Andrea Bassi per “il Messaggero”
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Non è ancora tempo del ritorno in ufficio. Lo smart working nel settore privato va avanti ancora con le regole di emergenza. La data del primo aprile che fino a pochi giorni fa sembrava quella avrebbe riportato tutti i dipendenti al lavoro dietro le scrivanie, slitterà ancora. Nel decreto sul Covid approvato ieri dal consiglio dei ministri, la nuova scadenza per tornare alle vecchie regole, quelle ordinarie, è stata spostata al 30 giugno. Fino alla stessa data viene prorogato anche l'obbligo di smart working per il lavoro agile. Ma cosa significa esattamente questa proroga decisa dal governo? Significa che fino alla fine di giugno non sarà necessario sottoscrivere gli accordi individuali con i lavoratori previsti dalla legge 81 del 2017.
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Per mettere uno, più o anche tutti i dipendenti in lavoro agile, basterà la decisione unilaterale dell'azienda. Decisione che potrà essere comunicata anche con una semplice e-mail. La proroga riguarda i dipendenti privati. Per i dipendenti pubblici le regole dello smart working sono definite all'interno dei contratti di lavoro che, tuttavia, non sono ancora in vigore. Nelle more dell'entrata in vigore dei nuovi contratti, valgono le direttive e dalle linee guida emanate nei mesi scorsi dal ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
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Nel pubblico si è in pratica già tornati all'accordo individuale. Le amministrazioni sono state lasciate libere di gestire nel modo che ritengono più opportuno le rotazioni, con la prescrizione però, di una «prevalenza» del lavoro in presenza rispetto a quello da remoto. Anche nel privato alcuni passi avanti sono stati fatti in attesa del ritorno all'accordo individuale slittato, a questo punto, al primo luglio prossimo.
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A dicembre dello scorso anno le parti sociali e il ministero del lavoro hanno firmato un accordo con il quale sono state decise alcune linee guida che avranno impatti quando si uscirà dalla fase emergenziale del lavoro agile. Secondo le intese firmate i futuri accordi collettivi, nazionali e di secondo livello, dovranno definire regole comuni sullo smart working, che gli accordi individuali dovranno necessariamente recepire, quanto meno per quei datori di lavoro rientranti nel campo di applicazione di tali accordi collettivi.
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LE PROSPETTIVE Inoltre due giorni fa, è stato trovato un accordo in Commissione lavoro della Camera su un testo unico per il lavoro agile che potrebbe essere portato in aula per l'approvazione entro il mese di maggio. Cosa prevede la nuova normativa? Come già previsto nel protocollo d'intesa tra il ministero e i sindacati, più spazio alla contrattazione collettiva nella regolazione del lavoro agile una volta che sarà finito lo stato di emergenza e almeno il 30% delle ore complessive fatte a distanza perché si possa parlare di smart working.
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Volendo attenersi al limite minimo non si potrà organizzare su base settimanale ma bisognerà distribuire i giorni sul mese. Nel contratto collettivo secondo il Testo unico si dovrebbe chiarire la responsabilità del datore di lavoro e del lavoratore per quanto attiene alla sicurezza e al buon funzionamento degli strumenti tecnologici ma anche il riconoscimento, per esigenze di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, del diritto alla priorità nello smart working per i lavoratori disabili e per quelli al termine del congedo di maternità.
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Il contratto dovrebbe garantire anche equiparazione di trattamento economico e giuridico del personale in modalità agile e del personale in presenza a tutti i settori occupazionali includendo lo sviluppo delle opportunità di carriera, Dovrebbe inoltre chiarire le misure organizzative per garantire la disconnessione. Viene anche previsto uno sconto sui contribuiti Inail dell'1 per cento per i datori che adotteranno il lavoro a distanza.
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