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    “LETTA E MELONI NON CE LA FANNO A LITIGARE” – IL DIRETTORE DEL FOGLIO CLAUDIO CERASA COMMENTA IL CONFRONTO ALLA CAMOMILLA TRA ENRICHETTO E DONNA GIORGIA ORGANIZZATO DAL CORRIERE – IL DUELLO SUI CONTI PUBBLICI, L’IMMIGRAZIONE E IL CARO BOLLETTE, I FONDI PNRR, I RAPPORTI CON L'UE E LE ARMI ALL'UCRAINA...


     
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    Da corriere.it

     

    Ore 19:12 - L’immigrazione

     

    CLAUDIO CERASA CLAUDIO CERASA

    Schermaglie sul tema dell’immigrazione. Meloni accusa i governi degli ultimi anni di non avere bloccato l’afflusso di irregolari senza essere riuscito a favorire gli ingressi regolari, necessari per molti settori economici, a partire dall’agricoltura. «Durante la pandemia - fa notare - si sono bloccati i corridoi verdi e si è fatta una sanatoria di chi era entrato nel Paese irregolarmente». Chiede poi una missione europea per trattare con i governi nordafricani per impedire le partenze dei barconi e per aprire in Africa degli hotspot per la gestione dei migranti. Letta a questo punto punge la sua avversaria: «Vedo che finalmente non si è utilizzata la formula del blocco navale. E’ talmente evidente che è inapplicabile e chi aspira al governo di un grande Paese europeo non può dire cose del genere». Il Pd, spiega il suo segretario, ritiene invece importante l’integrazione e quindi lo Ius Scholae e la riapertura del decreto flussi. Che per Meloni è possibile solo se prima si ferma l’immigrazione irregolare. Battibecco anche sull’atteggiamento degli altri Paesi Ue: Letta accusa i sovranisti, e in particolare Ungheria e Polonia, di avere sempre bloccato le politiche comunitarie in materia, Meloni punta il dito contro la Francia di Macron che si è opposta alla redistribuzione e ricorda che la Polonia oggi si sta facendo carico dell’emergenza profughi legata alla guerra in Ucraina.

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    Ore 19:01 - Il mercato del lavoro

     

    Enrico Letta propone l’attivazione di un «contratto di primo impiego» per agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, «eliminando gli stage gratuiti». Inoltre «dobbiamo lottare contro la precarietà» che vuol dire anche «l’introduzione del salario minimo per evitare che piu di 3 milioni di lavoratori guadagnino meno di 9 euro», ma che sia «contrattato». Meloni rilancia con la proposta di una super deduzione del 120% per le aziende che assumono, sulla base del principio che «più assumi e meno paghi». Dubbi, poi, sul salario minimo, che molti contratti nazionali già prevedono: «I salari sono bassi per le tasse, per cui serve tagliare il cuneo fiscale». E anche sul reddito di cittadinanza: «Uno strumento di assistenza per chi non è in grado di lavorare serve, ma quello approvato ha messo tutti sullo stesso piano, chi era in grado di lavorare e chi no». Letta aveva invece sostenuto la necessità del Rdc ma affiancato da un cambiamento sulle politiche attive, ovvero l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

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    Ore 18:58 - Il debito pubblico

     

    Botta e risposta anche sulla situazione dei conti pubblici. Dice Meloni: «La situazione dei conti pubblici in Italia non è ottima e chi ha governato negli ultimi 10 anni una parte di responsabilità ce l’ha perché c’è sempre l’Europa che ci salva ma meglio sarebbe stato non aver buttato i soldi». Risponde Letta: «E’ stato detto che noi siamo quelli che abbiamo aumentato il debito pubblico: l’ultimo governo con Meloni ministro portò il debito pubblico a 230 miliardi, la stessa cifra del Pnrr».

     

    Ore 18:50 - Tasse e condoni

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    Sul tema del Fisco, Letta parla di una «unica grande proposta di riduzione fiscale» ovvero la riduzione delle tasse sul lavoro. «Darebbe una quattordicesima in più ai lavoratori. Questo aiuta anche il datore di lavoro, che ha così un rapporto più stabile con il lavoratore». Giorgia Meloni: «Non ci sono condoni nel nostro programma. Noi proponiamo una misura che dice che devi pagari il dovuto, con una maggiore minima, e con una dilazione dei pagamenti»

     

    Ore 18:42 - Il caro bollette

     

    Giorgia Meloni ribadisce la propria contrarietà ad uno scostamento di bilancio per affrontare il caro bollette, perché questo aprirebbe le porte alla speculazione internazionale che andrebbe a ricadere sulle generazioni che verranno. E suggerisce che «il tema del disaccoppiamento tra costo del gas e dell’energia si può affrontare anche a livello nazionale, se l’Europa non arriva in tempo. Non so perché non è stato fatto». Letta chiede interventi immediati per aiutare le imprese a pagare le bollette già emesse, ovvero il raddoppio del credito d’imposta dal 25 al 50% per le energivore e per le altre dal 15 al 30%; e l’introduzione delle bollette luce sociale per dare alle famiglie con Isee più basse di affrontare la crisi. Questo ha un senso se c’è un tetto al prezzo al livello Ue». Anche Letta si dice d’accordo sulla necessità di disaccoppiare il prezzo del gas da quello delle altre energie, «ma anche entrare in una fase di prezzi amministrati: quando il mercato non funziona e arriva il meteorite bisogna intervenire».

