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    LO STRANO CASO DEL DOTTOR FEDEZ E MR. LUCIA – LO SCRITTORE JONATHAN BAZZI SULLA PARABOLA DEL RAPPER, IL CUI VERO NOME È FEDERICO LUCIA, DA RAGAZZO DI PERIFERIA A INFLUENCER E “POLEMISTA” SOCIAL: “È IL RAGAZZINO SOVRAPPESO CHE VIENE BULLIZZATO A ROZZANO, MA ANCHE L'IMPRENDITORE MILIONARIO, IL FILANTROPO SOCIAL CHE NON RIESCE A TENERSI UN AMICO. CI PIACE CONGETTURARE, PROIETTARE, USARLO. E FEDEZ, IN BUONA PARTE, CI LASCIA FARE. NEGLI ANNI CON CHIARA LA RABBIA SEMBRAVA ADDOMESTICATA. QUESTA NUOVA FASE DI FEDEZ, ANCORA INCERTA E NON PRIVA DI OMBRE, POTREBBE ESSERE LA..."


     
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    Estratto dell’articolo di Jonathan Bazzi per www.corriere.it

     

    jonathan bazzi jonathan bazzi

    Fedez e io siamo cresciuti nello stesso paese dell'hinterland milanese, abbiamo frequentato lo stesso liceo ed entrambi abbiamo voluto diventare qualcosa di molto diverso da quel che avevamo intorno, violando una segregazione accettata da molti come un editto di natura. È forse per questo che sento una specie di spontanea simpatia, al di là e contro i pareri diffusi.

     

    Ma c'è qualcosa in più: mi rivedo anche nel suo stato di allerta perenne, nel bisogno di trovare nemici, fondare regni di armonia e sodalizio per poi rovesciare il tavolo, e mettere al mondo l'opposto […] Eppure siamo anche molto diversi […] Questo cambia tutto? Non ne sono sicuro. […]

     

    fedez DA PICCOLO fedez DA PICCOLO

    Federico Leonardo Lucia per immaginare la trasformazione che dai margini l'avrebbe portato al centro di tutto ha creato Fedez, pifferaio magico dei media, moltiplicatore di like, traffico e share. Pubblicamente più criticato che amato, eppure i numeri confermano ogni volta che il suo richiamo si esercita implacabile, al di là delle generazioni, degli ambienti e delle differenze sociali.

     

    Fedez e Chiara Ferragni sono/erano i campioni del gioco a cui tutti partecipiamo, e le critiche verso di loro hanno spesso lo stesso tenore performativo e autopromozionale dei bersagli che prendono diira. […] Fedez è una specie di archetipo dell'inconscio popolare contemporaneo, più estroflesso che segreto: è il parametro e il capro espiatorio, il correlato divisivo dell'idea di successo […]

     

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    Fedez è il ragazzino sovrappeso, gonfio di cortisone per l'asma, che viene bullizzato a Rozzano ma anche l'imprenditore milionario, è il filantropo social ma anche il polemista che non riesce a tenersi un amico, è l'esordiente che nel primo disco sbeffeggia la mascolinità tossica (nel testo e nel video in tutù rosa di Faccio brutto) ma anche, pare, l'amico di ultrà inclini a risolvere i dissapori con la violenza.

     

    […] c'è chi parla di ritorno del lato oscuro di un tempo, di "legge della strada" che prende il posto dell'idillio familiare degli ultimi anni. Come sempre, in realtà, non sappiamo molto, eppure ci piace congetturare, proiettare, usarlo. E Fedez, in buona parte, ci lascia fare, accendendo istintivamente sempre la miccia migliore, quella che produrrà l'incendio più alto.

     

    […] Il desiderio di Fedez, di adrenalina, sguardi, affetto, potere, bellezza - che qualcuno chiamerà narcisismo, avidità - lo rende un personaggio complesso, più interessante da raccontare che da giudicare. Perché in lui l'epica del riscatto si mischia alla paranoia, al sospetto, al trauma che torna a stortare le cose: una compresenza di eccessi, che tiene insieme il bagliore e lo strapiombo, la generosità e l'hybris, la purezza e il caos.

     

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    Difficilmente attacca per primo, ma è come se non aspettasse altro che difendersi. È sempre pronto a farlo, e con gli interessi: lo si vede dalla mimica, dagli occhi, dalle braccia. […] Eppure, a guardare bene, non è tutto lì: certe volte si scioglie, più facilmente quando è da solo, in diretta su Instagram, o coi suoi bambini. Altrimenti il suo sguardo è torvo, scontroso, il suo corpo si chiude. Ipotizzare le cause - ambientali, familiari - di questa chiusura, di questa rabbia, significherebbe di nuovo congetturare, proiettare. Per capire è meglio restare sulla soglia, limitarsi a osservare. Perché nessuno parla mai della tenerezza di Fedez, della fatica che sembra accompagnarlo sempre, anche quando tutto attorno a lui splende?

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    Negli anni con Chiara la rabbia sembrava addomesticata, ma la differenza tra i due è sempre stata lampante: lei appartiene più alla prima stagione dei social, quando la promozione della propria immagine era sufficiente per imporsi, Fedez è in sintonia invece con la seconda fase, in cui siamo da anni, fatta di contrapposizioni e conflitti che si autoalimentano, dove il fine non è mai riconciliare, ricomporre.

     

    Nelle ricorrenti diatribe con critici e detrattori, nel corso di questa o quella polemica, se Chiara era sempre per fare un passo indietro, lasciarli parlare, per lui era impossibile non gettarsi nella mischia, azzuffarsi, ancora una volta: difendersi. Forse Federico, diventando Fedez, ha scoperto modi nuovi - il rap, i social, l'influenza mediatica - per parare i colpi, o vendicarsi di quelli subiti, e gli è diventato impossibile trattenersi, risparmiarsi.

     

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    […]  In quest'epoca in cui il bene più prezioso è la reputazione è facile essere spietati con le persone di successo: con Fedez molti lo sono stati, anche nei momenti più delicati. Gli hanno dato del calcolatore senza scrupoli, del manipolatore, del narcisista patologico, pronto a guadagnare sulla nascita e la morte, l'intimità propria e altrui, la vulnerabilità.

     

    Ma la verità è che le decisioni, gli orientamenti di una vita - lo sfidare o il provocare, l'esporsi o la mancanza di privacy - sono frutto di stratificazioni fitte e lontane, accumulatesi nel tempo. In certe singole reazioni si nascondono decenni, eventi e processi di cui non sappiamo nulla, e a volte le sentenze sbrigative hanno il solo effetto di inchiodarci a un unico evento, e smettere di pensare.

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    Dovremmo riscoprire il piacere di sospendere il giudizio e limitarci a criticare, eventualmente, un'azione, senza per questo sognare la morte civile dell'altro, sconosciuto o celebre che sia. […] Ammettendo, ad esempio, la nostra ambizione, il nostro narcisismo, la nostra rabbia bloccata nel corpo.

     

    […] Questa nuova fase di Fedez, ancora incerta e non priva di ombre, come suggeriscono le cronache, potrebbe essere la miniatura di una sintonia da ritrovare tra la vita e la sua rappresentazione digitale: ne va soprattutto della nostra capacità di accettare l'ambivalenza, la più sottovalutata, oggi, tra le qualità umane. Quella che ci permette di cambiare idea, spostarci da dove eravamo, ma è anche quella che consente di proiettarci in chi non ci somiglia, non ci piace, o ci è ostile. […]

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