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    UN PD AL CARROCCIO? - LO PSICODRAMMA GRILLO-CONTE HA SPEDITO ENRICO LETTA IN UN CUL-DE-SAC - MENTRE GLI EX RENZIANI NEL PD CHIEDONO DI DIMENTICARE CONTE COME “PUNTO DI RIFERIMENTO DEI PROGRESSISTI”, QUALCHE SAGGIO CONSIGLIA A LETTA DI SALTARE IL FOSSO E APRIRE IL DIALOGO CON LEGA E FORZA ITALIA, ORMAI AVVIATI VERSO UNA FEDERAZIONE IN SALSA DEMOCRISTIANA. UNA "GRANDE COALIZIONE" SUL MODELLO TEDESCO CHE TENGA FUORI LA MELONI E QUEL CHE RESTA DEL M5S - ENRICHETTO SI OPPONE MA I DEM DISTILLANO REALPOLITIK: "IL PD E' FERMO AL 18%, I GRILLINI SI SONO SCIOLTI NELL'ARIA, CALENDA E RENZI INESISTENTI, LA SINISTRA DI LEU NON PERVENUTA: DOMANI, CON QUALE ALLEATO RIUSCIREMO A RESTARE AL GOVERNO?"


     
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    ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO

    Enrichetto Letta è finito in un cul de sac. La "Civil war" grillina ha innescato uno psicodramma nel Partito democratico. Chi detestava l'alleanza-Frankenstein con il Movimento Cinquestelle (ovvero gli ex renziani) è tornato alla carica chiedendo di voltare pagina ("Hanno scambiato Conte per Maradona"). La galassia "sinistra" difende Conte, nell'illusione che possa ancora incarnare un "punto di riferimento dei progressisti", quando è lampante l'atteggiamento anti-Draghi del contismo travagliesco e incasalinato. Enrichetto, con i sondaggi che danno il PD fermo al 18/20 per cento, è tra due fuochi: che fare? dove andare?

     

    goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte

    Qualche saggio gli ha consigliato di seguire con attenzione le elezioni in Germania, dove da anni Angela Merkel governa grazie alla Grosse Koalition (l'alleanza strutturale di governo tra democristiani della Cdu-Csu e socialdemocratici).

     

    Se l'exploit dei Verdi fosse meno dirompente del previsto e i partiti della Grosse Koalition riuscissero a restare al potere dopo gli sconquassi della pandemia, anche in Italia si potrebbe iniziare a ragionare su un'alleanza tra centrodestra e centrosinistra. Come del resto già avviene in Francia, dove la coalizione presieduta da Macron ha messo fuori dai giochi di potere il partito di Marine Le Pen.

     

    Il consiglio recapitato a Letta è stato: "E' ora di prendere coraggio a due mani e aprire il dialogo con Lega e Forza Italia, ormai avviati verso una Federazione centrista, in salsa democristiana". Il segretario del Pd, che da quando è tornato da Parigi ha imboccato una svolta iper-sinistrata e ultra-identitaria, è saltato sulla sedia. No, no e no! Non ne vuole sapere. Eppure i pezzi del puzzle ci sarebbero già, andrebbero solo ricomposti.

     

    enrico letta giuseppe conte enrico letta giuseppe conte

    La conversione di Salvini è davanti agli occhi di tutti e va avanti da mesi: con una giravolta ispirata da Giorgetti e Zaia si è convertito al "Draghismo", ha deposto i comizi anti-migranti, ha teso la mano al Pd sul Ddl Zan (che Letta ha sdegnosamente rifiutato), è meno incendiario nei toni e nei contenuti, non parla più di uscire dall'Euro, anzi vuole entrare nel Partito popolare europeo e oggi Bruxelles non gli appare come una matrigna da cui fuggire ma un Papeete al profumo di sandalo e bambu.

     

    Il "Corriere della Sera" di oggi ospita un intervento, a sua firma, in cui ha elogiato l'Europa "libera e democratica", rivendicato l'amicizia con gli Stati Uniti e sottolineato lo spirito "costruttivo e pragmatico" della Lega.

    letta salvini letta salvini

     

    Chi mastica politica nel Pd ha tirato le somme: "Come può il Pd restare alleato di un M5s diviso, balcanizzato, che rischia la scissione e che non ha una chiara identità politica?". Gli ex renziani, lancia in resta, incalzano Letta e la sua ostinazione "ideologica" a non voler aprire al dialogo "al centro".

     

    ENRICO LETTA MATTEO SALVINI ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

    "I cambiamenti nello scacchiere politico sono velocissimi - è stato il ragionamento - il M5s sta implodendo e i 'contiani' sono quasi tutti anti-Draghi. Saltiamo il fosso, molliamo i teoremi di Bettini e iniziamo a dialogare con Lega e Forza Italia".

