Massimo Cotto per “il Messaggero”
massimo cotto ligabue
Un libro per ricordare, un cd per guardare avanti, un cofanetto per stupirsi. Ligabue uno e trino, senza blasfemia. Maglietta e giubbotto di pelle, sorridente e in forma, dal suo studio a Correggio, Italy. Il libro si intitola È andata così (Mondadori) e ripercorre 30 anni di carriera e 60 di vita: «Scrivere è stato il mio salvagente emotivo, rivedere la mia vita una buona terapia durante il lockdown».
ligabue 7 1
Il cd di inediti è 7 «perché 7 è il mio numero magico. Una volta due numerologhe mi hanno detto che io ho un 7 che cammina. Mi sono fidato e assecondo questa teoria ogni volta che posso». Il cofanetto (che come l' album esce venerdì) ha per titolo 77+7, perché, «incredibile ma vero, ho scoperto che nella mia carriera ho pubblicato 77 singoli, in pratica uno ogni 5 mesi. Vede che il 7 ritorna anche quando non ci penso?». Gli inediti sono belli e potenti. Ligabue ha guardato il vecchio materiale, a volte anche solo accenni o spunti e da lì si è mosso.Come dire: vediamo se riusciamo a trasformare in attico questa soffitta impolverata.
Ligabue, qual è la prima cosa che ha provato aprendo i cassetti?
ligabue e' andata cosi'
«Che ho scritto un sacco di porcherie che, per fortuna, non ho mai pubblicato. Ma che c' erano anche cose su cui valeva la pena lavorare».
Come Volente o nolente, che canta in duetto con Elisa.
«Avevo scritto un brano, Gli ostacoli del cuore, che mi sembrava perfetto cantato da Elisa. L' ho chiamata e le ho detto: Senti, ho una cosa che mi sembra abbia a che vedere con te. Sappi anche che sono molto permaloso, ma che non ti odierò più di tanto se non ti piace.
Per avere una via d' uscita scrissi al volo un secondo brano, Volente o nolente. A Elisa piacque Gli ostacoli del cuore e cantò quella. Ora è arrivato il momento di far sentire anche la seconda».
La sua autobiografia si intitola È andata così. Scelga un solo episodio in cui avrebbe preferito non fosse andata così.
«Avrei voluto passare più tempo con i Clandestino. C' era una magica e irripetibile alchimia tra Max, Luciano e Gigi. Mi hanno dato un suono perfettamente e immediatamente riconoscibile, quello che ho sempre cercato. Tutto troppo bello, forse. Pensi a Si dice che. La linea di basso è di Ghezzi. Quando ci ho rimesso mano, ho provato a farla rifare da altri bassisti, ma nessuno aveva il tiro di Luciano, così abbiamo costruito la canzone attorno a lui».
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In Si dice che canta: «La rabbia è come l' acne, è tutta roba giovanile». Ma Ligabue continua a incazzarsi?
«Tutti i giorni. Sono una pentola a pressione. In quella canzone ho collezionato un po' di modi di dire, figli dell' abitudine di commentare qualsiasi cosa su qualsiasi argomento. Come fai a non essere incazzato? C' è l' incapacità del nostro Paese a funzionare».
Lo ha detto lei: niente paura.
«È incredibile come certe canzoni rimangano attuali nel tempo. Ho paura, come tutti. Paura di non avere un futuro percorribile, del virus ma anche del vaccino. Paura dell' economia, di perdere le persone care. Alla fine ne usciremo. E ci saranno due fasi: prima avremo la bellezza del tornare a vivere, poi dovremo fare il conto delle ossa rotte. Sento quasi il rumore delle nostre ossa che si frantumano».
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Campovolo ci sarà, il 19 giugno 2021?
«Ci spero, incrocio le dita. Se penso a Campovolo, penso alla festa che doveva essere e non è stata. Penso alla frustrazione, alla rabbia, al senso di impotenza. Prima o poi, sarà. E quando sarà, sarà bellissimo. Sarà gioia, liberazione, entusiasmo, lacrime. Penso che per me sarà quasi impossibile gestire l' emozione. Non sarà un concerto, ma qualcosa di più. Però, guardi, devo fare attenzione a lamentarmi».
Perché?
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«Perché aumento le possibilità che la gente mi fraintenda. Ho fatto un disco e un film, Made in Italy, dove interpretavo un personaggio. Non ero io a parlare e mi sembrava anche chiaro. Eppure in molti non hanno capito. E hanno detto: Cazzo si lamenta Ligabue, con tutti i soldi che ha?».
Essere fraintesi è il prezzo più alto che ha pagato?
«Sì. Tanto che avevo pensato di smettere: Buon compleanno Elvis e Su e giù da un palco con milioni di copie vendute, poi Radiofreccia, il libro di racconti. La gente cominciava a farsi un' idea di me che non ero io. Quando andavo a comprare il giornale, il mio edicolante mi diceva: Mica starai diventando troppo stronzo?. Ho avuto paura. Mi sono chiesto: e adesso? Che cosa faccio? Ho già avuto tutto».
Che cosa l' ha convinta a continuare?
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«Pensare che, se avessi mollato, non sarei più salito su un palco».
Cosa può ancora fare una canzone?
«Tante cose. Fare compagnia, ad esempio. Quando soffre, ci si sente soli. Una canzone ti dice che soli non siamo. Può far riflettere, sorridere, amare, ballare. È importante però che le persone ascoltino con attenzione, perché una canzone sono anche parole cantate. Se le lasci scorrere, scorrerà anche la sua importanza».
Lei ha cantato Una vita da mediano, Maradona ha incarnato la vita del fantasista, ma forse anche qualcosa di più.
«Esatto. Qualcosa di più. Non ho mai visto uno come lui. Mai visto un calciatore fare quello che ha fatto lui in campo, ma nemmeno un calciatore attaccare così le istituzioni. Aveva così tanto orgoglio da diventarne alla fine vittima. E non si è mai nascosto. Ci ha fatto vedere il paradiso e l' inferno, le giocate favolose e i chili di troppo, quando era strafatto ed eccessivo e quando fermava il tempo. È stato più di una rockstar, perché le rockstar hanno sempre qualcuno che li protegge. Maradona, no. Posso aggiungere una cosa?».
Ci mancherebbe.
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«Guardo le partite senza pubblico e mi sembrano tutte brutte. Sa dove voglio arrivare?
»
Ai concerti in streaming?
«Esatto. Io devo avere davanti qualcuno che mi rimbalza l' emozione che provo a trasmettere. La prima volta che sono salito sul palco avevo 27 anni, in ritardo su tutti i miei colleghi. Quello che ho provato era indescrivibile. Ecco perché da quando sono sceso ho passato la mia vita a cercare di salirci di nuovo. Un concerto senza pubblico non è un concerto. Però capisco che c' è tanta gente che deve guadagnarsi da vivere, quindi lo streaming potrebbe essere una soluzione estrema. Ma spero fortemente che non ce ne sia bisogno. E che tutti torni com' era prima».
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