1 - «VENDERE CANNABIS LIGHT È UN REATO» SONO OTTOCENTO I NEGOZI IN TUTTA ITALIA
Alessandra Arachi per il "Corriere della sera"
read & weed la cannabis legale insieme ai grandi classici della letteratura 8
La Corte di Cassazione ha detto: è reato commercializzare i prodotti derivati della cannabis Sativa e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio e resina. Ma poi ha aggiunto: «Salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». Quali siano i parametri per definire «l' efficacia drogante», però, gli ermellini non lo hanno esplicitato. Non ancora, perlomeno.
Quella depositata ieri dai giudici della Cassazione a sezioni unite, infatti, è un'informazione provvisoria e bisognerà aspettare le motivazioni per definire i contorni di questa vicenda che riguarda circa ottocento negozi che commercializzano la cosidetta «cannabis light» e che adesso sono a rischio chiusura.
Agli inizi di febbraio sempre la Cassazione aveva stabilito che la cannabis light era lecita, e per definire cosa fosse «light» aveva fissato come parametro il Thc entro lo 0,6%. Adesso bisognerà aspettare per capire cosa succede.
dolci alla cannabis 9
Nell' informazione di ieri gli ermellini hanno scritto che saranno i giudici di merito che, caso per caso, dovranno stabilire se sequestrare o meno i prodotti. Un'incertezza che già durante l'udienza aveva spinto il Pg della Cassazione Maria Giuseppina Fodaroni a sollevare dubbi sulla materia. Ha detto infatti il Pg: «Le indicazioni fornite dal legislatore non sono chiare: pertanto non vi è la prevedibilità, da parte del cittadino e del commerciante, sulle condizioni suscettibili di essere sanzionate». E per questo Maria Giuseppina Fodaroni si era espressa per l' invio degli atti alla Consulta.
Sono ormai centinaia i negozi che vendono «cannabis light», un business che ha risvolti a livello industriale oltre che a livello agricolo, ed è questo l' unico uso previsto dalla legge 242 del 2016, lì dove si permette in maniera esplicita la coltivazione della canapa per fini medici.
dolci alla cannabis 8
La sentenza è stata commentata in modo molto favorevole dal ministro dell' Interno Matteo Salvini: «Siamo contro qualsiasi droga, senza se e senza ma. A noi piace il divertimento sano». Era stato proprio il vicepremier Salvini ad annunciare di voler chiudere tutti i negozi di «cannabis light» sparsi sul territorio e ad emanare il 9 maggio una direttiva ai prefetti con un giro di vite sui controlli. Ieri lo ha appoggiato anche un altro ministro della Lega, quello della Famiglia, Lorenzo Fontana: «Siamo molto soddisfatti».
Secondo Fontana, che tra le sue deleghe ha anche quella sugli stupefacenti, nel verdetto della Suprema Corte si può leggere «una conferma delle preoccupazioni che abbiamo sempre manifestato in relazione alla vendita di questo tipo di prodotti e della bontà delle posizioni espresse e delle scelte da noi adottate».
cbd 1
I radicali sollevano un dubbio: «Che questa sia una sentenza politica in linea con il volere di un ministro che ha annunciato un' offensiva contro la cannabis light». E Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa: «La decisione della Cassazione è paradossale: si vietano i prodotti a base di cannabis light, prodotti cioè con un bassissimo contenuto di principio attivo. Si cancella o si condanna al mercato nero un settore in espansione. E in tutta la filiera si cancellano decine di migliaia di imprese e posti di lavoro regolari».
Esulta invece il popolo del Family Day, con in testa Massimo Gandolfini. E si unisce a loro Annagrazia Calabria, deputata di Forza Italia: «È impossibile tollerare zone d'ombra che in qualche modo legittimino la subcultura dello sballo». Intanto Google, come Apple, mette al bando nel suo Play Store le app che vendono o «facilitano la vendita» di marijuana e prodotti derivati, indipendentemente dal fatto che in alcuni Stati la cannabis sia legale.
tilray, il gigante della cannabis
2 - LA RABBIA DEL COMMERCIANTE «STAVO PER ASSUMERE COSÌ ROVINANO DELLE FAMIGLIE»
Stefano Landi per il "Corriere della sera"
La sentenza era uscita da una manciata di minuti. «E il mio telefono ha iniziato a squillare. Si è scatenato il panico assoluto. Tutti che si chiedono ora che succede. Se dobbiamo buttar via tutto. Nasconderci. Gente che piange». Marco Dalla Rosa, 35 anni, è un punto di riferimento per gli amanti della canapa nel Nord-est. Nell' aprile del 2014 ha aperto «Canapalpino» a Sedico, nel Bellunese.
Affari d' oro, tanto che a dicembre di un anno fa ha raddoppiato con un altro negozio a Feltre. Il suo è business che ruota attorno alla cannabis a 360 gradi. Quindi anche cosmetica, alimentare, bioedilizia, tessuti. Comparti che quanto meno gli consentiranno di andare avanti e sopravvivere. «Ma dovrò ridimensionare i piani. Stavo per assumere, così dovrò cambiare tutto. E soprattutto non sappiamo cosa aspettarci. Da oggi ognuno dirà la sua e amplificherà il caos che si è generato su questa questione».
cannabis light
Negli ultimi cinque anni, il numero di negozi di canapa light in Italia è passato da zero a 800. Un mercato che vale circa 50 milioni di euro, in crescita a tassi del 100 per cento annui. Numeri clamorosi che hanno spinto tanta gente, anche culturalmente lontanissima dal mondo della cannabis, a scommettere su questo settore. E a investirci molti soldi.
Facile immaginare l' impatto economico che avrà la sentenza. Ma anche un futuro prossimo fatto di interpretazione e cavilli intorno al cosiddetto «effetto drogante» che ha ispirato la sentenza.
cannabis
Da stamattina i negozi apriranno e nessuno sa cosa potrà succedere. Per questo a caldo pochi vogliono parlare. Preferiscono non avere attenzione mediatica. Meglio stare sottotraccia. I più «coraggiosi» andranno avanti, a costo di rischiare sequestri e quindi un processo. Chi si arrende resterà sul lastrico. «Non si rendono conto che così paralizzano un settore in grande espansione. Rovinano la vita di molte famiglie, soprattutto quello degli agricoltori che la coltivano», aggiunge Dalla Rosa.
Molti pensavano che fosse una discussione da campagna elettorale. Nessuno immaginava un' accelerata in tal senso. Ora sperano che questa interpretazione non diventi legge scolpita nel marmo. «A questo punto sarebbe responsabilità del Paese almeno ricompensare la gente che ha fatto impresa investendo tutto fino all' ultimo euro in un' attività che fino a ieri era perfettamente legale».