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    LEGGERESTE UN LIBRO IN CUI LA PROTAGONISTA INVIA FOTO DEL SUO BUCO DEL CULO? PRIMA DI RISPONDERE “SÌ”, LEGGETE LA RECENSIONE DI PAOLO LANDI AL LIBRO DI IRENE GRAZIOSI, “IL PROFILO DELL'ALTRA”: “HA RICEVUTO GRANDI ENDORSEMENT DI SCRITTORI, GRANDE LANCIO SULLE PAGINE DEI SUPPLEMENTI CULTURALI DEI QUOTIDIANI, MA C’E’ MOLTA PIGRIZIA CON LA SCELTA DI VOCABOLI ASTRUSI, PER ESEMPIO SI "ABITA" TUTTO; IL SILENZIO È "ROTONDO"; LA TESTA SI RIALZA "COME SURICATI"; PER DRIBBLARE QUALCOSA DI SPIACEVOLE SI ATTUA "UNA STRATEGIA DI EVITAMENTO"; "UN DISAGIO ACQUATTATO" SI "SLATENTIZZA"…”


     
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    Paolo Landi per Dagospia

     

    PAOLO LANDI PAOLO LANDI

    La copertina acchiappa: rinvia a quella famosa della rivista americana Time che, nel 2006, mise in prima pagina lo schermo di un pc, fatto di una superficie riflettente, che trasformava la cover in uno specchio: chiunque avesse preso in mano la rivista si sarebbe visto con il suo stesso volto, perché, strillava Time, "Tu controlli l'era dell'informazione, benvenuto nel tuo mondo".

     

    Nel romanzo di Irene Graziosi, Il profilo dell'altra (e/o, 2022) lo specchio è incrinato, su un fondo rosa, come si conviene all'evoluzione fotografica di quella infatuazione per il web che, quindici anni fa, ancora non aveva mostrato le crepe evidenti di oggi. Annunciato come il primo romanzo sui social network, scritto da una influencer da 51,4 mila follower, una trentunenne che lavora producendo contenuti rivolti a ventenni su Instagram e YouTube, Il profilo dell'altra è piuttosto la storia di un'amicizia tra due ragazze, Maia, ventisei anni, e Gloria Linares, diciotto, che sembra scritta da una boomer (per usare quel termine ridicolo coniato dal politically correct che non si azzarda a pronunciare la parola "vecchio").

     

    IRENE GRAZIOSI IRENE GRAZIOSI

    Maia Gatti a ventisei anni è già una scafatissima amante di un professore più grande di lei, Filippo, fisico a pera e alito guasto (così lo descrive l'autrice), si rintrona di canne e di acidi per cercare una via d'uscita a quello spleen che la tormenta, mentre flirta con uomini chiamati "Fay" (dalla marca dei giacconi che indossano) e finisce nel letto di Edoardo, il migliore amico del suo fidanzato, che la corteggia via whatsapp e a cui lei, invece di mandare foto delle sue labbra, del suo collo, delle sue anche, come da richiesta, decide di inviare "una foto del mio buco del culo, giusto per sveltire un po' le cose" (pag. 189).

     

    Che sia una stronza lo si capisce anche quando entra in scena la sorella, Eva, che Maia tormenta in vari modi sofisticati tra cui quello (divertente) di recitarle la poesia di Pascoli X Agosto, con la rondine che viene uccisa mentre torna al tetto per portare la cena ai suoi rondinini e finisce a terra, morta, come in croce a tendere quel verme a quel cielo lontano, mentre il nido nell'ombra pigola sempre più piano. "Una volta scovata quella sua debolezza avevo mandato a memoria la poesia per poterla far disperare a comando" (pag. 141).

    IRENE GRAZIOSI - IL PROFILO DELL ALTRA IRENE GRAZIOSI - IL PROFILO DELL ALTRA

     

    Eva finirà per suicidarsi, non è uno spoiler, perché l'autrice ci fa capire che sarebbe finita male non appena quella ragazza bionda e bella entra in scena. Maia, che per darsi un tono confessa di provare sollievo solo quando fantastica di gettarsi nella Senna (nella sua vita sconsiderata di cameriera in un bar, passa un periodo a Parigi a casa del fidanzato professore), trova lavoro come assistente di Gloria, una "creator" (non vuole essere chiamata influencer).

     

    Gloria, accudita dalla nonna manager Anna e dall'ufficio stampa Valentina, ha bisogno di qualcuno che l'aiuti a creare quei famosi contenuti e viene conquistata da Maia che, subito dopo il primo incontro, alla richiesta di Gloria di consigliarle un libro, "tu che leggi molto", le dice: "Ho appena letto un romanzo con una protagonista della tua età che si intitola L'idiota". Al che, sorprendentemente, Gloria che forse tanto stupida non è risponde (strizzandole l'occhio): "Lo compro subito. Suppongo non sia quello di Dostoevskij ma quello di Batuman".

