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    1. LO SCHIFO CAPITALE LO SPIEGA BENE MASSIMO CARMINATI: “È LA TEORIA DEL MONDO DI MEZZO… CI STANNO I VIVI SOPRA E I MORTI SOTTO, E NOI STIAMO NEL MEZZO IN CUI TUTTI SI INCONTRANO E DICI: CAZZO, COM’È POSSIBILE CHE UN DOMANI IO POSSO STARE A CENA CON BERLUSCONI… IL MONDO DI MEZZO È QUELLO DOVE SI INCONTRANO TUTTI LÀ… ALLORA NEL MEZZO, ANCHE LA PERSONA CHE STA NEL SOVRAMONDO HA INTERESSE CHE QUALCUNO DEL SOTTOMONDO GLI FACCIA DELLE COSE CHE NON LE PUÒ FARE NESSUNO… E TUTTO SI MISCHIA” 2. QUANDO MARINO S’È APPENA INSEDIATO, PRIMA DELLA NOMINA DEGLI ASSESSORI, BUZZI CHIAMA LO “STRATEGA” CARMINATI E GLI RIVELA DI ESSERE “IN GIRO PER I DIPARTIMENTI A SALUTA’ LE PERSONE”. E CARMINATI RISPONDE: “BISOGNA VENDERSI COME LE PUTTANE, ADESSO... E ALLORA METTITI LA MINIGONNA E VAI A BATTE CO’ QUESTI, AMICO MIO” 3. ''QUEST’ANNO ABBIAMO CHIUSO CON 40 MILIONI DI FATTURATO MA I SOLDI LI ABBIAMO FATTI SU ZINGARI, EMERGENZA ALLOGGIATIVA E IMMIGRATI, GLI ALTRI SETTORI FINISCONO A ZERO” 4. ANCORA: "TU C’HAI IDEA QUANTO CE GUADAGNO SUGLI IMMIGRATI? LA DROGA RENDE MENO"


     
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    Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

     

    CENA 2010 - GIULIANO POLETTI - FRANCO PANZIRONI - UMBERTO MARRONI - DANIELE OZZIMO - ANGELO MARRONI - SALVATORE BUZZI -GIANNI ALEMANNO CENA 2010 - GIULIANO POLETTI - FRANCO PANZIRONI - UMBERTO MARRONI - DANIELE OZZIMO - ANGELO MARRONI - SALVATORE BUZZI -GIANNI ALEMANNO

    La mafia di Roma non spara, corrompe. Non intimidisce attraverso il controllo del territorio e gli attentati ma con il peso criminale di alcuni suoi esponenti, passati dal terrorismo nero alla malavita comune. Non ha bisogno di mettersi al servizio di politici e imprenditori, perché sono loro — politici e imprenditori — che si offrono per entrare negli affari e partecipare al banchetto degli appalti: raccolta e smaltimento dei rifiuti, accoglienza di profughi e rifugiati, verde pubblico, mense, piste ciclabili. 
     

    alemanno selfie col gatto alemanno selfie col gatto

    «I nostri esecutori»
    Come spiega Massimo Carminati — ex sovversivo dell’estrema destra ed ex amico dei banditi della Magliana, presunto capo della presunta associazione a delinquere chiamata Mafia Capitale — «è la teoria del mondo di mezzo… Ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici: cazzo, com’è possibile che quello… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi… Capito, come idea? Il mondo di mezzo è quello dove tutto si incontra… si incontrano tutti là… Allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno… E tutto si mischia». 
     

    MASSIMO CARMINATI MASSIMO CARMINATI

    Una teoria riassunta nella chiacchiera da bar tra il boss e il suo amico, intercettata dai carabinieri del Ros, che secondo i pm è «la migliore descrizione dell’associazione criminale, del suo funzionamento e del suo ruolo di cerniera tra il mondo dell’illegalità e quello della (apparente) legalità».