     

    Il mantra è: ci vuole realpolitik, caro Enrico, anche per tornare a palazzo Chigi. Con quale alleato il Pd potrà, anche dopo le elezioni del 2023, restare al potere? Non con la sinistra di LeU, ormai rinsecchita come la faccia di Roberto Speranza.

     

    Non con il M5s il cui orizzonte, nel migliore dei casi, è del 12-15%. Non con il "partito di Conte" di cui non si vede nemmeno l'ombra. Non con i "cespugli" di Calenda e Renzi. E allora? Ci vuole il triangolo Pd-Lega-Forza Italia? Ma Letta al triangolo dice no. Come nella canzone di Renato Zero. Non l'ha nemmeno considerato. Per ora…

     

    goffredo bettini gianni letta giuseppe conte goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

    1 - IL PD DIVISO PURE SU CONTE SI SENTE ESCLUSO SUL COLLE

    Estratto dell'articolo di Laura Cesaretti per “il Giornale”

     

    Come era inevitabile, la surreale deflagrazione del partito grillino si ripercuote subito nel Pd. E comincia a togliere il tappo ai malesseri interni e ai contrasti sulla linea, sin qui affermata, dell' inseguimento di un' evanescente «nuovo Ulivo» con i Cinque Stelle e con Giuseppe Conte al posto di Prodi.

     

    ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI

    Una linea che guardava non tanto alle scadenze elettorali attuali o future, quanto alla madre di tutte le battaglie, ossia l'elezione tra sei mesi del nuovo presidente della Repubblica, nella speranza di poter costruire con Conte un' intesa capace di tenere insieme i voti dei parlamentari Cinque Stelle e di quelli di Pd e Leu, contrastando l' asse di centrodestra e le possibili manovre corsare di Matteo Renzi.

     

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    […] Enrico Letta non nasconde l' allarme: «Mi preoccupa il rischio che la crisi M5s influisca sulla partita del Colle, che è delicatissima e richiede idee chiare e determinazione».

     

    Cosa però assai difficile da aspettarsi dai 5S, tanto più ora che stanno per scindersi in una serie di indeterminate entità. La prospettiva di andare «al buio» a votare il successore di Mattarella spaventa il Nazareno, che però allo stato non ha interlocutori: «Non sappiamo letteralmente con chi parlare, sul Quirinale ma anche sull' agenda quotidiana in Parlamento», dice un dirigente. Lo dimostra anche lo stallo sul ddl Zan, impantanato nel braccio di ferro con la Lega e a forte rischio nei futuri voti segreti, perchè nessuno sa quanti franchi tiratori possano covare tra M5s e lo stesso Pd.

     

    ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI

    Ora i molti dem che da tempo nutrivano seri dubbi su questa strategia vedono la realtà confermare le loro resistenze, e iniziano apertamente a invitare il partito a voltare pagina. Il momento «è delicato e bisogna essere responsabili», dice ai suoi il ministro Guerini, che teme le «ripercussioni» sul Pd della crisi grillina […]

     

     

     

     

    2 - LE NOSTRE ALLEANZE IN EUROPA? CONTRO L'AUSTERITÀ NON PER IDEOLOGIA

    Lettera di Matteo Salvini al “Corriere della Sera”

     

    Caro direttore, sono rimasto perplesso dalla lettura dell' editoriale sul Corriere della Sera di ieri. Tutte le opinioni sono benvenute e ogni critica è un impulso a fare meglio e un' occasione di confronto ma non le nascondo lo sconcerto per aver visto nelle vostre righe la descrizione di un mondo lontano dalla realtà, dove i problemi dei cittadini Italiani non sono la disoccupazione, la salute, la povertà, le tasse, la scuola e la giustizia bensì il fascismo, il nazismo, la Polonia o l' Ungheria.

    GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

     

    Premetto, a dimostrazione di quanto mi preme essere concreto, che in questi giorni milioni di partite Iva stanno ricevendo rimborsi per 5 miliardi, e stiamo chiedendo di alzare da 65mila a 100mila euro il limite per la flat tax al 15% che proprio la Lega aveva introdotto non a beneficio «dei ricchi», come sostiene qualche commentatore, ma di milioni di famiglie che - con questi redditi e magari figli a carico - non navigano nell' oro. Aggiungo altre battaglie come il no alla patrimoniale e a nuove tasse sulla casa, per non parlare della determinazione per sbloccare i troppi cantieri fermi da Nord a Sud che paralizzano l' Italia. Altri temi concreti: le riaperture e il ritorno alla vita seguendo la stella polare del buonsenso. La Lega è stata in prima linea, a costo di feroci polemiche.

    MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI FEDERICO DINCA MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI FEDERICO DINCA

     

    Ogni giorno diamo il nostro contributo, senza pensare a sondaggi o gradimenti di breve periodo, per tentare di alleviare le difficoltà di famiglie e imprese stremate e ricostruire le condizioni per una crescita stabile e duratura.

     

    È lo spirito costruttivo e pragmatico che guida le nostre scelte anche per i candidati alle prossime amministrative. Il centrodestra è compatto e sta cercando (e in molte realtà ha trovato) profili civici e squadre di alto livello mentre la sinistra non ha trovato candidati unitari in molte piazze importanti (a partire da Roma) e si è affidata a una raffica di ex: ex ministri, ex sindaci, ex governatori.

     

    GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

    Anche su questo punto, le critiche alla nostra coalizione mi sembrano eccessive.

    A noi piace badare al sodo, ma il Corriere si cruccia per fascismo e nazismo che sono stati seppelliti dalla storia. Essere critici con la Ue, quando occorre, non è apologia di nazismo, ma è proprio l' espressione di quella libertà e di quella democrazia che grazie alla sconfitta di tutti i totalitarismi abbiamo ereditato.

     

    Questa è l' Europa che mi piace: libera e democratica. Di questa Europa fanno parte a pieno titolo l' Ungheria e il suo popolo, la Polonia e il suo popolo. E il popolo, in un regime democratico, decide i suoi governanti e le proprie priorità.

    Mi chiedete se sono più vicino a Londra o a Budapest? Mai come oggi Londra e Budapest, a proposito di critica alla Ue, sono state così vicine. E ricordo che - se il nocciolo è questo - il partito di Orbán è stato membro del Ppe per anni, prima di dire addio nel marzo scorso.

    GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1 GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

    Sono anche consapevole che i nostri rapporti con gli Usa sono fondamentali, indipendentemente dal colore dell' amministrazione.

     

    Mi sorprende invece che altri movimenti politici (e media italiani) abbiano ripetutamente attaccato il precedente presidente degli Stati Uniti durante tutto il suo mandato. Sono diventati atlantisti solo negli ultimi sei mesi? Rimango anche perplesso nell' analisi del Corriere alle elezioni francesi. L' affluenza, molto bassa, ha penalizzato tutti a partire dal partito di Macron. È un problema di sistema, che temo non riguarderà solo la Francia, e che segnala una preoccupante tendenza post-pandemia che punisce tutte le forze politiche.

     

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    Vede direttore, il Corriere sembra dimenticare che la Lega è forza di governo e che noi siamo parte integrante di questo sforzo di unità nazionale per mettere in sicurezza il Paese dopo più di un anno di emergenza. Le nostre idee sono e saranno chiare e nette (per esempio sulla difesa delle nostre radici giudaico-cristiane) e su quelle saremo giudicati dai cittadini, le nostre alleanze nella Ue saranno non certo sulla base di schemi ormai sepolti ma semplicemente con chi vorrà evitare il ritorno a politiche di disoccupazione forzata e austerità distruttiva ormai condannate dalla storia così come certe ideologie.

    Giorgetti Salvini Giorgetti Salvini

     

    Il presidente Draghi è stato molto chiaro: sull' unione bancaria non vuole accordi penalizzanti per l' Italia, ha sottolineato che è tempo di mettere denaro nel sistema economico (anziché prelevarlo con nuove tasse), è riuscito a riportare sul tavolo europeo il dossier immigrazione, ha accantonato il Mes che per un esercito di commentatori e di politici era la panacea di tutti i mali.

    Noi su tutti questi temi - e su molti altri - siamo con lui e credo che interessino assai di più ai cittadini di vecchi dibattiti su ideologie prebelliche che fortunatamente non ci sono più.

    P.s. Sempre a proposito di riforme.

     

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    Negli ultimi dieci anni, l' Italia ha subìto governi con il Pd sempre protagonista (tranne nel Conte 1), nonostante i democratici non abbiamo mai avuto un chiaro mandato popolare. Evidentemente, se l' Italia si ritrova a doversi riformare nel profondo una responsabilità decisiva va attribuita alla sinistra molto presente nel Palazzo e molto meno nelle urne. Sono certo che un quotidiano autorevole, molto attento ai temi liberali e democratici, saprà apprezzare i sei referendum sulla giustizia che la Lega ha promosso con il partito radicale. Un' iniziativa che saprà anche aiutare il governo nel difficile cammino delle riforme: venerdì inizierà la raccolta firme.

     

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