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Ettore Maria Colombo per ‘Il Giorno - Quotidiano Nazionale’
Il periodo, per Matteo Renzi, non è dei migliori. Inchiesta Consip, avversari che lo attaccano a testa bassa, dirigenti che lo mollano.
Si narra persino di una lite tra Renzi e il suo ex ministro Maria Elena Boschi, oggi potente sottosegretaria alla presidenza del Consiglio.
Boschi gli avrebbe rimproverato «la rigida difesa di Luca» (Lotti) e gli avrebbe pure detto, a brutto muso, che non farà campagna per lui. A vietarlo il suo ruolo istituzionale e gli errori a suo avviso commessi fin qui da Renzi. Renziani, lottiani e boschiani smentiscono sdegnati tali voci. Pur non negando «antiche ruggini» tra Boschi e Lotti, si sottolinea che «Maria Elena rilancia tutti i tweet scritti da Lotti e Renzi». Basterà questo a mettere pace nell' Orda d' Oro del renzismo? Si vedrà.
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L'ex premier ed ex segretario del Pd ieri aveva altre gatte da pelare. Con la consueta Enews settimanale, doveva, tra le altre cose, ribadire l' appoggio «leale» al governo Gentiloni. Renzi ha lodato in particolare «la riduzione delle tasse», ma voleva anche sgomberare il campo da ogni illazione che lo vedeva 'in fredda' con Gentiloni.
Osannato da tutti, specie da quei 'Poteri Forti' cui Renzi addebita il complotto giudiziario-mediatico contro i suoi cari (il padre Tiziano e, appunto, Lotti), Gentiloni in tv, domenica, ha detto, papale papale, che «l' orizzonte del governo è il 2018», ma Renzi sapeva dell' ospitata in tv da Baudo e ha dato il suo placet: fa notare che il programma del governo di abbassare le tasse «è figlio del mio governo e delle mie idee». Morale: «Matteo si è acconciato pure lui a votare a febbraio 2018», sospira amaro un renziano, che sperava nella 'V2'. E così l' ultima arma segreta, le elezioni anticipate a settembre, è stata archiviata.
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Renzi, perciò, non può fare altro che preparare quella 'traversata nel deserto' che compì il suo rivale, Silvio Berlusconi, prima delle - vittoriose - elezioni politiche del 2001. Facile a dirsi, meno facile a farsi. Da venerdì a domenica si terrà a Torino il Lingotto, dieci anni dopo la manifestazioni primigenia in cui Veltroni ideò il Pd: Renzi vi investe quasi tutto.
Il programma è ancora top secret (e, al Pd non ne sanno nulla), gli invitati saranno, al solito, eccellenti (filosofi, sociologi: si parla di Recalcati, Vacca, Muscat, forse Bonino, Padoan...). Il programma è stata affidato all' economista Tommaso Nannicini. «Non sarà la Leopolda, ce le diremo tutte - assicura Renzi - faremo le pulci a tre anni di governo, poi girerò tutta l' Italia col trolley, venite a confrontarvi senza astio».
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Lingotto a parte, ieri è stato anche il giorno in cui, al Nazareno, sono state depositate le candidature a segretario del Pd. Emiliano, il governatore pugliese, l' ha presentata per primo, grazie a un colonnello, Francesco Boccia, che ormai ha ritmi stakanovisti. Il ministro Andrea Orlando è arrivato secondo, presentando - per amore del simbolismo in politica - «1996 firme», come l' anno di nascita dell' Ulivo.
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Renzi è arrivato solo terzo e in calcio d' angolo, poco prima delle 18 di sera, quando scadevano i termini prefissati. Non resta che aspettare il 30 aprile per vedere chi arriverà primo. Sempre che, il 7 maggio, non si debba ricorrere al ballottaggio tra i due candidati più votati, se nessuno dei tre raggiunge il 50,1%. nel caso voterebbe l' Assemblea nazionale. E lì sì che sarebbe uno show.