DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Andrea Montanari per “MF – Milano Finanza”
Il punto di partenza è che lo stallo tra i due grandi contendenti non giova a nessuno.
Anche se Mediaset in questi mesi può brindare ai risultati della raccolta pubblicitaria, sostenuta dai Mondiali di Russia di giugno-luglio (mentre gli ascolti in prime time stentano e spesso Rai1 batte nettamente Canale5), il braccio di ferro in atto da oltre due anni con il secondo azionista di fatto Vivendi (il 28,8% è stato congelato per il 20% in un trust) non facilita il lavoro di nessuno.
E soprattutto non porta risultati positivi agli azionisti, a partire da Fininvest (41%) che, come la rivale d' Oltralpe, vede il titolo del Biscione assestarsi ben al di sotto della soglia dei 3 euro. Ieri le azioni hanno chiuso a 2,69 euro, con un saldo da inizio anno del 16,6%.
Ma si sa che da tempo, dal luglio 2016, il gruppo tv e l' azienda che fa riferimento a Vincent Bolloré sono ai ferri corti. Al punto da finire in tribunale dopo la causa avanzata dal Biscione in seguito al mancato rispetto dall' accordo vincolante siglato nell' aprile 2016 e relativo all' acquisto di parte di Mediaset Premium da parte di Vivendi.
Senza trascurare che l' intesa prevedeva lo scambio azionario incrociato del 3,5%, propedeutico alla nascita di un polo sudeuropeo (Italia-Francia-Spagna) da contrapporre a Sky e a Netflix. Adesso, a poche settimane dall' udienza al Tribunale di Milano, pare che qualche cosa si stia muovendo.
pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018
Da indiscrezioni di mercato risulta che gli avvocati di parte -Giuseppe Scassellati Sforzolini, dello studio legale Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, per conto di Vivendi, e Michele Carpinelli, special independent counsel dello studio Chiomenti- abbiano ripreso a dialogare per trovare una soluzione. Non solo sul fronte legale ma anche su quello prettamente industriale.
Un rinnovato attivismo che si può spiegare con l' operazione Comcast-Sky, le continue difficoltà di Canal+ (Vivendi) in Francia e la concorrenza degli over-the-top. E che qualcosa in questo senso si stia muovendo lo dimostra che, dopo mesi di letargo, sia tornato attivo sul dossier anche Tarak Ben Ammar.
berlusconi in tunisia con tarak ben ammar
Il finanziere tunisino che ha sponde sia con Bolloré sia con la famiglia Berlusconi, si sarebbe riproposto come mediatore. Ma se questi sono i desiderata di Vivendi e le intenzioni di Bolloré, dall' altra parte della barricata il network televisivo di Cologno Monzese tiene dritta la barra: si attende l' esito del giudizio (sulla causa da 3 miliardi) pronti però ad accogliere eventuali proposte di adeguato risarcimento.
VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR
Mentre sul piano strategico è noto che Pier Silvio Berlusconi da mesi voglia lavorare a un polo televisivo free europeo, puntando a partner quali ProsiebenSat.1 e Tf1. Anche se magari ora l' idea Vivendi può tornare d' attualità.
berlusconi bollore vivendi mediasetTARAK BEN AMMAR
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