli imbecilli non cambiano mai idea.
settimanale cuore 3
Gli ex collaboratori del “Cuore” intervistati dal “Fatto”, o meglio la più parte di loro, ritengono che quello di esagerare era il mestiere del “Cuore” e che quei loro titoli e quelle loro vignette andavano incontro allo spirito del tempo, il che è indubbio. L’ottimo Claudio Sabelli Fioretti dice che non esiste “la satira buona” e che il loro giornale non poteva non nutrirsi di titoli borderline. Dovevano far ridere, e il loro pubblico di quello rideva: di titoli sfregianti nei confronti del “cinghialone” Bettino Craxi, il politico che aveva avviato nei confronti del Pci “berlingueriano” una sfida culturale di cui i fatti dimostreranno che aveva ragione su tutta la linea. Ci provi qualcuno a dimostrarmi il contrario. Ci provi.
Certo che la satira ha il diritto di esagerare nei confronti di chi non sta simpatico agli autori della satira. In una sua rubrica di trent’anni fa il “Cuore” mi elesse come “lo scemo della settimana”. E questo perché avrei dichiarato che alle elezioni per il sindaco di Roma il mio voto lo avrei dato a Gianfranco Fini (candidato della destra) e non a Francesco Rutelli (candidato della sinistra). Ora in punta di fatto si fosse votato duemila volte il sindaco di Roma, duemila volte io avrei votato Francesco (come del resto ho fatto), che stimo molto oltre che essere il padrino di suo figlio.
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“Cuore” aveva esagerato? No, aveva mentito. Il fatto è che io stavo antipatico al loro pubblico e dunque perché mai non infilzarmi? Telefonai a Serra con un tono di voce che ancora ne stanno tremando le mura della redazione di “Panorama” di cui ero un giornalista. Serra mi disse che glielo avevano detto in quattro che io avrei votato Fini. E comunque mise sul giornale la mia smentita, aggiungendo di suo che Rutelli era mal messo se gli arrivava persino il voto di uno come me. Se lo perdono? Ma certo che sì, il Serra di oggi mi piace moltissimo.
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Laddove non perdono un altro degli autori del “Cuore”, il quale era nel frattempo trasmigrato su “Repubblica”, dove firmò un corsivo in cui in buona sostanza mi diceva che io non conoscevo la lingua italiana. C’era che durante una trasmissione televisiva io aveva pronunziato il termine “càrisma” con l’accento sdrucciolo e non “carìsma” come viene pronunziato quasi sempre. Si tratta difatti di un termine nato nella lingua greca (“càrisma”) e poi passato nella lingua latina (“carìsma”).
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Sta a te pronunziarlo come vuoi e preferisci, ciò che il semianalfabeta che voleva offendermi non sapeva. Ne scrisse come se da un reietto quale il sottoscritto (ero l‘autore di “Compagni addio”) non ci si poteva aspettare che conoscessi la lingua italiana. Ebbene, io non l’ho mai incontrato in questi trent’anni. Ove ciò avvenisse e lui non mi chiedesse scusa degli insulti di trent’anni fa, gli farò fare il giro di piazza Navona a calci in culo. Proprio perché il sacrosanto diritto alla satira eccessiva qui non c’entra affatto.
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