Chiara Di Clemente per “il Giorno”
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SOLO è chi manca, e perciò ritorna, scriveva Carmelo Bene. Perché è così: via via che il tempo passa le nostre vite vanno a riempirsi non solo di quello che abbiamo ma anche e soprattutto di ciò che abbiamo perso. «Mi ha regalato questo set da barba per il mio compleanno - scrive un anonimo da Zagabria -.
Non lo uso da tempo, ma l' ho conservato come suo ricordo. Aveva 17 anni quando ci siamo conosciuti. Io ne avevo 27, ero sposato e avevo tre figli. Ci siamo lasciati dopo 10 anni.
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Poi si è sposata e ha avuto una bambina. Spero che lei non mi ami più.
Spero non sappia che lei è l' unica persona che io abbia mai amato».
A METÀ STRADA tra Proust e Liala, a metà strada tra l' happening artistico concettuale e l' autoironico sberleffo situazionista, ecco a voi Il museo delle relazioni interrotte, ovvero «ciò che resta dell' amore in 203 oggetti».
Questo museo - che esiste davvero - è nato a Zagabria, dall' idea di due fidanzati che a un certo punto hanno dovuto fare i conti con la fine della loro storia, come capita più o meno a tutti, prima o poi.
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Lei, Olinka Vistika, art producer; lui, Drazen Grubisic, artista visivo. Si sono chiesti: cosa accadrà alle rovine del nostro amore, a ciò che a distanza di tempo continuerà a ricordare i momenti felici e i sogni infranti?
«Così ci è venuta l' idea - racconta Olinka nell' introduzione del volume Mondadori dedicato al Museo appena uscito in Italia -: un posto dove raccogliere i proiettili scarichi degli amori passati, una soluzione più bella e poetica della spartizione dei beni di famiglia, o peggio ancora del vandalismo emotivo che avrebbe distrutto parti inestimabili della nostra storia intima».
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IL PRIMO oggetto della collezione è un coniglietto a molla, «il nostro animale domestico che non potevamo permetterci». La prima apparizione in pubblico del Museo è del 2006, come parte di un' installazione in un festival d' arte in Croazia: «un container di una nave abbandonato ospitava 40 oggetti di un naufragio amoroso; li abbiamo esposti sotto forma anonima - prosegue Olinka - l' unica didascalia erano le storie personali dei loro proprietari.
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Nel giro di poco tempo ci hanno invitato a fare installazioni a Berlino, San Francisco, Lubiana e Singapore, mentre via che gli anni passavano ho quasi perso il conto delle migliaia di oggetti che ci sono stati inviati da Europa, India, Cina, Australia e Stati Uniti».
Dopo più di 40 mostre - con gli oggetti esposti sempre in forma anonima ma sempre corredati dal racconto di chi li ha donati - sono nati due Musei stabili, uno a Zagabria e uno a Los Angeles. In mostra, «relazioni interrotte» di ogni genere: tra amanti, certo, ma anche tra figli e genitori e tra genitori e figli.
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DA BOLOGNA arriva il "Cruciverba", una Settimana Enigmistica con qualche casella bianca nelle parole crociate in prima pagina: «Mio padre è morto il 14 aprile 2015 - scrive il donatore -. Ero con lui in ospedale per assisterlo. Passava sempre il tempo con questi cruciverba. L' ultimo non è finito. Mio padre era divertente, enigmatico, e dava conforto. Proprio come un cruciverba».
Ci sono un paio di protesi mammarie di silicone di dimensioni considerevoli che una donna racconta d' aver dovuto impiantare sotto la pressione del fidanzato, solo che il suo corpo le ha rigettate, condannandola a un calvario di operazioni: «Ho mutilato il mio corpo per un uomo che amavo. Ma non ci si può legare a un altro se prima non amiamo completamente e pienamente noi stessi».
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CI SONO due pupazzetti di rane: «Mia madre è andata via quando avevo tre anni. Questo è uno dei pochi regali di Natale che mi ha fatto»; una giarrettiera bianca («Non l' ho mai messa.
Magari la relazione sarebbe durata di più se l' avessi fatto»), frustini sadomaso e tostapane, perizoma fatti di caramelle e ferri da stiro, anelli e ciocche di capelli, coltelli asce e katane, vinili e musicassette, foto strappate, scarpe e cetriolini sott' olio, un abito da sposa in un barattolo, pezzi di pietra rubati nei posti dove abbiamo seppellito i nostri cari.
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In un mondo in cui tutto si consuma si getta e si sostituisce, eccole qui, le tazze sbreccate e riattaccate della vita: rughe dentro al cuore, invenzioni d' autore, celebrazioni di ritrovata libertà.
Dice la didascalia sotto al giocattolo di plastica a forma di hamburger: «Il suo cane ha lasciato più tracce di lui» e quella sotto al barattolo dell'"Incenso d' amore": «Non funziona».
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