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    LO RICONOSCETE? HA GIOCATO TRA ALTI E BASSI NEI 5 MAGGIORI CAMPIONATI EUROPEI, IN ITALIA DIVENTO’ L’IDOLO DELLA GIALAPPA’S PER GLI INCREDIBILI ERRORI SOTTO PORTA – UNA VOLTA APPESI GLI SCARPINI AL CHIODO, HA FATTO IL DIRETTORE SPORTIVO - RICORDI DEL DRAMMATICO SPAREGGIO-SALVEZZA DEL '93 TRA BRESCIA E UDINESE – VIDEO


     
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    Gian Paolo Laffranchi per la gazzetta dello Sport

     

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    Il 17 marzo compirà cinquant' anni, ma non diteglielo: chiaramente non lo sa. Florin Raducioiu sembra ancora il ragazzo che correva in profondità a ricevere un lancio di Gica Hagi, o che difendeva palla in area offrendo sponde a Dario Hubner. Nella storia del Brescia c' è un posto assicurato per l' attaccante romeno che in carriera qualcosa ha fatto: 21 reti con la Nazionale, 4 (in 5 gare) nel mondiale di Usa '94 fino al traguardo dei quarti di finale, scudetti e coppe con il Milan, gol in Italia e Spagna, Francia e Inghilterra (oltre che ovviamente in patria).

     

    Ha fatto tanto, ma «poteva fare di più»: lui stesso sorride del rimprovero-mantra che lo accompagna fin dai tempi della Gialappa' s Band. Radu che sbagliava gol facili e ne segnava di meravigliosi, in grado di fare tutto e il contrario di tutto. Come quel pomeriggio a Udine, il 16 maggio del 1993: Brescia sotto di 2 reti e capace di rimontare grazie a due prodezze delle sue. E poi... «E poi mi procurai il calcio di rigore della vittoria. Che a 3 giornate dalla fine poteva significare salvezza. Ma lo sbagliai. Finì pari, andammo allo spareggio proprio contro l' Udinese e alla fine retrocedemmo. Un dispiacere che non si riesce a cancellare, neanche oltre venticinque anni dopo».

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    Domani si gioca Udinese-Brescia: sensazioni?

    «Ripenso a quel pomeriggio. Una domenica di calcio fra le più nitide nella mia mente.

    Eravamo forti, potevamo vincere, non meritavamo di retrocedere».

     

    Era uno scontro diretto, allora come adesso.

    «Sì, anche se devo dire che quella Serie A era di un livello davvero impressionante, dalla prima all' ultima squadra».

    Nel Brescia che lottava per salvarsi i rumeni Hagi, Sabau e Raducioiu oltre a Domini, Negro e Rossi; nell' Udinese sua concorrente Balbo e Branca, Dell' Anno e Sensini, Calori e Mandorlini. Per fare qualche nome.

    «Impressionante, vero? E fu una battaglia».

     

    Primo tempo, sotto 2-0: Balbo su rigore e Branca. Poi la furia Radu.

    «Fu una bella doppietta, ero in gran forma, mi sentivo in fiducia. Mi riusciva tutto».

    A fine stagione i gol furono 13. Il suo record in un campionato.

    «Potevano pure essere di più, ma quell' anno gli arbitraggi ci giocarono davvero contro.

    Non digerisco in particolare una mia espulsione contro il Milan e un rigore non dato contro la Sampdoria. Diciamo che non fummo decisamente fortunati».

     

    A Udine cosa successe?

    «Eravamo rimasti in 10 per l' espulsione di Brunetti, ma giocavamo bene e nonostante mi marcasse uno tosto come Calori riuscii a segnare 2 volte: 2-2, una splendida rimonta.

    Ma ci fu anche il rigore del possibile tris».

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    Radu che fa, Radu che disfa.

    «Vero, ma fu colpa anche di Lucescu: gliel' avevo detto che mi sentivo stanco, doveva tirare Bonometti. Mircea disse che toccava a me. E me l' ero procurato io, certo».

     

    Ma non era uno specialista, giusto?

    «No, ma quello rimane l' unico rigore fallito nella mia carriera. Ne ho tirati pochi, fra Espanyol e Romania, ma sbagliati zero. A parte quello di Udine, che calciai rasoterra, alla sinistra del portiere. Mancando il bersaglio. Un errore che davvero non riesco a dimenticare».

     

    Quell' Udinese che il 12 giugno condannò un Brescia rimaneggiatissimo nello spareggio di Bologna era più forte?

    «Non direi. Era un Brescia bellissimo, ma l' Udinese in quell' occasione fu più concreta. La nostra bestia nera, in quella stagione. Nella sfida decisiva poi mancò all' appello Hagi: quel giorno faceva caldo e lui giocava nella zona all' ombra. Io dipendevo da lui, dai suoi lanci, dalla sua vena. Quindi mi ritrovai senza assist-man».

     

    Il Brescia di Corini saprà prendersi la rivincita?

    «Lo spero. Mi piace, questa parola: sarebbe ora! Ne sarei felice. Il Brescia è solido, interessante, darà del filo da torcere all' Udinese anche se deve togliersi di dosso l' amarezza di una sconfitta rocambolesca come quella subì la scorsa domenica contro il Bologna. Facile giudicare da fuori, ma anche l' allenatore ha fatto qualche errore, se la sua squadra in 10 contro 11 si è fatta segnare 3 gol».

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    Chi può fare la fortuna del Brescia?

    «Aspettando il rientro di Mario Balotelli, dico senz' altro Donnarumma. Lui vede la porta come pochi, mi piace tanto. In contropiede può far male all' Udinese. Poi è chiaro che conteranno anche tantissimo i calci piazzati. Il Brescia comunque può ripetere l' impresa di Cagliari e ripartire di slancio».

     

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