Dagotraduzione dal Daily Mail
Carri armati russi a Kiev
La guerra di Putin alla libertà di espressione inizia a vacillare. Ieri, durante un talk show ospitato sul canale televisivo di Stato Russia 1, gli ospiti si sono rifiutati di sostenere la propaganda del Cremlino sulla guerra in Ucraina e hanno criticato apertamente il brutale attacco della Russia, definendo l’invasione «anche peggiore dell’Afghanistan».
Nonostante i conduttori del talk sostenessero la narrativa ufficiale, quella secondo cui Putin avrebbe condotto una «operazione speciale» per «smilitarizzare» e «de-nazificare» l’Ucraina, affermazioni definite da Kiev e dai suoi alleati come pretesti infondati, uno degli ospiti si è ribellato citando la disastrosa invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss nel 1979, che si è conclusa solo dieci anni dopo.
Carri armati russi in Afghanistan
Gli storici sostengono che il fallimento di Mosca in quella guerra, in cui rimasero uccisi migliaia di soldati dell'Armata Rossa, alimentò la disillusione tra milioni di persone nell'Unione Sovietica e alla fine contribuì a provocare il crollo dell’ «Impero del Male» nel 1991.
Il "propagandista in capo" di Putin, Vladimir Soloviev, che è stato sanzionato dall'UE, è stato costretto a interrompere Semyond Bagdasarov dopo che l'accademico gli aveva detto: «Dobbiamo entrare in un altro Afghanistan, ma anche peggio?». Ha detto che in Ucraina «ci sono più persone e queste sono più avanzate nella gestione delle armi», prima di aggiungere: «Non ne abbiamo bisogno. È già abbastanza».
Irpin, a nord di Kiev, 2022
Parlando in precedenza durante una trasmissione su Russia 1, Karen Shakhnazarov, regista ed opinionista, ha affermato che il conflitto in Ucraina rischiava di isolare la Russia. «Faccio fatica a immaginare di prendere città come Kiev. Non riesco a immaginare come sarebbe». Il regista ha poi chiesto la fine della guerra, dichiarando: «Se questo film inizia a trasformarsi in un disastro umanitario assoluto, anche i nostri stretti alleati come Cina e India saranno costretti a prendere le distanze da noi».
Semyon Bagdasarov
«Questa opinione pubblica, di cui il mondo si sta saturando, può giocare a nostra sfavore... La fine di questa operazione stabilizzerà le cose all'interno del Paese».
Putin ha intensificato la repressione dei media e delle persone che non rispettano la linea del Cremlino sulla guerra, bloccando Facebook e Twitter e firmando un disegno di legge che criminalizza la diffusione intenzionale delle cosiddette "notizie false" in Russia.
I russi che criticano la guerra rischiano di essere incarcerati per 15 anni, mentre i media indipendenti nel paese affrontano minacce di chiusura o ingenti multe se si riferiscono alla campagna militare come a una "invasione".
vladimir putin Karen Shakhnazarov