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    "LA PANDEMIA CI HA FATTO SCOPRIRE LA NOSTRA VULNERABILITÀ MA NON TUTTI LO AMMETTONO" - LO PSICANALISTA MASSIMO AMMANITI: "QUANDO RINUNCI A COSE FONDAMENTALI DELLA VITA DEVI ANCHE CAPIRNE IL SENSO E NON LASCIARTI SOPRAFFARE DALLA RABBIA E DAL RISENTIMENTO. È L'ACCETTAZIONE DEL LIMITE. OGGI DIAMO MENO PER SCONTATA LA VITA CHE VIVEVAMO. L'ETÀ DELLA RINUNCIA, ANCORCHÉ FORZATA E NON CONSAPEVOLE COME QUESTA, È ANCHE QUELLA CHE CI SPINGE A SCEGLIERE, A RINUNCIARE AL SUPERFLUO PER DI CIÒ CHE È FONDAMENTALE"


     
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    massimo ammaniti massimo ammaniti

    Francesca Paci per "la Stampa"

     

    Abbiamo avuto paura, tanta. Poi abbiamo avuto l'impressione di averla sfangata, di esserne usciti. Invece, dopo quasi due anni di pandemia, rieccoci indietro alla casella del via, ancora qui, storditi, tutti a guardarci intorno con sospetto, con ansia, con quella sibillina voce di sottofondo che insinua il dubbio della normalità perduta per sempre. È il passaggio dall'età della paura a quella della rinuncia che il grande psicanalista e psichiatra Massimo Ammaniti intravede tra le nebbie di questo inizio d'anno. Siamo noi, più corazzati, più fragili, più soli.

     

    NATALE CON IL COVID - BY ELLEKAPPA NATALE CON IL COVID - BY ELLEKAPPA

    Speravamo nella luce in fondo al tunnel ed è arrivata la variante Omicron. Adesso, professore, che facciamo?

    «C'era un'attesa quasi messianica nei confronti del vaccino che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi. Da un lato, la maggioranza delle persone sperava di uscire dalla pandemia con le prime dosi, forse anche mitizzando un po' quel che la stessa medicina avrebbe potuto dare. Dall'altro c'erano quelli che vedevano il vaccino come un pericolo per il proprio corpo, non tanto i no vax quanto piuttosto il mondo dell'omeopatia, le terapie alternative, la medicina ayurvedica.

     

    pandemia depressione pandemia depressione

    I farmaci, dalla penicillina agli antibiotici, ci hanno sempre aiutato a sopravvivere, ma la parola farmaco, nella sua origine greca, è doppia, indica salvezza e avvelenamento. Sono in favore dei vaccini, ma capisco l'ansia e non la sottovaluto. La pandemia si è riproposta a ondate diverse, una pressione che si traduce oggi nella diffidenza di molti vaccinati verso la terza dose».

     

    Il «mood» diffuso è una rassegnazione depressa da Giorno della marmotta.

    «I vaccini adesso ci sono e ci aiutano, ma non ci hanno liberato come speravamo. Fa parte dei limiti inevitabili della scienza, dove nulla è definitivo una volta per tutte: la ricerca si sviluppa come se costruisse su delle palafitte che proteggono ma non hanno fondamenta di cemento. Si procede per avanzamenti graduali, con fiducia ma senza atteggiamenti fideistici».

     

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    Le feste con i parenti, i viaggi, la solitudine dei nostri figli, alla fine faremo a meno perfino dei saldi. Cosa ci resterà delle cose, piccole e grandi, a cui stiamo rinunciando?

    «La rinuncia comporta una perdita. In questi due anni abbiamo tutti perso molto. I più piccoli hanno mancato l'esperienza del mondo esterno, non dimentichiamo che durante il primo lockdown i cani potevano uscire di casa e loro no. I ragazzini, forzati della dad, hanno sacrificato il rapporto con i coetanei, un confronto che per le generazioni precedenti era basilare nello sviluppo dell'identità.

     

    MASSIMO AMMANITI 3 MASSIMO AMMANITI 3

    Gli adolescenti, privati dell'età in cui si esplora, si corrono dei rischi e si hanno delle esperienze sentimentali, sono poi successivamente rientrati nel mondo in modo vorace, quasi per recuperare terreno. Gli adulti, convinti dei vantaggi dello smart working ma dimentichi di quanto il lavoro sia anche socialità che riempie la vita, non vanno neppure più volentieri al ristorante o a fare shopping.

     

    Ci sono infine gli anziani, quelli che sentono di aver rinunciato agli ultimi anni della loro vita, costretti a un ritiro forzato. Abbiamo tutti rinunciato e perso le esperienze vitali con l'effetto che la depressione è aumentata, passando da una media del 10% nella popolazione generale a una attuale del 23% circa».

     

    ragazzi depressi ragazzi depressi

    Da un punto di vista soggettivo imparare a rinunciare significa crescere. Siamo maturi per l'età della rinuncia?

    «È difficile: quando rinunci a cose fondamentali della vita devi anche capirne il senso e non lasciarti sopraffare dalla rabbia e dal risentimento. La pandemia ci ha fatto scoprire la nostra vulnerabilità ma non tutti lo ammettono, la rinuncia costruttiva è accettazione del limite dell'homo faber. Anche i no vax, quelli con cui parlo, idealizzano il proprio corpo al punto da non volerlo contaminare, quasi non volessero fare i conti con la rinuncia all'immagine di loro stessi, si pretendono invulnerabili».

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    Rinunciare all'ego, assieme a tutte le altre rinunce?

    «La storia umana è fatta di rinunce. Si pensava che la terra fosse al centro dell'universo, invece era un pianeta e neppure tanto grande. Con la pandemia scopriamo che un frammento microscopico può metterci in scacco, è scioccante ed è anche catartico. Magari un giorno capiremo che succede lo stesso sul piano ecologico».

     

    Come ne usciremo?

    «Forse c'è stato un guadagno, sicuramente oggi diamo meno per scontata la vita che vivevamo. Diamo meno per scontato il mare, un cielo azzurro, gli alberi della campagna. L'età della rinuncia, ancorché forzata e non consapevole come questa, è anche quella che ci spinge a scegliere, a rinunciare al superfluo in favore di ciò che è fondamentale».

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