Riccardo Crivelli e Fausto Narducci per “la Gazzetta dello Sport”
BUNDU 1
Leonard Bundu nei lussuosi saloni dell'MGM Grand di Las Vegas, dove domani combatterà per il Mondiale ad interim, in questi giorni ha incontrato Andrea Bocelli e ha postato le foto su facebook. Fasti del pugilato che fu, quando sulla mitica strip gli italiani erano di casa: da Antuofermo a Zanon, da Campanella a Zoff, per non parlare del compianto Giovanni Parisi nello sfortunato assalto del '95 al titolo del mito Julio Cesar Chavez.
Ma si sa, il peso economico (meglio dire televisivo) e pugilistico di una nazione che ha detenuto per l'ultima volta un Mondiale vero nel 2008 con Giacobbe Fragomeni, è in caduta libera e ci voleva la tenacia di un fiorentino della Sierra Leone che aggancia la sfida della vita a 40 anni suonati per riportarci per una notte nell'Olimpo della boxe. Bronzo iridato '99, Bundu sembrava un pugile finito dopo il ritiro seguito all'eliminazione al secondo turno di Sydney 2000.
Ma non per niente viene dalla Sierra Leone, dove le difficoltà sono di casa: prima la guerra civile e ora la piaga dell'ebola, malattia in cui questo lembo dell'Africa occidentale vanta attualmente il triste primato mondiale della diffusione. Domani Bundu combatterà anche per i suoi connazionali più sfortunati.
LA STORIA — La madre italiana aveva conosciuto papà Bundu durante i comuni studi universitari a Firenze e coraggiosamente si era trasferita con lui a Freetown, capitale della Sierra Leone che prende il nome dagli schiavi liberati.
BUNDU PELù
Ma negli anni Settanta lì impazzava la Guerra civile e, dopo la morte del marito (che lavorava per il governo) nell'82, la signora Bundu capì che le cose si mettevano male e spedì i primi due figli (la sorella Antonella è stata a lungo compagna del cantante Piero Pelù da cui ha avuto un figlio) a studiare in Italia. A darle problemi rimase proprio il terzogenito Leonard che, entrato in una crack gang cominciò a scontrarsi con le bande rivali nelle strade polverose della capitale dove solo al figlio poteva capitare di rimanere senza benzina con la Panda e investire in discesa un gregge di pecore.
Così dopo averlo tirato più volte fuori dalla galera, dove i brevi soggiorni erano condivisi con i ribelli della guerriglia, la signora Bundu in un fatidico giorno del '90 si trovò i militari sulla porta di casa e decise che era arrivato il momento di tornare a Firenze con il figlio. "Razzismo? Certo sono stato coinvolto in molte risse anche in Italia, ma avete sentito il mio accento?" scherza Leonard sulla sua difficile integrazione. Sta di fatto che da allora in Sierra Leone non è più tornato: "Ma chiamo in continuazione i parenti di mio padre per sapere come stanno dopo l'epidemia di ebola".
LEONARD BUNDU
A FIRENZE — Fu inseguendo il sogno di diventare campione di kung fu come il suo idolo Bruce Lee, che Leonard entrò per caso nell'Accademia Pugilistica Fiorentina dove il maestro Alessandro Boncinelli capì in un attimo che aveva fra le mani un diamante da sgrezzare. "Sono passato professionista nel 2005 e credevo che la boxe potesse darmi da vivere, che ci fosse un ambiente organizzato. Poi mi sono accorto che non era così e un po' mi sono lasciato andare. Ho commesso degli errori nella mia vita, sono stato un ragazzo e un uomo difficile. Chi ci pensava al Mondiale?".
In effetti, anche se in mezzo alle 31 vittorie sono arrivati solo due pareggi (con Abis nel 2007 e con Petrucci nel 2011), Bundu nel pugilato ha fatto più fatica ad emergere di quanto le sue doti tecniche e un montante sinistro al fulmicotone lasciassero presagire. "Mi ha salvato la famiglia: mia moglie Giuliana e i miei due figli. E ha contato molto anche il trasferimento a Cisterna di Latina in campagna. Ho dovuto assumermi responsabilità in prima persona, allenarmi da solo. Con Boncinelli a Firenze però svolgo sempre l'ultimo mese di preparazione".
LA CARRIERA — Nell'ordine il titolo del Mediterraneo Ibf, il tricolore, il Mondialino Wba e il titolo Ue hanno fatto da preambolo all'Europeo del 4 novembre 2011 nella rivincita con Petrucci a Firenze che finalmente ha imposto Bundu all'attenzione internazionale. Da quel momento il "leone fiorentino" non si è fermato più, prendendosi il lusso di interrompere la striscia negativa degli italiani all'estero con due storiche vittorie in Inghilterra in casa dei favoriti Lee Purdy e Frankie Gavin.
BUNDU BOCELLI
E' a quel punto che, anche se nella categoria brilla la stella di fenomeni come Floyd Mayweather e Manny Pacquiao, è diventato obbligatorio puntare al Mondiale che, dopo tante opzioni svanite, si avvicinerà con la sfida a un americano più giovane di 14 anni che ha un soprannome che è tutto un programma: "One time", cioè "se ti tocco una volta è finita". "Contro Thurman sarà un match durissimo, ma io non ho nulla da perdere: il pugilato è sempre un uomo contro l'altro. I match inglesi dimostrano che non soffro il tifo contrario: 15000 persone attorno non mi impediranno di gestire la tensione. Sono orgoglioso di riportare la boxe in diretta notturna, come accadeva ai grandi italiani del passato". E a Firenze ci sarà anche Pierò Pelù domani notte a gridare: "Bundu bumaye".