Francesco Borgonovo per “La Verità”
ambasciatore cinese in Italia Li Junhua
Il conflitto in Ucraina continua, e più aumenta il numero dei morti più risulta evidente che si debba arrivare quanto prima a una soluzione diplomatica che faccia tacere le armi. In questa fase, come notano tutti gli osservatori internazionali, a rivestire un ruolo di primo piano è sicuramente la Cina, il cui intervento è fondamentale ai fini delle trattative. Per questo abbiamo chiesto a Li Junhua, ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, di illustrarci la posizione del suo governo sulla crisi in atto.
Ambasciatore, si è parlato molto nei giorni scorsi di una mediazione da parte della Cina nel conflitto ucraino. Credete che si possa arrivare alla pace e a che condizioni?
«Credo che la pace possa e debba essere raggiunta attraverso un duro lavoro e questo è direttamente connesso alla sicurezza e alla stabilità dell'Europa e del mondo. In qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di Paese responsabile, la Cina mantiene una stretta comunicazione e promuove il dialogo e la pace con tutte le parti interessate, fornendo assistenza umanitaria d'emergenza».
Qual è la vostra strategia a questo riguardo?
«Per risolvere la crisi ucraina, il presidente Xi Jinping ha proposto un piano cinese che comprende principalmente due aspetti, a breve e a lungo termine. Le priorità assolute sono che la comunità internazionale collabori per promuovere il dialogo e i negoziati tra le parti, che il prima possibile cessino il fuoco e i combattimenti, che si evitino vittime civili e, soprattutto, che si prevenga una crisi umanitaria.
Nel lungo termine è necessario abbandonare la mentalità della Guerra Fredda e opporsi allo scontro tra i blocchi, in Europa tutte le parti dovrebbero seguire il principio dell'indivisibilità della sicurezza e, sulla base del rispetto reciproco delle legittime preoccupazioni, costruire veramente una struttura di sicurezza regionale equilibrata, efficace e sostenibile, realizzando un lungo periodo di pace e stabilità nel continente europeo».
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In questa fase come giudicate la posizione degli Stati Uniti sul conflitto ucraino?
«Un membro del Parlamento europeo ha affermato che, nella crisi ucraina, gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo nell'innescare il conflitto tra Russia e Ucraina, sperando di utilizzarlo per controllare l'Europa e ostacolarne l'indipendenza sulla questione della sicurezza. Ritiene anche che gli Stati Uniti desiderino danneggiare le relazioni tra Russia ed Europa, trascinando l'Unione europea nell'orbita antirussa.
Non voglio commentare e interpretare troppo la posizione degli Stati Uniti. Tutti sono ansiosi di vedere quale dovrebbe essere il loro ruolo. Agevolare la promozione di colloqui di pace che portino il prima possibile dei risultati richiede che tutte le parti interessate si vengano incontro, piuttosto che inasprire il conflitto. Il tempo proverà chi sta davvero gettando acqua sul fuoco e chi, invece, sta intenzionalmente gettandovi benzina».
Quindi credete che le responsabilità della crisi siano divise su più fronti?
«Desidero sottolineare che la questione ucraina ha latitudine e longitudine storiche complesse, l'evoluzione nella situazione attuale è il risultato dello scoppio concomitante di molteplici contraddizioni, tra cui merita una riflessione l'espansione illimitata della Nato verso est.
La Cina ha sempre sostenuto con coerenza che la sovranità e l'integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere rispettate; gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite devono essere osservati; le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi devono essere prese in considerazione; tutti gli sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi devono essere sostenuti».
Ci sono state parecchie pressioni sulla Cina, da parte americana, affinché non aiuti la Russia. Pensate che l'obiettivo degli Stati Uniti sia quello di osteggiare la Russia per colpire in realtà la Cina?
«Le vere intenzioni strategiche degli Stati Uniti sono chiare solo a loro stessi. Credo che tutte le parti abbiano la propria opinione sullo scoppio della crisi ucraina e se gli Stati Uniti ne siano o meno parzialmente responsabili. Tuttavia, di recente i media statunitensi hanno pubblicato e diffuso una serie di informazioni false riguardanti la Cina, alcuni hanno affermato che avrebbe saputo in anticipo dell'azione militare russa ma l'avrebbe tollerata, altri hanno sostenuto che intenderebbe fornire sostegno militare alla Russia».