     

    Accompagnata da un’altra riflessione dello stesso Carminati, che spiega filosofia e metodo dell’infiltrazione nel mondo delle imprese, dal quale derivano i guadagni: «Noi dobbiamo intervenire prima… Non si può più fare come una volta, che noi arriviamo e facciamo i recuperi. A noi non ci interessa più. Cioè, questi devono essere nostri esecutori… devono lavorare per noi». E ancora: «Deve essere un rapporto paritario. Dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme… perché tanto… nella strada… glielo devi dire… comandiamo sempre noi… Non comanderà mai uno come te sulla strada… Nella strada tu c’avrai sempre bisogno di me». 
     

    mirko coratti mirko coratti

    Anche se ormai l’ideologia c’entra poco o niente, col mondo della destra romana certi rapporti sono cresciuti quasi naturalmente, e basta una frase di Salvatore Buzzi, l’imprenditore che tesse i «rapporti istituzionali» di Mafia Capitale, a spiegare l’influenza di Carminati sul mondo che per cinque anni ha governato il Campidoglio, fino al 2013. C’era la necessità di contattare il capo-segreteria del sindaco Alemanno, Antonio Lucarelli, e Buzzi racconta: «Chiamiamo Massimo e faccio “Guarda che qui c’ho difficoltà a farmi fa… i 300 mila euro”. Me fa: “Me richiami”… Me fa, dice: “Va in Campidoglio alle tre, che scende Lucarelli e viene a parlare con te”. Ho fatto: “A Massimo, nemmeno salgo io, quello scende giù!”. “Vai alle tre, tranquillo”. Ahò, alle tre meno cinque scende, dice: “Ho parlato con Massimo, tutto a posto, domani vai”. Ahò, tutto a posto veramente! C’hanno paura de lui, c’hanno paura». 
     

    SALVATORE BUZZI SALVATORE BUZZI

    Rapporti con Alemanno
    Secondo l’accusa il rapporto con Alemanno «si è tradotto anche in contatti diretti e condotte funzionali di costui che hanno oggettivamente favorito il sodalizio. Vi erano dinamiche relazionali precise, che si intensificavano progressivamente, tra Alemanno e il suo entourage politico e amministrativo da un lato, e il gruppo criminale che ruotava intorno a Buzzi e Carminati dall’altro, che avevano ad oggetto specifici aspetti di gestione della cosa pubblica». 


    Poi la sinistra torna al governo della città, ma Mafia Capitale non si scoraggia. Quando Marino s’è appena insediato, prima della nomina degli assessori, Buzzi chiama Carminati e gli rivela di essere «in giro per i Dipartimenti a saluta’ le persone». E Carminati risponde: «Bisogna vendersi come le puttane, adesso... E allora mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi, amico mio». Fuor di metafora, significa entrare nel tessuto della nuova maggioranza ed è quello che — nella ricostruzione dell’accusa — ha fatto Buzzi negli ambienti che sostengono la Giunta Marino. I nomi che compaiono nell’inchiesta vanno dal presidente del Consiglio comunale, Mirko Coratti, al segretario dell’assemblea capitolina, Franco Figurelli, fino al capo segreteria del nuovo sindaco, Mattia Stella, sebbene non indagato. 

    odevaine odevaine


    «Si campa di politica»
    Ancora una volta è un’intercettazione a svelare i metodi del gruppo; sempre di Buzzi, che ad aprile 2013, in piena campagna elettorale, s’era messo in moto con tutti i partiti: «La cooperativa campa di politica. Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, cena, manifesti, lunedì c’ho una cena da 20 mila euro pensa... Questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni comunali, poi per cinque anni…

    BRUGIA GUARNERA CARMINATI INTERCETTAZIONI BRUGIA GUARNERA CARMINATI INTERCETTAZIONI

     

    Mentre i miei poi non li paghi più, quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. Questo è il momento che pago di più…».

     

    Giuseppe Pignatone Giuseppe Pignatone

    Subito dopo chiarisce: «Mò c’ho quattro cavalli che corrono... col Pd, poi con la Pdl ce ne ho tre, e con Marchini c’è... c’ho rapporti con Luca (Odevaine, già vicecapo di gabinetto con Veltroni sindaco ndr ) quindi va bene lo stesso... Lo sai a Luca quanto do? Cinquemila euro al mese… Un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti (presidente della Regione Lazio ndr ) 2.500 al mese... Mò pure le elezioni… Siamo messi bene perché Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho… Luca che... piglia i soldi». 


    Tutto per continuare ad avere gli appalti che finanziano Mafia Capitale e i suoi componenti. Perché i soldi pubblici sono la prima entrata, per ammissione di Buzzi: «Quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato ma tutti i soldi li abbiamo fatti su zingari, emergenza alloggiativa e immigrati, gli altri settori finiscono a zero». E in un’altra conversazione confessa: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? La droga rende meno». 

