Gianmaria Tammaro per Dagospia
liberato
Il 9 maggio arriverà al cinema "Il segreto di Liberato", che non è, come qualcuno ha scritto, un film sull’identità del cantante napoletano. È un documentario, e in quanto documentario prova a raccontare una storia mettendo insieme fatti, dettagli e testimonianze (non sapremo mai se è la verità, quindi dobbiamo dare per buona la versione che ci viene proposta). Un terzo del film è animato (LRNZ, fumettista, e Giuseppe Squillaci hanno curato la regia), e anche questa è una notizia: in Italia, dove i grossi produttori fanno fatica anche solo ad avvicinarsi alla parola animazione, uno degli artisti più ascoltati e seguiti dal pubblico più giovane decide di affidarsi alle animazioni per “rivelare” – virgolette obbligatorie – il suo passato.
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Per una volta, non ci troviamo davanti all’ennesima operazione commerciale pensata unicamente per i fan, farcita di aneddotica e nostalgia strappalacrime. Il segreto di Liberato ci porta dietro le quinte di un fenomeno, e ci mostra le persone che attivamente, ogni giorno, si impegnano per fare video, post, per organizzare concerti e tour. Ci fa conoscere l’umanità che ha permesso a un cantante mascherato, senza né nome né faccia, di diventare un vero e proprio tormentone sociale (e non social, attenzione).
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Liberato non è Elena Ferrante. Liberato viene da un contesto preciso. Non è, banalmente, uno pseudonimo. Nel documentario di Francesco Lettieri, che nel corso degli anni ha firmato anche la regia dei videoclip di Liberato, abbiamo la possibilità di vedere le cose da un’altra prospettiva. Per esempio: quanto tempo è servito per ottenere questa risposta da parte del pubblico? Era prevista? E come si sono conosciuti Lettieri e Liberato? Perché, poi, hanno deciso di rimanere insieme? Quando sono intervenuti gli agenti, l’etichetta discografica, i brand? Guardando questo film, ci si fa un’idea piuttosto precisa di quali siano gli obiettivi di Liberato e dei suoi. Si vogliono divertire facendo musica e stando insieme. Che non è poco.
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I concerti sono arrivati uno dopo l’altro, non richiesti, non cercati, non voluti. Da cosa nasce cosa, come si dice. E anche questa, per gli standard italiani, è una storia incredibile. Uno che fa musica per il piacere di fare musica e che, proprio per questo, sceglie di non rivelarsi. E non rivelandosi, fa il botto. Amici e collaboratori scherzano sulle voci di corridoio e sulle indiscrezioni: chi è chi, da dove viene Tizio, da dove viene Sempronio; cosa vuole Caio. E mettono a tacere, una volta per tutte, le malelingue che vedono Liberato come una grossa operazione marketing.
concerto di liberato alla festa scudetto del napoli 1
In realtà, si scopre, indossa quello che indossa perché gli piace; il trucco è affidato a una sola persona, e le maschere, che sembrano così avveniristiche, sono solo – sorpresa – maschere. C’è, poi, un altro elemento che non va assolutamente sottovalutato. E cioè: Il segreto di Liberato è un bel film. Ha un senso, un tono, un ritmo.
E le immagini dal vivo (dirette da Lettieri con Giorgio Testi) si amalgamano perfettamente a quelle animate. Be Water, la distribuzione, lo sta vendendo come un evento cinematografico: una cosa da vivere per una settimana sola. E invece no, davvero. Questo è un film, e come tutti i film merita la sua possibilità di rimanere in sala il più a lungo possibile. Ovviamente dipende dagli spettatori. Una cosa è un video su Youtube, disponibile per tutti gratuitamente. Un’altra è il biglietto di un cinema.
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