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Voi respingete entrambe le accuse?
«Si può chiedere che le "prove" siano rese pubbliche? Lo scopo di creare dicerie che gettino ombre sulla Cina è solo quello di scaricare le responsabilità, provocare contrasti e trarne vantaggio. Questo modo di fare è sia irresponsabile che immorale.
Alcuni giorni fa, si è svolta una videochiamata tra i capi di Stato di Cina e Stati Uniti ed entrambi hanno convenuto che i due Paesi devono rispettarsi reciprocamente, convivere pacificamente ed evitare contrasti, rafforzando la comunicazione e il dialogo a tutti i livelli e in ogni ambito.
Il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che Cina e Stati Uniti hanno avuto divergenze in passato, ne hanno nel presente e ne avranno in futuro. L'importante è gestirle bene. Una relazione sino-statunitense caratterizzata da uno sviluppo stabile è vantaggiosa per entrambe le parti.
Speriamo che gli Stati Uniti possano onorare la parola data, dando attuazione ai consensi importanti raggiunti dai due capi di Stato, promuovendo lo sviluppo costante e a lungo termine delle relazioni Cina-Usa, contribuendo allo sviluppo pacifico mondiale e stando dalla parte giusta della Storia».
Come pensate che si stiano comportando l'Ue e l'Italia e che linea dovrebbero seguire secondo voi?
«Prima e dopo lo scoppio della crisi, molti membri dell'Unione europea, compresa l'Italia, hanno compiuto numerosi sforzi di mediazione diplomatica per allentare le tensioni. Allo stesso tempo, l'Ue e i suoi Stati membri hanno anche introdotto e aumentato le sanzioni globali nei confronti della Russia, ritenendo che questo fosse un metodo necessario per fermare la guerra e promuovere la pace.
La Storia e la realtà mostrano che le sanzioni non sono la strada per risolvere la questione, ma al contrario possono solo suscitare odio, intensificare le contraddizioni, ledere gli interessi reciproci e di persone innocenti. Dal 2011 a oggi, gli Stati Uniti hanno imposto unilateralmente oltre cento sanzioni alla Russia: qual è stato il risultato?»
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Ecco, quale è stato?
«A causa delle sanzioni, il mondo non è diventato più stabile e l'Europa non è diventata più sicura. Ritengo che gli sforzi congiunti di tutte le parti, volti a sostenere il dialogo e i negoziati tra Russia e Ucraina per ottenere prima possibile progressi sostanziali, siano una via d'uscita pragmatica per alleviare la crisi e siano anche nell'interesse dell'Europa e delle altre parti.
Riguardo a questo, gli Stati Uniti e la Nato dovrebbero anche impegnarsi in un dialogo diretto con la Russia, per sciogliere il nodo della crisi ucraina, risolvere le preoccupazioni sulla sicurezza di entrambe le parti e promuovere una soluzione duratura della questione».
Ma che impatto avranno secondo voi le sanzioni sull'economia russa e su quella italiana?
«Tutti sono rimasti colpiti dal fatto che le sanzioni non abbiano risolto la crisi, ma abbiano avuto un enorme impatto sulla vita dei cittadini europei. I costi di elettricità, gas naturale e petrolio sono saliti vertiginosamente, alcuni settori incontrano grandi difficoltà dovute alla carenza di energia e all'aumento dei prezzi delle materie prime e anche la sicurezza alimentare si trova ad affrontare enormi sfide.
Per il 2022 l'agenzia di rating Fitch ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell'Eurozona dal 4,5% al 3%, mentre dell'Italia dal 4,3% al 2,7%. Basta questo per illustrare l'impatto negativo delle sanzioni. Al momento, l'economia mondiale e il commercio globale stanno cercando di uscire dalla foschia dell'epidemia di Covid-19.
Ma se la crisi ucraina non viene gestita in modo tempestivo e appropriato, infliggerà un altro duro colpo alla fragile economia mondiale e il suo impatto avrà una portata vasta e globale. Auspico che tutte le parti rafforzino la comunicazione e il dialogo, collaborino per allentare le tensioni, diano davvero un'opportunità alla pace e alla ripresa».