Andrea Sereni per www.corriere.it
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È ancora famoso. Come i più grandi, quanto i campioni indimenticabili. Un protagonista della storia del pallone italiana, solo al contrario. Marcos André Batista dos Santos, meglio conosciuto come Vampeta. Un’istituzione. Il più grosso «bidone» mai avvistato in serie A, secondo molti. E dire che lui, brasiliano di Nazaré, oggi 48 anni, arrivò in Italia come predestinato, «Sono conosciuto come Romario e Ronaldo». Del Fenomeno era davvero compagno inseparabile, ma questo centrocampista con i baffoni neri all’Inter non riuscì mai a dimostrare le sue qualità. Ma che fine ha fatto in questi anni? Come è diventato? Andiamolo a scoprire.
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L’origine del nome
Partiamo dall’inizio. Da quel curioso soprannome, Vampeta. Gi viene appiccicato quand’è giovanissimo e gioca nel Vitoria, a Salvador de Bahia, perché gli mancano i denti anteriori e ha gli occhi spiritati come un vampiro. E così ecco Vampeta, la crasi di vampiro e «capeta», ovvero «diavolo» in portoghese: «Anche se il mio nome è Marcos André Batista Santos, nessuno mi chiama così. Nemmeno la mia famiglia».
Il «Tardelli moderno»
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Dallo sbarco nel mondo Inter, pagato nell’estate del 2000 30 miliardi di lire dall’Inter. Ne parlano tutti bene, anche Giancarlo Antognoni: «Vampeta simile a Dunga? No, lo vedo come un giocatore più offensivo, una specie di Tardelli moderno. È senza dubbio più tecnico rispetto ad Emerson. È un giocatore in grado di abbinare qualità alla quantità, anche se predilige la prima, e poi sa segnare. E poi ha anche una notevole esperienza, pur essendo ancora abbastanza giovane».
Insomma, un colpaccio. Concorda Lele Oriali: «Vampeta è un giocatore che può far fare un salto di qualità al nostro centrocampo. Si tratta di un giocatore eclettico, con tecnica, forza fisica e continuità. È bravo anche in fase offensiva, sa far goal e l’ultimo passaggio. Il suo ruolo è sul centro destra, ma è così bravo che la sua collocazione non sarà certamente un problema».
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Il flop all’Inter
Ecco, le cose non vanno proprio come previsto. Lippi, che aveva avallato il suo acquisto, va via dopo una sconfitta in casa della Reggina, esordio in campionato anche per Vampeta. Che con l’arrivo del nuovo allenatore, quel Tardelli a cui era stato paragonato, non vede più il campo.
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«Dopo un allenamento Tardelli mi disse che non mi conosceva proprio. Io gli risposi che neanche io lo conoscevo e me ne andai. Rimasi 7-8 mesi all’Inter (in realtà furono meno). A chiedere il mio acquisto era stato Lippi, che se ne andò dopo il primo k.o., non Tardelli. Con lui ero demotivato —ha raccontato Vampeta di recente alla Gazzetta dello Sport —. Avevo delle altre chance in Italia, come Fiorentina e Roma. Sarei potuto andare in Spagna ma finii al Psg. Allora ricordo tantissimi stranieri all’Inter: Zanetti, Zamorano, Recoba, Cordoba, Frey. Gli italiani invece erano pochi: Pirlo, Vieri, Di Biagio. Diventai amico di Robbie Keane, l’irlandese. Io non parlavo né l’inglese, né l’italiano. Ci capivamo a gesti, scambiando qualche parola». In totale con l’Inter gioca otto partite, una sola in campionato.
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Ronaldo e il vino del Papa
A chiamarlo all’Inter era stato come detto Ronaldo, con cui Vampeta aveva giocato anche al Psv Eindhoven. Un’amicizia che è proseguita negli anni, con aneddoti particolari nel periodo milanese di Vampeta. «Una volta andai a casa sua, in un condominio dove abitavano pure Dida, Roque Junior e altri —ha raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport —. Ero già sbronzo quando andai a pigliare una bottiglia di vino dalla sua cantina. E me la scolai. Ma era il vino regalatogli da papa Giovanni Paolo II in una visita in Vaticano... Ronaldo si incavolò, voleva che gliela pagassi. Ma il vino sapeva d’aceto…».
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Nel 2008, in Brasile, Ronie lo invita a cena: «Era con 5 donne. Quando li incontrai avevo già bevuto 3-4 caipirinhas e gli chiesi: “Chi sono le donne e chi sono i trans? Io voglio stare solo accanto alle donne”. Le ragazze se la risero di gusto. Ronie un po’ meno, ma scherzavo…».
Nudo per una rivista gay
Dopo le dimenticabili esperienze all’Inter e al Psg, Vampeta torna in patria: va al Flamengo, che in cambio ai nerazzurri (ancora proprietari del cartellino del brasiliano) spedisce un certo Adriano. Un’altra storia, quella di Vampeta prosegue tra Corinthians, Vitoria, Goias, in mezzo qualche mese in Kuwait, poi il ritiro. Insomma, nulla di eclatante.
Fa invece scalpore quando, nel 1999, poco prima di arrivare all’Inter, posa nudo per una rivista gay brasiliana. «Ma l’ho fatto per beneficenza, per aiutare una vecchia sala cinematografica del mio paese: mi hanno spiegato che è la più antica del mondo», spiega in seguito. E ancora: «Non sono mai stato gay. Però ho una sorella lesbica e ovviamente la rispetto come tutti gli omosessuali».
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Oltre 400 donne
Gli piacciono le belle donne, e in un’intervista al Diario de São Paulo ha raccontato di averne avute tantissime: «Quante? Tra quelle conquistate e quelle pagate, oltre 400. Grazie al calcio, questo è ovvio! Quando ero giovane, nessuna mi voleva: ero sdentato, magrolino, con le orecchie grandi. Alle belle donne piacciono gli uomini brutti, ne ho avute anche di grande qualità. Sono stato con assistenti, modelle. Ma non mi sono mai sposato né ho convissuto. Ho passato la vita da solo».
Presidente di un club
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Appesi gli scarpini al chiodo per un breve periodo fa l’allenatore della Under 20 del Corinthians e del Nacional di San Paolo. Ma capisce che non è la sua strada. Così nel 2013 diventa presidente del Gremio Osasco, diventato poi Audax, dove per alcuni mesi aveva già ricoperto la posizione di giocatore-allenatore. Un anno fa ha ceduto il testimone.
Cosa fa oggi
Quindi, cosa fa oggi Vampeta? L’ex Inter è commentatore della radio Jovem Pan di San Paolo. Ha diversi chili in più rispetto a quando giocava, non ha più i baffi, ma in Brasile è apprezzato per ironia con cui parla di calcio (e non solo). Spesso è ospite in tv, dove racconta episodi inediti della sua carriera.