Laura Aguzzi per ''la Stampa''
lo stato sociale
Parlare di cose serie, senza prendersi sul serio.
Lo Stato Sociale sbarcano a Sanremo e lo fanno con il loro carico di surreale, ironico, crudele realismo. Una vita in vacanza è il brano scelto: tra echi pop e pista da ballo descrive le assurdità del mercato del lavoro e la forza che la società esercita nello schiacciare i desideri dell' individuo.
Andiamo sul pesante insomma, ma con leggerezza.
La domanda che tutti si pongono però è: ma l' indie non era in rotta con Sanremo?
La scena italiana non ne aveva decretato da tempo la fine?
Risposta: ogni tanto qualcuno prova a rompere gli schemi.
Questa volta tocca a loro. «La nostra regola è che lì dove ci sono libertà e possibilità di dire le cose che pensiamo, ci siamo anche noi», racconta Alberto (Bebo) Guidetti, che per la band si occupa di drum machine e programmazione.
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«Per Sanremo alla fine si tratta di seguire semplici regole di buona educazione: non dire parolacce e non esprimersi a livello politico. Questo un po' mi dispiace, ma ci si poteva stare. Continuano a farci terrorismo psicologico e a dirci che salire sul palco dell' Ariston è una cosa assurda. Ma noi siamo in cinque: terremo botta, come si dice a Bologna».
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Al sesto anno di attività Lo Stato Sociale pubblica anche una raccolta: Primati , «una presa in giro anche di noi stessi, che certo di primati non ne vantiamo moltissimi e anzi da sempre siamo in ritardo a tutti gli appuntamenti».
Nell' album quattro inediti, molti ospiti e i dvd dei concerti al Forum e al Paladozza: «Un modo per ricordarsi e ricordare che sì, d' accordo, siamo così indie che andiamo a Sanremo, andiamo da Fazio e pubblichiamo un best of. Però dal vivo "spacchiamo" ancora».
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In realtà Lo Stato Sociale anche prima di Sanremo qualche primato ce l' ha: sono stati la prima band indie a riempire i palazzetti e la prima a farsi baciare da Orietta Berti. Però, alla fine, che vuol dire indie? «L' ho detto e non mi stancherò mai di dirlo, indie non è un genere di musica. è un modo di fare quello che più ti pare senza farsi dettare le regole dai grandi circuiti. E neanche dalle etichette che man a mano ti piovono addosso. E neanche da Sanremo».
Certo, a partecipare al Festival si corre anche il rischio di vincerlo però. Voi a che piazzamento ambite? «Penultimi, a pari merito con gli Elii perché loro a quel posto ci tengono tantissimo». E se poi vincete?
«Io vado al bar. Come se arriviamo secondi, terzi o quarti. Anzi in realtà ci sto già adesso, quindi mi sto portando avanti». Sempre a Bologna, chiaro. E come va la città che vi ha fatto crescere? «Continua a essere incredibilmente attiva, con club in grado di proporsi a livello nazionale e un grande fermento culturale. Certo esiste un problema di carovita e una vera emergenza case che è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe il caso di fare qualcosa».
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I problemi, sociali, esistono insomma ma non ce la fanno ad ammazzare la leggerezza. Ecco, come Lo Stato Sociale. Che di Bologna alla fine è uno dei figli più brillanti degli ultimi anni.
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