GRINKO
Simona Bertuzzi per Libero Quotidiano
Due neonate avvolte in lunghi drappi di seta nera, la luce dei riflettori, la calca dei fotografi. E quella passerella che scorre dritta e strafottente in mezzo a file di estranei a caccia di un titolo e di una sfumatura glamour che sia più di un tocco di pailettes appiccicato a un corpo etereo di modella.
L' immagine dello stilista russo Sergei Grinko e del suo compagno Filippo Cocchetti che percorrono la passerella milanese tenendo in braccio le loro bimbe di un mese - Emma e Sophia - nate con la fecondazione eterologa in Messico ha già fatto il giro del mondo.
E il mondo, come sempre, si è inchinato all' esibizione: plauso, consenso e lacrime.
Qualcuno si è alambiccato attorno a iperboli mielose: «orgoglio e gioia pura per la paternità, al di là di ogni speculazione».
Qualche altro ha già appiccicato lo scatto alle battaglie, presenti e future, sui diritti dei gay. Pareva abbastanza come esordio della settimana della moda milanese, roba da far carta straccia di qualunque altra invenzione. Ma poi è spuntata l' ecografia delle bimbe, incollata a velluti e drappi di vestiti come alle cartoline degli inviti spediti a mezzo posta. Sottotitolo: la casa delle bambole.
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E inutile dirlo: la notizia ha fatto il botto, il resto relegato a noia da rotocalco e routine da mestieranti della penna. E a quel punto, solo a quel punto, è scattata in noi la domanda: ma che c' entra la paternità, anzi l' essere genitori, anzi l' aver cercato un figlio a dispetto del sesso, del destino e delle polemiche, con quella cosa lì? Con il clamore, la passerella, i drappi esibiti e i flash dei fotografi? No, non scomodatevi.
Non ci frega nulla che in questa storia di sfilate e cotillon non ci siano un papà e una mamma tradizionali ma due uomini orgogliosi e convinti. Ci frega solo di quelle bimbe. Hanno solo un mese, sapete, Emma e Sophia. E i neonati non chiedono notorietà.
Cercano stanzette ovattate e note lente di ninna nanna avvolgenti.
Impari a sussurrare quando nasce un figlio. Fino a che puoi, fino a sembrare matto. E ti importa solo che il mondo attorno non metta becco, figurarsi la stampa. Ci sono donne che l' ecografia dei figli la tengono custodita nel portafoglio finché loro stesse hanno respiro. Altre che vivono il primo battito e la prima istantanea sulla vita come il più geloso dei momenti.
E quando arriva l' amica e chiede un pezzetto di felicità si ritraggono avide e sdegnate. Perché l' amore è fatto così: rifugge la notorietà, il clamore, l' esibizione. Protegge e non chiede altro. Immaginiamo già le reazioni stizzite: "Grinko ha condiviso la sua gioia col mondo", "Grinko si è fatto paladino e portavoce dei diritti di tutti i papà omosessuali". Forse, ma ne avremmo fatto volentieri a meno. Contestiamo la politica quando porta i bimbi nei cortei.
Contestiamo le madri quando diventano paladine di battaglie che sono solo loro seppur sacrosante - ricordate la vicenda del panino in mensa? Contestiamo i reality quando coi bimbi sul palco mietono ascolti e incantano spettatori. E vogliamo fingere comprensione e gioia per le neonate in passerella? No, suvvia, niente ipocrisie. Ci sono cose che attengono al privato e altre alla sfera pubblica. E quando si tratta di minori c' è un privato che ha bisogno di una tutela in più. Anche il nostro diritto di cronaca si ferma, figurarsi il diritto alla condivisione (e alla pubblicità).
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