Estratto dell’articolo di Francesca Rosso per “la Stampa”
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Una donna è appollaiata su uno dei grandi gargoyle a muso d'aquila del Chrysler Building, senza protezione, con la sua macchina fotografica. Sotto di lei il vuoto e i grattacieli di New York.
Ha coraggio, determinazione e un carattere pronto a superare ogni sfida, tanto che riuscirà a stabilire il suo studio proprio al piano più alto dell'edificio. È Margaret Bourke-White, grandissima fotografa americana nata proprio oggi, il 14 giugno di 120 anni fa. E quella foto in bianco e nero è diventata un'icona. Come quella in cui ritrae la città appesa a un elicottero fra raffiche di vento fortissime.
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Da oggi al 6 ottobre Camera - Centro Italiano per la Fotografia propone la mostra Margaret Bourke-White. L'opera 1930-1960: un percorso espositivo a cura di Monica Poggi che in 150 immagini ripercorre il lavoro e la vita della prima fotografa della rivista illustrata LIFE superando ogni tipo di barriera e confine.
[…] Una leggenda come testimoniamo i suoi ritratti a Stalin e a Gandhi, i reportage sull'industria americana, i servizi realizzati durante la Seconda guerra mondiale in Unione Sovietica, Nord Africa, Italia e Germania, dove documenta l'entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori dei campi di concentramento.
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[…] Dall'incanto per le fabbriche e i grattacieli sostenuto da una fiducia sconfinata nel progresso al viaggio in Unione Sovietica dove Stalin ha varato il primo piano quinquennale: grazie alla sua esperienza nelle acciaierie, Bourke-White è la prima la fotografa occidentale ammessa nel Paese. Dopo qualche anno riesce persino a ritratte Stalin mentre abbozza un leggero sorriso. Aveva fatto cadere alcuni flash e le lampadine che rotolavano avevano scatenato la reazione istintiva di Stalin.
La fotografa è a Mosca anche nel 1941 quando le truppe tedesche bombardano la città: di notte si apposta sul tetto dell'ambasciata americana realizzando la sagoma della capitale illuminata dalle esplosioni.
[…] Documenta poi i bombardamenti in Nord Africa, si trasferisce a Napoli testimoniando la liberazione e la vita che riprende verso la normalità.
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È la prima fotografa a seguire le forze di aviazione statunitensi. Nel 1945 copre l'avanzata in Germania fino alla liberazione del campo di concentramento di Buchenwald dove ritrae sopravvissuti scheletrici, corpi ammassati e gli sguardi dei tedeschi obbligati a fronteggiare l'orrore.
[…] Dopo i reportage in India, Pakistan e Corea racconta il tema del razzismo e delle segregazioni razziali in Carolina e in Sudafrica.
Costretta ad abbandonare la fotografia a causa del morbo di Parkinson, affronta anche la malattia come una sfida e si dedica alla sua autobiografia pubblicata nel 1963.
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Muore nel 1971.
Fino al 21 luglio la Project Room di Camera ospita Il giorno dopo la notte personale di Paolo Novelli (Brescia, 1976) a cura del direttore artistico del Centro Walter Guadagnini che spiega: «Se Bourke-White è una finestra aperta sul mondo, il lavoro di Novelli è l'esatto opposto. Un percorso intimo sulle finestre chiuse. Sono due modi di vedere la soglia: attraversandola o restando al di qua».
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