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    BANKITALIA VUOLE OCCUPARE PURE LA CONSOB - LITE SACCOMANNI-VEGAS SULLA NOMINA DEL COMMISSARIO DELL'AUTORITÀ CHE VIGILA (?) SUI MERCATI


     
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    Francesco De Dominicis per "Libero"

    Si riapre lo scontro sulla Consob. Con il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, pronto a sfidare il numero uno della Autorità che vigila sui mercati finanziari, Giuseppe Vegas. La questione ruota attorno alla nomina di un commissario Consob e fa riemergere vecchie ruggini.

    Non solo. In ballo c'è pure il giudizio del governo di Enrico Letta sull'operato di Vegas oltre che la gestione di alcune delicate operazioni finanziarie in corso, tra cui il passaggio di Telecom dalle banche italiane agli spagnoli di Telefonica. Operazione messa (giustamente) in discussione, nei mesi scorsi, dall'attivismo della Consob che ha agitato le acque a palazzo Chigi. Che adesso torna alla carica per «occupare» l'authority.

    SACCOMANNI E LETTASACCOMANNI E LETTA

    Un problema in effetti esiste. Da quasi due mesi il board Consob è sottodimensionato. Non è la prima volta che da quelle parti le nomine slittano a tempo indeterminato. Sta di fatto che, oltre al presidente, è rimasto solo lo sceriffo indicato da Gianni Letta a gennaio 2011, il consigliere di Stato Paolo Troiano. Mentre a metà dicembre è scaduto il mandato di Michele Pezzinga. Prima di Natale l'esecutivo aveva tentato con un «bizzarro» emendamento alla legge di stabilità di riportare a cinque il numero dei commissari.

    FABRIZIO SACCOMANNI BANCA DITALIA resizeFABRIZIO SACCOMANNI BANCA DITALIA resize

    Una scelta, spiegava palazzo Chigi, dettata dalla necessità di dotare la Consob di un numero di sceriffi adeguato alla complessità dell'ampio mandato che si intreccia tra compiti di vigilanza, trasparenza, tutela degli investitori e ispezioni nelle società quotate. Mossa criticata sul piano della forma, poiché venne giudicato inopportuno lo strumento della finanziaria. Blitz fallito, figuraccia, punto e a capo.

    Ora Saccomanni torna all'attacco ed è determinato. In ballo c'è solo la scelta del sostituto di Pezzinga, anche se il ministro non esclude di tirare fuori dal cassetto il testo della riforma per il «board extra large» peraltro già scritto dall'ufficio legislativo di via Venti Settembre. Circolano un po' di nomi. L'unica cosa certa, a questo punto, è che sarà una «sfida al femminile».

    Vegas si sarebbe mostrato favorevole alla nomina di Marina Brogi, vicepreside della facoltà di economia all'Università la Sapienza di Roma e fresca di incarico all'Esma (European securities and markets authority), organismo che racchiude le Consob europee. Brogi, dunque, ha le carte in regola, ma Saccomanni avrebbe scelto di attingere ancora una volta dalla riserva della Banca d'Italia.

    giuseppe vegasgiuseppe vegas Mauro Masi saluta AnnaMaria TarantolaMauro Masi saluta AnnaMaria Tarantola

    Il dito è puntato sul vicedirettore generale Valeria Sannucci che nel direttorio di via Nazionale occupa la «quota rosa» lasciata vacante da Annamaria Tarantola, attuale presidente della Rai. L'identikit disegnato da Saccomanni sembra fatto su misura per Sannucci e lascerebbe poche chance a Brogi. Ma l'ipotesi viene vista come l'occupazione di Bankitalia di tutti i posti chiave. Saccomanni, che arriva da palazzo Koch, ha già pescato dall'ex istituto di emissione il Ragioniere dello Stato, Daniele Franco.

    La partita resta aperta. E Vegas, comunque, non ha perso le speranze di poter rimanere col solo Troiano ancora un po', facendo leva sul precedente dell'Autorità per l'energia e il gas. Ma i rapporti tra il presidente e l'unico commissario in carica sono tesi da mesi. Ragion per cui sarebbe necessaria una svolta. Ecco perché la decisione del governo, secondo i ben informati, «sarebbe imminente».

    PALAZZO KOCHPALAZZO KOCH

    Il dossier Consob, come ha rivelato il premier Enrico Letta, ieri non è stato discusso al consiglio dei ministri. Stesso discorso per l'Inps, dove sembra vicino il commissariamento alla luce delle dimissioni di sabato scorso dell'ex presidente, Antonio Mastrapasqua. Frattanto, i sindacati mettono le mani avanti e dicono «no» all'esborso all'ex numero uno di «una liquidazione d'oro o d'argento». Secondo Carla Cantone (Spi-Cgil) «sarebbe una beffa inaccettabile». C'è invece il nuovo presidente per Simest, la finanziaria di sviluppo controllata dalla Cassa depositi e prestiti: il nuovo presidente è l'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci. Che sostituisce il «collega» Vincenzo Petrone, passato sul ponte di comando di Fincantieri. Il potere diplomatico.

     

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