Alessandro Barbera per la Stampa
Dombrovskis
Già premier lettone, Valdis Dombrovskis è la quintessenza della prudenza. Raramente il numero due della Commissione europea si lascia andare a giudizi netti su questo o quel dossier, figuriamoci se di mezzo ci sono le banche e i rapporti con la vigilanza unica di Danielle Nouy.
E però nei corridoi di Bruxelles la battuta di ieri sui nuovi requisiti di copertura dei crediti deteriorati viene interpretata come un richiamo alle obiezioni avanzate anzitutto da Italia e Francia. «Sono fiducioso che ogni azione della vigilanza terrà conto dei feedback che ha ricevuto, e che resterà all' interno delle competenze legali della Bce». Quali siano i limiti delle competenze legali di Francoforte su questo tema è ancora oggetto di discussione.
DANIELLE NOUY
Più rilevante è il richiamo a tenere conto «dei feedback» dei partner. Le nuove linee guida Bce sulla gestione dei crediti dubbi propongono di dare piena copertura in due anni ai crediti non garantiti, in sette a quelli garantiti. Fin qui l' obiezione è sui tempi: l' Italia lamenta che quelli della giustizia italiana siano troppo lunghi per gestire una simile prescrizione anche se limitata ai nuovi crediti.
GENTILONI JUNCKER TAJANI
Ma delle intenzioni Bce ciò che preoccupa di più le banche italiane (ieri a Bruxelles c' era il presidente dell' Abi Patuelli dove ha incontrato Federica Mogherini) sono quelle non esplicitate, ovvero cosa accadrà dei 200 miliardi di crediti arretrati che pesano sui bilanci delle banche, un quarto di tutta Europa. Francoforte promette una decisione entro marzo 2018, a valle della consultazione pubblica prevista fino all' 8 dicembre.
VISCO DRAGHI
A guidare la protesta italiana c' è il presidente dell' Europarlamento Antonio Tajani. La scorsa settimana l' ex deputato di Forza Italia ha scritto a Mario Draghi per chiedere a Francoforte di non eccedere i limiti del suo mandato. Il problema è che Tajani non ha tenuto conto - più o meno consapevolmente - che da tre anni l' istituzione guidata da Draghi è separata dalla vigilanza: quest' ultima oggi ha un suo presidente, un comitato esecutivo, e sede in un grattacielo distante qualche chilometro da quello dell' Eurotower.
Beniamino Andreatta
Per queste ragioni fonti ben informate raccontano che la risposta argomentata alle obiezioni di Tajani non arriverà da Draghi, bensì dalla Nouy. Ciò detto la Bce di Draghi non ha opinioni troppo diverse da quelle della vigilanza: «Non si tratta di misure rivolte ad un solo Paese e l' intenzione non è limitare la capacità di credito ma avere un sistema bancario sano», ha detto lunedì a Milano il membro del board Yves Mersch.
RINO FORMICA
A corredo ieri è stato pubblicato un lungo studio - «On zombie firms and stressed banks in Europe» - che sembra fatto apposta per smontare il mantra per il quale il rafforzamento patrimoniale delle banche provochi di per sé un calo dell' offerta di credito. Il Fondo Monetario è sulla linea di Francoforte. Pur valutando un «segnale incoraggiante» la prevista cessione quest' anno di 65 miliardi di crediti da parte delle banche italiane, il rapporto sulla stabilità finanziaria lancia un allarme sulla redditività delle grandi banche sistemiche europee.
DEUTSCHE BANK
Fra queste Deutsche Bank e Unicredit, con una postilla decisiva: il giudizio sulla banca milanese è fondato su numeri del 2016, precedenti il nuovo piano industriale e l' aumento di capitale da ben 13 miliardi.