Estratto dell'articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
filippo ceccarelli foto di bacco
Oggi il menu della politichetta presenta Lega alla vaccinara, nel senso che per la prima volta il Consiglio federale degli ex lumbard è stato convocato in un posto che più Roma non potrebbe essere.
Là dove dall'autunno del 2020 si dà vita alla "Belva" salviniana - che il dio degli scandaletti rivelatori l'abbia in gloria - comunque a fianco dei ruderi della Porticus Minucia e davanti al museo sotterraneo della Crypta Balbi, lungo via delle Botteghe Oscure, già storica sede del Pci e altrettanto antica testata diretta da una intelligente nobildonna, Marguerite Caetani.
IL PATTO DELLA PAJATA A ROMA TRA BOSSI E ALEMANNO 1
Se si pensa al modesto paesaggio di via Bellerio, con l'altarino del Capitano ingombro di icone sacre e ritrattini di Putin, viene un po' da piangere, un po' da ridere e un po' da pensare a come cambiano le cose, e nella Lega vertiginosamente.
IL PATTO DELLA PAJATA A ROMA TRA BOSSI E ALEMANNO 2
Il fatto che si tratti di una riunione in gran parte da remoto rende l'evento ancora più simbolico e la capitolazione definitiva. Si ricorderà lo slogan: "Roma ladrona, la Lega non perdona". Ebbene, forse anche perché un po' ladrona, ma soprattutto perché ha dalla sua il tempo lunghissimo della storia, Roma non solo perdona tutto, ma lascia anche che le sue vendette accadano più o meno avvertitamente, per cui anvedi il raduno leghista in pieno centro.
IL PATTO DELLA PAJATA A ROMA TRA BOSSI E ALEMANNO 3
A suo modo il vecchio Bossi lo sapeva e così, entrati in Parlamento nel 1992 un bel numero di leghisti, «siamo un popolo in guerra e pianteremo le nostre tende» eccetera, diede l'ordine di reperire una specie di falansterio con camerate e pasti in comune con il dichiarato scopo di estraniare i suoi rudi guerrieri dalle mollezze e dalle tentazioni dell'Urbe.
Inutile dire che il proposito fallì miseramente col risultato che le lusinghe della capitale e le bramosie dei conquistatori si combinarono al meglio, il soggiorno dei lumbard venne di molto addolcito e lui stesso finì per essere invitato dalle astute e turpi signore dei salotti, eccitatissime nel ricevere finalmente il capo dei Barbari di cui si diceva che non si lavava, ruttava a tutto spiano e inzuppava i grissini nella cedrata Tassoni.
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