mario draghi emmanuel macron versailles
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
L'onda lunga che da Parigi punta fino a Roma, in nome di una posizione più morbida verso la Russia di Vladimir Putin. E una saldatura sovranista da brividi: ecco lo spettro che per qualche ora si fa largo ai vertici del governo. Poi, a sera, gli scenari peggiori si dissolvono. Marine Le Pen tiene comunque in allerta gli europeisti e conquista il ballottaggio. A Roma la pressione di Matteo Salvini sull'esecutivo - accompagnata da segnali di insofferenza del M5S - mette in allarme l'esecutivo di Mario Draghi.
MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI
Da metà marzo, le minacce della Lega - sostenute dall'ala di Forza Italia più vicina al Carroccio - puntano direttamente al bersaglio grosso. «Il governo fino al 2023? Me lo auguro », si è limitato a dire ieri l'ex ministro dell'Interno. La paura è che la guerriglia politica aumenti d'intensità nelle prossime due settimane, quando l'Europa si concentrerà sulla campagna per le Presidenziali francesi. Con Macron in vantaggio, certo, ma con una vittoria tutta da conquistare.
giuseppe conte e vladimir putin
È come in un libro giallo: indizio dopo indizio, prende forma una prova. Da almeno tre settimane l'opposizione della Lega e del Movimento all'azione di Draghi è diventata metodo. All'inizio, il premier derubricava l'escalation politica alla fisiologica ricerca di consenso. Adesso, però, sgambetti e rilanci sono continui. Da campagna elettorale, per intenderci. Non basta appellarsi al «buon senso» dei leader di maggioranza - come ha fatto nell'ultima conferenza stampa - perché il rischio è davvero quello di paralizzare l'agenda di governo.
emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale 5
Man mano che la guerra in Ucraina si complica, le trappole si moltiplicano. L'emergenza energetica, fianco più esposto del Paese, diventa terreno per reclamare misure in deficit, scostamenti di bilancio, atteggiamenti meno atlantisti o comunque più morbidi verso Mosca. E poi c'è il fronte interno, a partire dalla delega fiscale.
Ogni volta che il premier sonda potenziali compromessi, il centrodestra li boccia, oppure rilancia su un nuovo terreno. «Siamo in questo governo per tagliare le tasse - minaccia Salvini - e non è immaginabile aumentarle». Draghi incontrerà tra domani e dopodomani i leader del centrodestra. Concederà qualcosa, se capirà che ricercano un'intesa. Tirerà dritto, invece, se dovesse accorgersi che l'obiettivo è mettere in crisi l'esecutivo.
putin conte
Il leghista è sostenuto dai pretoriani di Arcore, che orientano le scelte di Silvio Berlusconi. Per non parlare dell'attivismo di Conte: i "governisti" sperano nella capacità di Enrico Letta di tenere incollato l'avvocato al centrosinistra, limitandone le spinte centrifughe. Ma nessuno ci scommette con serenità.
Sono soprattutto i silenzi di Salvini sulla Russia di Putin a farsi notare, ai vertici dell'esecutivo. Lo specchio di una posizione che promette di manifestarsi appena possibile. L'inabissamento è infatti mossa tattica, in attesa di poter cavalcare gli eventuali disagi della crisi del gas o il complicarsi della guerra. Il segretario della Lega continua anche a corteggiare il Cavaliere, proponendo uno scambio di fatto: opziona la linea politica di Forza Italia in cambio di un posizionamento comune sempre più critico con l'esecutivo. Dettagli conosciuti dalle parti di Palazzo Chigi, che hanno allarmato anche i ministri azzurri, tutti "draghiani" e pronti a restare in maggioranza.
SALVINI LE PEN-2
Certo, Berlusconi ha bocciato l'atteggiamento di Putin, pare anche sollecitato dalla diplomazia americana che mantiene un canale diretto con Gianni Letta. Ma non basta a garantire stabilità. E si torna alle elezioni francesi. Dall'esito dipende la tenuta atlantica dell'Unione. L'attesa è per il ballottaggio, tra due settimane. Draghi ha molto investito nella prima fase del suo mandato su Emmanuel Macron.
Ed è evidente che tifa per la riconferma. L'alternativa sarebbe allarmante, con Salvini - e magari pure Conte, come in una tenaglia - pronti a sfruttare la destabilizzazione dell'Unione per passare alle vie di fatto, costringendo il premier a una capitolazione prima del termine della legislatura. Sospetti, timori. Il problema è che i nodi da affrontare sono giganteschi. A partire dal gas. Stamattina Draghi volerà ad Algeri, assieme all'amministratore dell'Eni, Andrea Descalzi.
GIUSEPPE CONTE E VLADIMIR PUTIN
Sarà ricevuto dal presidente della Repubblica d'Algeria Abdelmadjid Tebboune. E sottoscriverà un patto sull'energia che serve a coprire un terzo del "buco" del gas russo, che prima o poi verrà a crearsi per decisione europea o scelta di Putin. Ma quanto vale la missione in Nord Africa? Circa 10 miliardi di metri cubi in più di gas dall'Algeria. L'Eni, in realtà, punta a obiettivi ancora maggiori, prevedendo altri 2 miliardi aggiuntivi, grazie alla Libia. Il risultato è far passare dal gasdotto Transmed - che ha già una portata capace di assorbire l'incremento - oltre 30 miliardi di metri cubi complessivi, rispetto ai 21 miliardi attuali. Liberazione energetica dal ricatto putiniano, dunque. Investendo anche sul Congo, Mozambico e Angola.