Stefano Stefanini per www.lastampa.it
franco frattini alberto tomba
Roma era la sua città ma non appena le cime si imbiancavano gli stava un po’ stretta. Sentiva il richiamo delle nevi, delle piste delle Dolomiti, delle discese eleganti e rapide insieme a Stella conosciuta proprio per la comune passione degli sport invernali. Sotto il politico, sotto il magistrato, c’era sempre lo sportivo e l’amante della natura.
Franco Frattini, ministro della Funzione pubblica e due volte ministro degli Esteri dei governi Berlusconi, Commissario europeo alla Giustizia, Libertà e Sicurezza nella Commissione Barroso, dal 2012 presidente della SIOI (Società internazionale per l’organizzazione internazionale, un cordone ombelicale con le Nazioni Unite), presidente del Consiglio di Stato in carica, non era uno sciatore della domenica. Lo sci era una cosa seria. Fra le tante attività, aveva trovato il tempo di essere direttore della Scuola Tecnici Federali della FISI che lo aveva nominato maestro e istruttore ad honorem.
giulio tremonti e franco frattini
Il 24 dicembre lo avrebbe dovuto trovare indaffarato fra decorazioni natalizie, che amava, preparativi di sci e scarponi o già sulla via delle Alpi. Invece Franco Frattini è spento prematuramente lontano dalle sue montagne, in una Roma prenatalizia e semideserta. Il presidente della Repubblica, la presidente del Consiglio non hanno mancato rendergli immediatamente tributo come “protagonista di alto livello della Repubblica” e “servitore delle istituzioni”.
SILVIO BERLUSCONI FRANCO FRATTINI
Franco Frattini è stato senz’altro entrambe le cose e merita di essere ricordato per come si è distinto in tutti i ruoli politici e istituzionali che ha rivestito sempre con intelligenza, tratto, simpatia – e impegno professionale. Quando fu nominato ministro degli Esteri la prima volta masticava ben poco l’inglese. Dopo due settimane intensive era in grado di affrontare un colloquio.
Nel giro di pochi mesi lo padroneggiava. Con gli anni era perfettamente a suo agio. Questa determinazione di essere all’altezza degli interlocutori fu un investimento nel suo futuro internazionale di Commissario Ue prima e, poi, nuovamente, di ministro degli Esteri nell’ultimo governo Berlusconi.
franco frattini
In quest’ultimo Franco Frattini lasciò un segno, invisibile a occhio nudo, oggi riassorbito dalla continuità della politica estera italiana, ma a suo tempo profondo. Come le tracce degli sci in neve fresca. Per apprezzare in pieno quel ruolo bisogna tornare al clima crescentemente crepuscolare che avvolge l’Italia, in Europa e nel mondo, durante i due anni e mezzo di quel governo (2008-2011). Uno degli effetti dell’autoproclamatasi “seconda Repubblica” era stato il definitivo spostamento a Palazzo Chigi del baricentro della politica estera – dove tuttora rimane.
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Il problema è che l’ultimo Silvio Berlusconi non fa politica estera. Nella sua agenda viaggi di quel periodo c’è un pauroso vuoto di visite bilaterali; il Presidente del Consiglio partecipa solo ai Consigli europei e ai vari G8 e simili. Ma soprattutto ha un rapporto difficile con i partner europei – tutti ricordano i sorrisetti condiscendenti di Angela Merkel e Francois Sarkozy – e ha preso per il verso sbagliato Barak Obama; conserva l’amicizia con Vladimir Putin che però ha fatto un momentaneo passo indietro per lasciare la presidenza a Dmitry Medvedev.
Quanto a Balcani, Mediterraneo, Golfo, Asia… Silvio Berlusconi è cospicuamente assente. A questo vuoto, accentuatosi nel 2011, anno critico del famigerato spread ma anche delle primavere arabe e dell’intervento Nato in Libia, Franco Frattini pose parzialmente riparo, in tre modi.
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Innanzitutto, Frattini svolse un’intensa attività bilaterale e di contatti, ad esempio nel Golfo. Consentiva quanto meno di dare un segno di presenza dell’Italia in Paesi e parti del mondo che per noi contano. Fu costantemente accanto a Giorgio Napolitano, offrendo una sponda governativa alla statura internazionale del presidente della Repubblica, in un rapporto di stima reciproca.
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Assente Berlusconi, ma presenti Napolitano e Frattini? Per molti interlocutori – a Pechino come alle Nazioni Unite - bastava ad assicurare che sull’Italia si poteva contare. Infine, grazie anche a questo filo diretto col Quirinale, Franco Frattini, dietro le quinte e in collaborazione con altri “servitori delle istituzioni”, riuscì mantenere la politica estera in rotta europea ed atlantica anche quando il Presidente del Consiglio, distratto da altri problemi, avrebbe navigato a vista. Non poca cosa, in tempi in cui, in non lontani palazzi romani, si arzigogolava di uscita dall’euro…
In politica estera la limitazione danni è un obiettivo prioritario. L’Italia deve essere grata a Franco Frattini per averlo efficacemente conseguito in anni difficili, sempre con lucidità nella mente, sorriso sulle labbra, buon umore nel cuore, e senso dello Stato.
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