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    HAFTAR IN BOCCA – MACRON CONTINUA A FARE IL PARACULO IN LIBIA - DOPO IL CASO DEI MISSILI FRANCESI NELLA BASE DEL “BAFFO FORTE DELLA CIRENAICA”, IL MINISTRO DELLA DIFESA CONTINUA A FAR FINTA DI NIENTE: “SERVIVANO PER L’INTELLIGENCE, ERANO DANNEGGIATI E DOVEVANO ESSERE DISTRUTTI” – IL DUBBIO È CHE NON SIANO LE UNICHE ARMI ARRIVATE DA PARIGI, NONOSTANTE L’EMBARGO – LE TRAME PER FREGARE L’ITALIA E L'OFFENSIVA DEL GENERALE


     
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    Gabriele Carrer per ''La Verità''

     

    SARRAJ HAFTAR MACRON SARRAJ HAFTAR MACRON

    Parigi ancora nicchia sul dossier libico, nonostante le richieste di spiegazioni da parte dell' esecutivo di Tripoli circa il ritrovamento dei quattro missili Javelin (di fabbricazione statunitensi ma risultati venduti ai francesi nel 2010) nella base di Gharian che era gestita dalle milizie del generale Khalifa Haftar prima della conquista da parte dei filogovernativi.

    La Francia «deve dire chiaramente da che parte sta e chi sostiene in Libia», aveva dichiarato all' Agi Mohammed Al Qablawi, portavoce del ministero degli Esteri del governo guidato da Fayez Al Serraj.

     

    florence parly florence parly

    In un' intervista al quotidiano francese Le Parisien, ieri il ministro della Difesa di Parigi, Florence Parly, ha spiegato che la Francia «non è parte interessata dal punto di vista militare» in Libia ma che «in compenso, è molto attiva sul terreno diplomatico». Ci sono forze militari francesi sul territorio libico? «Operazioni destinate a rimanere confidenziali», ha risposto. Il caso dei missili? «Erano destinati ad assicurare la protezione di un gruppo che faceva dell' intelligence nell' ambito della lotta la terrorismo».

     

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    E ancora: «Questi missili erano danneggiati, fuori uso e dovevano essere distrutti». Come quelle armi siano finite in Libia, chi le abbiamo consegnate, a chi e come rimane ancora un mistero che Parigi non sembra voler risolvere. Così non rimane che attendere la fine delle indagini dell' amministrazione statunitense con il dubbio che quelle non siano le uniche armi giunte in Libia, nonostante l' embargo, grazie alla Francia di Emmanuel Macron.

     

    LIBIA - MILIZIE DI HAFTAR LIBIA - MILIZIE DI HAFTAR

    Intanto, le forze di Haftar hanno avviato un' operazione per la riconquista dell' avamposto strategico di Gharian a suon di raid aerei per tagliare le linee di approvvigionamento degli uomini di Serraj. Un' iniziativa preceduta da un' indiscrezione dell' agenzia di stampa russa Sputnik, secondo cui il generale sarebbe pronto a lanciare la fase due dell' offensiva sulla capitale dopo la prima iniziata il 4 aprile scorso.

     

    KHALIFA HAFTAR KHALIFA HAFTAR

    Tuttavia, Haftar rischia di doversi preoccupare del Sud della Libia, area dove si conquista terreno non tanto sparando colpi quanto più comprando milizie e tribù. Infatti, il movimento Rabbia del Fezzan ha minacciato ieri di chiudere il più grande giacimento petrolifero della Libia, quello di Sharara (gestito dalla libica Noc in partnership con la spagnola Repsol, la francese Total, l' austriaca Omv e la norvegese Equinor). Il risveglio di questi gruppi è un chiaro segnale di come l' avanzata di Haftar verso Tripoli si sia arrestata e rischi di faticare molto prima di ripartire.

    SCONTRI IN LIBIA SCONTRI IN LIBIA

     

    Potrà apparire strano che la Francia di Macron, membro del Consiglio di sicurezza Onu, stia sostenendo la restaurazione dell' uomo forte in un Paese in cui pochissimi anni fa - era il 2011 - ha combattuto per rovesciare un altro uomo forte, il dittatore Muammar Gheddafi. In ballo c' è quindi la già scarsa credibilità dell' Onu e gli interessi francesi che in Libia configgono con quelli italiani.

     

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    «È giunto il momento per la comunità internazionale di rendersi conto che non è sufficiente ripetere che in Libia non esiste una soluzione militare. È necessario agire», scriveva qualche giorno fa l' analista Karim Mezran dello statunitense Atlantic council. È tempo che «gli attori neutrali considerino questi Paesi responsabili per le loro ingerenze», aggiunge parlando della Francia e invitando l' Onu, ultimamente silente dopo le rivelazioni sui Javelin, a cambiare atteggiamento.

     

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    Di tempo, prima che esploda un nuovo ampio scontro in Libia, che rischierebbe di ripercuotersi anche sull' Italia (basti pensare a due temi: migranti e dipendenza energetica), non ce n' è molto. L' Onu è chiamato a scegliere da che parte stare: se con i governi da esso riconosciuti o con i francesi che violano l' embargo armando gli aggressori di questi stessi esecutivi.

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