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1 – È STATA PERQUISITA LA TIPOGRAFIA DEL DEPUTATO FABIO MASSIMO BONIARDI, CHE SECONDO LA PROCURA DI GENOVA SAREBBE STATA UN VEICOLO USATO PER OPERAZIONI OCCULTE DEL PARTITO
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nuova-puntata-caccia-49-milioni-lega-stata-245619.htm
2 – LEGA, ORA SPUNTANO I FILE ELIMINATI DA BONIARDI
Marco Grasso per “la Stampa”
Nel computer sequestrato l'altro ieri al deputato leghista Fabio Massimo Boniardi ci sarebbero tracce di cancellazioni. È presto per dire se si tratti di indizi di un uso ordinario dell'apparecchio oppure se dal server siano spariti elementi rilevanti anche per le indagini.
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Di certo c'è che i magistrati hanno dato alla Finanza un compito specifico: capire se negli ultimi mesi qualcuno ha provato ad alterare potenziali prove che riguardino la caccia ai 49 milioni di euro della Lega. Una ricerca ormai entrata nel vivo: sono una trentina le operazioni nel mirino della Finanza, selezionate fra trasferimenti superiori ai 50mila euro usciti dai conti del partito.
roberto maroni attilio fontana matteo salvini
Fra questi movimenti figura anche una sovvenzione a Radio Padania. L'ultimo capitolo dell'inchiesta è di due giorni fa. I finanzieri si presentano alla Boniardi Grafiche srl, stamperia di via Gian Battista Vico, a Milano. È posseduta al 25% dal parlamentare e storicamente ruota intorno al mondo del Carroccio.
Una prima perquisizione, a dicembre, era stata interrotta perché Boniardi aveva opposto l'immunità parlamentare: nella stamperia ha il domicilio, dice ai militari, costretti a quel punto a ripresentarsi con un'autorizzazione del Parlamento, concessa un mese fa.
MARCO TIZZONI
La tipografia entra nell'inchiesta della Procura di Genova per via di una fattura da 450mila euro emessa nei confronti della "Associazione Maroni presidente". Il pagamento riguarderebbe manifesti e santini elettorali in favore della lista civica che nel 2013 sostiene il futuro governatore della Lombardia. Ma uno dei candidati, Marco Tizzoni, non ci vede chiaro: si presenta dai pm e racconta di non aver visto traccia del materiale di propaganda.
UMBERTO BOSSI E BELSITO
Dove sono finiti, allora, quei 450mila euro? Per la Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal pm Paola Calleri, si tratta di un'operazione inesistente. Una delle varie manovre attraverso cui la Lega ha giustificato lo svuotamento dei conti dopo lo scandalo Belsito.
matteo salvini fabio massimo boniardi
Al suo avvicendamento, nel 2012, l'ex tesoriere sostiene di aver lasciato 40 milioni sui conti del partito. Quando la Procura prova a confiscarli, nel 2018, ne trova poco più di 3. E nel frattempo la nuova Lega a trazione salviniana si mette d'accordo per pagare la parte restante in rate che si estingueranno in 80 anni. Alla Boniardi Grafiche gli inquirenti arrivano con il proverbiale follow the money.
GIULIO CENTEMERO
Analizzano le uscite del conto gestito da Belsito, presso la Banca Aletti, e tracciano i soldi verso vari istituti di credito, tra Milano e il Veneto. Un primo filone porta a 10 milioni di euro depositati alla Banca Sparkasse di Bolzano. Anche questo un recipiente che si svuota in fretta. Mentre da alcuni conti anonimi dell'istituto trentino partono investimenti per lo stesso valore in Lussemburgo.
STEFANO BRUNO GALLI
Il terzo passaggio è il rientro di 3 milioni in Italia da una fiduciaria del Granducato: un'operazione sospetta, secondo la stessa fiduciaria, che la segnala all'antiriciclaggio italiano. Dove sono finiti quei soldi? Ma, soprattutto, sono ricollegabili alla Lega attuale, gestita da Matteo Salvini e dal tesoriere Guido Centemero?
LUCA LEPORE
Dallo stesso conto della Banca Aletti sono partiti anche finanziamenti all'Associazione Maroni presidente, per un valore simile a quello pagato alla tipografia di Boniardi. Il sospetto, insomma, è che i soldi siano andati altrove. Per questo è indagato per riciclaggio il presidente dell'associazione, Stefano Bruno Galli, presidente dell'associazione e assessore della giunta di Attilio Fontana. Ma gli accertamenti potrebbero non fermarsi qui. Secondo il tesoriere dell'associazione, Luca Lepore, a decidere entrate e uscite dell'Associazione Maroni presidente erano alcuni big del Carroccio.
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