     

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    Insomma, comincia il baby sitting anche se Maia si guarda bene dal lasciare il lavoro al bar dove si incontrano i "Fay" (e qui il romanzo non chiarisce bene come Maia possa dividersi tra i turni al bar, i viaggi - perché lei e Gloria viaggiano molto - il fidanzato Filippo, le vacanze in Grecia e l'amante Edoardo che la morde e le tira cinghiate). In una parte rivelatrice del libro, che potrebbe spiegare come mail l'editore di Elena Ferrante abbia scelto di pubblicarlo, l'influencer femminista Frida, alla sua seconda prova dopo il primo besteller, ascolta una giornalista che le dice "Se tu non avessi tanti follower non avresti venduto le copie che hai venduto. Stanno comprando te, non il libro" (pag. 130).

     

    Il personaggio dell'editore, tale Giacomo Rosa, che pubblica con Ultrapop! solo libri scadenti che scalano le classifiche "e dopo due settimane se ne tornano nell'oblio", deve avere - scrive Irene Graziosi - "nelle sue viscere un'ombra di quella cultura che lo fa vergognare di pubblicare carta straccia. E infatti, per addolcire la propria scissione, traveste ogni libro di Ultropop! da esordio letterario del secolo, dando interviste a destra e a manca in cui spiega che cultura bassa e cultura alta non esistono". Ma, dice un certo Ugo, nipote di una scrittrice famosa, che si è auto pubblicato su Amazon: "Be' non c'è da stupirsi, tutta l'editoria funziona così. Quando mia zia era viva erano altri tempi, le persone sapevano scrivere davvero. C'erano Montale, Spaziani, Ortese...".

     

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    Poi, e qui l'editore vero avrà fatto un balzo sulla sedia, interrogandosi: "Se si rispettassero ancora i criteri di pubblicazione di allora non verrebbe più pubblicato nulla, e sarebbe una manna dal cielo". La conoscenza professionale profonda che Graziosi ha del mondo dei social la spinge a rappresentarlo con questo moralismo estremo: la disistima di Maia nei confronti di Gloria è appena dissimulata da una certa attrazione (ci sarà un bacio tra le due); tanto Gloria finisce per apparire simpatica nel suo candore, quanto Maia risulta insopportabile.

     

    Convincono Gloria a pubblicare un libro di poesie e, in una scena, vediamo le due in viaggio verso Napoli, dove vanno a ritirare un premio. Gloria deve dire due parole e non sa cosa dire. Chiede perciò a Maia di scriverle qualcosa che lei ripeterà. Ma "non ho mai scritto niente per Gloria che non fosse per i suoi contenuti brandizzati...sono troppo fatta per chiederle qualcosa sul suo rapporto con i libri. Inizio a digitare in trance le parole che pronuncerei io se fossi al suo posto".

     

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    E Maia scrive di quando ha scoperto Goliarda Sapienza, Giovanni Raboni e "il mondo di Cavalli" (Patrizia, I guess). Così la povera Gloria, diciotto anni, autrice di una poesia che dice "Sei come il Natale / Ti aspetto tutto l'anno / Come da Bambina / Poi quando arrivi / Non mi piaci più" si trova a citare a pappagallo le scelte da intellettuale vissuta di quella sua dipendente. Tuttavia funziona: dopo Napoli, e dopo la Ferragni agli Uffizi, verrà addirittura invitata all'Istituto Italiano di Cultura di rue de Varenne, a Parigi. Sul suo Instagram cominciano ad apparire foto di "palazzi brutalisti" (la passione dell'arzigogolata Maia) e "quando la leggo appropriarsi di ciò che è mio, reprimo il morso dell'indignazione, mi dico che in fondo i social non sono il mio regno" (pag. 122).

     

    Perché, a detta di Maia o forse di Irene che se ne intende anche lei, i social, ripuliti dalle illusioni, "sono la tomba della rivoluzione: fanno credere a chi li utilizza di star combattendo per risanare le ingiustizie del mondo, quando in realtà fungono da sfogatoio scomposto per le frustrazioni che si consumano nel mondo reale".

     

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    Grandi endorsement di scrittori, grande lancio sulle pagine dei supplementi culturali dei quotidiani, ma la lingua non rifà i social, come ci si aspetterebbe per avere almeno di quelli uno spaccato sociologico, molta pigrizia con qualche scelta di vocaboli astrusi, per esempio si "abita" tutto, il senso d'angoscia, la vita e i ricordi; il silenzio è "rotondo"; la testa si rialza "come suricati"; per dribblare qualcosa di spiacevole si attua "una strategia di evitamento"; "un disagio acquattato" si "slatentizza"; per descrivere l'inconsistenza dello zucchero filato si usa l'aggettivo "frivolo"; la bocca è "protrusa" in un bacio; le borse si "indossano" e "l'erba mi punge il cervello sciogliendomelo nel cranio".

     

     "Mi aveva visto leggere in spiaggia un saggio sulle formiche tartafoglia e avrebbe voluto conoscere il mio parere" scrive l'autrice a proposito della super intellettuale Maia a pagina 189. Ma lei trova quel saggio noioso e lo lascia a metà. Il finale de Il profilo dell'altra è invece una conferma della cattiveria di Maia, del suo modo alienato di fare quel che fa e l'apologo morale citato in quarta di copertina finisce invece per essere una tirata moralistica, un insieme di lezioncine impartite da qualcuno che, a forza di lavorare quotidianamente nei social, ha finito per odiarli e ha preso al volo l'offerta di scrivere un libro per dirlo.

     

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