Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
Ieri mattina Enrico Letta ha incontrato Mario Draghi. Il fatto in sé non è una notizia. Il segretario del Pd vede quasi regolarmente il presidente del Consiglio. Almeno una volta al mese. Ma tra i due non c'è quella confidenza che consentirebbe al leader dem di chiedere al premier quali siano le sue intenzioni sul Colle.
Però qualcosa deve essere successo, si dicono i sindaci del Partito democratico che al Campidoglio partecipano all'assemblea indetta da Letta. Se lo dicono dopo aver ascoltato le parole del loro segretario. «C'è bisogno di un Pd unito per quando finirà la stagione Draghi. Una fase positiva che però a un certo punto terminerà».
MARIO DRAGHI - FILIPPO ANDREATTA - ENRICO LETTA
E ancora: «Quando Draghi smetterà di guidare il governo il Pd dovrà farsi trovare pronto ad assumersi le proprie responsabilità». Ai sindaci riuniti nella Protomoteca è sembrata quasi una chiamata alle armi per le elezioni che verranno. E tutti tra i busti di marmo di quella sala, che solitamente ospita convegni istituzionali e non assemblee di partito, hanno capito che Letta si sta preparando all'eventualità che Draghi vada al Quirinale. In questo caso il Pd lo appoggerà e poi si attrezzerà per l'eventuale voto.
Se la situazione non dovesse tenere, se fosse impossibile mettere in piedi un altro governo con una maggioranza come l'attuale, il Pd sarà pronto. Ufficialmente, il motivo per cui il segretario dem è andato a palazzo Chigi è per parlare dell'«episodio inaccettabile» (così lo definisce Letta) della settimana scorsa, quando con i voti del centrodestra e di Italia viva sono passati due emendamenti al ddl Capienze ai quali il governo aveva dato parere negativo.
draghi letta 1
«È accaduto anche altre volte che una parte della maggioranza si opponesse al governo, ma così non si può andare avanti», ha detto un preoccupato Letta a un assai meno preoccupato Draghi. Poi i due hanno parlato dell'emergenza Covid. «Noi siamo per la linea del rigore, quindi qualsiasi cosa faccia il governo in questa direzione, puoi contare sul Pd». Quindi si è passati a discutere della legge di bilancio.
Con i sindaci, com' è ovvio, Letta non ha parlato (se non con alcuni, presi in separata sede) del suo colloquio con Draghi. In ballo c'erano altri temi che interessavano gli amministratori locali. Innanzitutto la revisione della legge Severino. Il segretario ha promesso che il Pd in Parlamento la cambierà. E infatti ieri i gruppi dem hanno presentato alla Camera e al Senato un ddl su questo. Un testo che prevede che non ci sia più la sospensione automatica per gli amministratori regionali e locali che riportano condanne non definitive, a meno che non siano condanne per reati gravi.
draghi letta
Quindi la promessa della riforma dell'abuso d'ufficio e l'assicurazione che l'articolo della legge di bilancio che aumenta gli stipendi dei sindaci dal 2022 non verrà toccato. Gli amministratori locali lì riuniti hanno tirato un sospiro di sollievo e di fronte alla possibilità di elezioni anticipate qualcuno di loro, in scadenza di mandato, è apparso assai interessato. Ma a un certo punto è calato il gelo dopo queste parole di Letta: «Oggi io sono il coach e ho il compito sgradevole e faticoso di fare le sostituzioni, anche se in squadra c'è uno che si chiama Ronaldo e serve maggiore freschezza in campo». Già, la derenzizzazione lettiana del Pd passa anche da sindaci.
MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO ENRICO LETTA MARIO DRAGHI