Leonard Berberi per corriere.it
milano linate
L’aeroporto di Linate ieri ha riaperto così come aveva chiuso 120 giorni fa: senza voli e passeggeri. La prima partenza è prevista mercoledì mattina alle 10:40 — con destinazione Francoforte, Germania — in un «Forlanini» con diversi cantieri, regole sanitarie nuove (dal distanziamento sociale al metro di distanza interpersonale) e un limite orario di dieci movimenti, divisi a metà tra decolli e atterraggi.
Lunedì in uno scalo «fantasma» — privo di velivoli, piloti e assistenti di volo, passeggeri — si notavano le forze dell’ordine, gli addetti all’handling, gli operai dei cantieri, il personale di Sea (circa 200), dell’Enav e dell’Enac. C’era anche chi è andato all’ufficio postale interno a sbrigare qualche pratica. Per non parlare di qualche curioso che, arrivato con l’autobus della linea 73, sembrava più attirato dalla presenza delle telecamere delle diverse emittenti tv.
Tutto questo, a far di conto, alla «modica» cifra di 64.500 euro al giorno. Tanto costerà in media alle casse di Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa, la riapertura anticipata del city airport milanese. In due mesi si tratta di quattro milioni di euro di ulteriori spese operative, da aggiungere cioè a quelle sostenute dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
milano linate
«I voli riprenderanno il 15 luglio, il tempo necessario per le compagnie per riprogrammare l’attività sullo scalo», spiega Monica Piccirillo, responsabile Enac Direzione aeroportuale Lombardia. È proprio lei ad aver firmato il provvedimento di quattro pagine del luglio scorso con il quale disponeva la riapertura di Linate il 13 luglio, due giorni prima della scadenza del decreto del mese scorso che ne prevedeva la chiusura fino alle 23:59 di oggi.
aeroporto linate – coronavirus
L’assenza di attività però non deve sorprendere, secondo Piccirillo: «Lo stesso è successo anche in altri aeroporti italiani dopo la riapertura». «La riapertura senza voli per un paio di giorni potrebbe apparire come un problema, ma aiuta anche a concedere il tempo necessario per ripartire dopo tutto questo tempo senza attività», commenta Claudio Tarlazzi, segretario generale della Uiltrasporti.
Non la pensa allo stesso modo Luca Stanzione, segretario generale di Filt Cgil Lombardia. «I pochi voli su Linate si potevano benissimo far continuare a operare su Malpensa», ragiona. «La crisi del settore del trasporto aereo oggi è aggravata dal coronavirus e la riapertura anticipata del city airport rischia di scaricare ulteriori costi su Sea, quindi sulle casse pubbliche in un momento in cui gli enti locali sono già in sofferenza».
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Malpensa è in questo momento sottoutilizzata — prosegue Stanzione — «ed è pure ben collegato a Milano». Certo, sottolinea il segretario generale di Filt Cgil Lombardia, «parliamo di una società come Sea che prima del Covid-19 faceva utili, ma i tempi sono cambiati e bisognerebbe tenere il fieno in cascina per il tempo necessario». C’è poi il tema delle prospettive future. «Il Comune di Milano (che detiene il 54,81% di Sea, ndr) ma anche F2i (l’altro azionista di riferimento) devono chiarire la loro prospettiva di investimento nella società di gestione aeroportuale».
Tornando al «Forlanini» per mercoledì sono in tutto otto i voli previsti tra partenze e arrivi: quattro movimenti operati da Lufthansa (con Francoforte), due di Iberia (con Madrid) e due di Air Malta. Il 24 luglio si aggiungerà Alitalia con i suoi 32 voli da/per la Sardegna (Cagliari, Olbia, Alghero) nell’ambito dei collegamenti previsti dalla continuità territoriale con l’isola.
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Il vero banco di prova si avrà però dal 1° agosto quando il vettore tricolore sposterà da Malpensa le altre rotte nazionali ed europee. Sea teme che l’affollamento potrebbe rendere difficoltoso il rispetto del distanziamento sociale, per questo aveva proposto massimo 6 movimenti orari. In Enac sono convinti che i viaggiatori siano ancora pochi, tanto da giustificare più voli.
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