     

    2. “I VIVI SOPRA E I MORTI SOTTO E NOI STIAMO NEL MONDO DI MEZZO DOVE TUTTI SI MISCHIANO E FANNO AFFARI”

    Mauro Favale e Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma

     

    Mokbel Mokbel

    «È la teoria del mondo di mezzo, compa’». L’illegalità diventata sistema spiegata dal suo interprete principale. È da una conversazione di Massimo Carminati che agli inquirenti scatta l’intuizione per dare un nome all’inchiesta che sta terremotando la Roma politica e imprenditoriale. L’intercettazione di una chiacchierata tra il “Nero” e il suo braccio destro Riccardo Brugia, quello che, secondo il gip Flavia Costantini che ha firmato le ordinanze di arresto è colui che «coordina il recupero crediti e l’estorsione e custodisce le armi del sodalizio».

    Nicola Zingaretti Nicola Zingaretti

     

    Carminati: «È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stanno, come si dice, i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo. E allora vuol dire che ci sta un mondo in mezzo, in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile, che ne so, che un domani io posso stare a cena con Berlusconi».

     

    Brugia: «Certo, certo».

    Carminati: «Cazzo è impossibile, capito come idea? È quella che il mondo di mezzo è invece quello dove tutto si incontra, hai capito? Allora le persone di un certo tipo si incontrano tutti là».

     

    Brugia: «Di qualunque ceto».

    Carminati: «Bravo. Si incontrano tutti là no? Tu stai lì, ma non per una questione di ceto, per una questione di merito, no? Allora nel mezzo, anche la persona che sta nel “sovramondo” ha interesse che qualcuno del “sottomondo” gli faccia delle cose che non le può fare nessuno. Questa è la cosa, e tutto si mischia, capito? E la gente, sono cose che la gente non sa, non capisce capito? ».

     

    Per gli inquirenti, questa intercettazione rappresenta il «programma associativo » della Mafia capitale, il “manifesto” di un gruppo che affonda le radici negli anni ‘80. Scrive ancora il gip: «La pellicola di Mafia Capitale, ossia la sua considerazione diacronica, evidenzia un gruppo criminale che costituisce il punto d’arrivo di organizzazioni che hanno preso le mosse dall’eversione nera, anche nei suoi collegamenti con apparati istituzionali, che si sono evolute, in alcune loro componenti, nel fenomeno criminale della Banda della Magliana, definitivamente trasformate in Mafia Capitale».

    PAOLO IELO PM PAOLO IELO PM

     

    Quando l’Espresso pubblica in copertina un’inchiesta dal titolo “I quattro Re di Roma”, Carminati ne è quasi lusingato e valuta gli effetti della pubblicazione. Lui, in quell’articolo è uno dei principali protagonisti che, insieme a Michele Senese, Giuseppe Fasciani e Giuseppe Casamonica si sarebbe diviso il territorio della capitale. Sempre parlando con Brugia si esprime così.

    Brugia: «L’hai letto l’Espresso?» 

     

    Carminati: «Ma questo, sul lavoro nostro, sono pure cose buone».

    Brugia: «So’ già più protetti».

    Carminati: «Bravo, se sentono tranquilli ».

     

    Brugia: «Anche se a vorte se stai a parla’ con la gente scappano».

    Carminati: «Se stai a parla’ con la spia, si eh, lo so. Ma chi è che già sta a... ma chi te conosce» 

    Gianni Alemanno Gianni Alemanno

    Brugia: «È come dici te».

    Carminati: «Quando c’hai rapporti. È come quando c’hai rapporti con gente che si conosce» 

    Brugia: «E non sei prepotente».

     

    Brugia: «Sanno come stanno veramente le cose, certo se io dovessi andare a presentamme con me, eh, io ti dico: “Sai, fermate”. No, ma poi soprattutto la storia della droga. Bisogna essere onesti: la storia della droga è della stampa».

     

    ignazio marino ignazio marino

    Parole che rappresentano, scrive la gip, «una vera confessione stragiudiziale dell’esistenza dell’associazione, delle sue finalità illecite, del suo operare esterno».

     

    Spiega ancora Carminati, lungamente intercettato al telefono nonostante cambi scheda una volta al mese, che il suo obiettivo principale è entrare in affari con gli imprenditori («È normale che dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme») attraverso un «rapporto paritario», che avrebbe portato vantaggi reciproci («Io gli faccio guadagna’ i soldi a lui») anche attraverso l’imposizione di imprese che gravitano nel sodalizio («Guarda che noi c’abbiamo delle aziende pure di costruzioni. A chi t’appoggi? Ce l’avemo noi, capito?») Insomma, dice ancora il Nero: «Devono essere nostri esecutori: devono lavorare per noi».

     

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