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    Ore 18:33 - I fondi del Pnrr

     

    Si parla dei fondi del Piano nazionale di rilancio e di resilienza. Enrico Letta: «Se rinegoziamo i fondi europei del Pnrr — dice il segretario pd richiamando alcuni messaggi lanciati in questi giorni dal centrodestra — il messaggio è che siamo inaffidabili e io sono contro questa idea di un’Italia inaffidabile. Quei soldi ci sono e vanno usati bene, mantenendo i capisaldi. Come la clausola di salvaguardia per il 40% dei fondi al Sud». Letta ricorda poi che «FdI non ha mai votato a favore del Next Generation Eu». Replica Giorgia Meloni: «Abbiamo sempre sostenuto il fatto che l’Europa facesse debito comune per affrontare la pandemia. Su alcuni passaggi ci siamo astenuti, ma mai votato contro. E ci siamo astenuti perché il documento sul Pnnr è arrivato in Aula, nel Parlamento italiano, solo un’ora prima del voto». Poi ricorda che anche il Portogallo, guidato dal centrosinistra, ha chiesto una revisione del Pnrr.

     

    Ore 18:20 - Il rapporto con l’Unione Europea

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    Come si tutelano gli interessi nazionali nell’Unione Europea da cui nessuno, diversamente da 5 anni fa, chiede più di uscire? Parte Meloni: vogliamo un’Europa che non intervenga dove i governi nazionali possono fare meglio. «La nostra posizione è il principio di sussidarietà. Vogliamo un’Europa in cui anche l’Italia possa difendere i propri interessi». E ancora: «Oggi non abbiamo una politica estera, nè di approvvigionamento dell’energia. La posizione dei Conservatori è il principio di sussidarietà scritto sui Trattati». E tornando sulle sanzioni alla Russia. «Impattano su alcuni Paesi di più e su altri di meno: noi chiediamo un fondo di compensazione per aiutare le nazioni più esposte». Ribadisce poi la necessità di rinegoziare il Pnrr.

     

    «Il motivo per cui l’Europa non funziona - dice invece Letta - è perché i conservatori e alcuni Paesi non vogliono che si decida a maggioranza. Bisogna togliere il diritto di veto che piace ad esempio a Ungheria e Polonia e spesso lo utilizzano contro l’Italia. Si sono opposti ad esempio al Next Generation Eu che ha poi portato al Pnrr». Letta ricorda le posizioni di Salvini e Berlusconi di vicinanza a Putin.

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    Prima replica di Meloni: Letta non ha posto le stesse obiezioni ai suoi alleati Sinistra Italiana e Verdi che sono contrari all’invio di armi all’Ucraina e comunque conta il programma della coalizione, che sul posizionamento dell’Italia è chiaro. Poi, fa notare, non si dice mai nulla della Germania che ha condizioni privilegiate per il gas e che frena sul price cap. Controreplica di Letta: con Sinistra italiana e Verdi abbiamo un accordo elettorale e non di governo, Berlusconi e Salvini non prendono posizioni nette contro Putin, bisogna superare i veti di premier come Orban. Noi non vogliamo un’Italia che metta veti come Polonia e Ungheria.

     

    Ore 18:15 - Ucraina, armi e sanzioni

     

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    La prima domanda è sulla crisi ucraina. In entrambe le coalizioni, evidenzia il direttore Fontana, ci sono forze critiche nei confronti del sostegno e dell’invio di armi a Kiev e sulle sanzioni alla Russia. Per Enrico Letta le sanzioni sono state l’unica strada percorribile. Il segretario del pd fa notare che l’Italia è rimasta allineata al fronte europeista e atlantista. «Le misure stanno funzionando anche se hanno ripercussioni sulla nostra economia — sottolinea —, le sanzioni sono però l’unico modo con cui abbiamo la possibilità di fermare la Russia oggi». E ancora: «Noi siamo tenacemente a favore della resistenza ucraina». Meloni ribadisce invece la necessità di stare in Europa ma rivendicando anche gli interessi nazionali. «Non abbiamo avuto problemi a schierarci contro l’invasione russa all’Ucraina e non c’è dubbio che le cose resterebbero così anche con un governo di centrodestra. Gli ucraini stanno combattendo una guerra che riguarda anche noi. Se l’Italia si tirasse indietro sarebbe l’Italia spaghetti e mandolino che molti disegnano». Per Meloni, l’Italia deve stare «a testa alta» in Europa e nella Nato.

    MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI

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