Pierfederico Pernarella per "il Messaggero"
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Torrice, un piccolo Comune del Frusinate, si è trasformato una fabbrica di cittadinanze italiane. Poco meno di un centinaio dal 2017 al 2020. Una cifra elevata già di suo, ma ancora più anomala per un paese di 5mila abitanti. Tanto anomala che ora sulla vicenda sta cercando di fare luce la Procura. Nei giorni scorsi la Polizia si è presentata in Municipio con un decreto di sequestro e ha cominciato ad acquisire tutte le carte dei procedimenti. Per ora le ipotesi si reato sono l'abuso d'ufficio e il falso ideologico, ma l'inchiesta potrebbe prendere altre direzioni una volta eseguiti accertamenti più approfonditi.
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La storia è venuta fuori alla vigilia dell'ultima tornata elettorale per le amministrative quando qualcuno ha notato nelle liste elettorali un'anomala concentrazione di cittadini originari del Sud America. Da dove spuntavano? È stato fatto un accesso agli atti ed è emerso che dal 2017 al 2020 erano state concesse 98 cittadinanze italiane per discendenza in base al principio dello iure sanguinis. I richiedenti, tutti di origine sudamericana e in particolare del Brasile, avevano dichiarato di avere un antenato emigrato in Sudamerica tra fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Parentele vere o inventate? Bella domanda. Pare che le istruttorie nel Comune ciociaro non siano state così certosine.
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I PRECEDENTI A far alzare le antenne degli investigatori sono state precedenti inchieste giudiziarie, come l'operazione Super Santos che nel 2019 ha smascherato un'organizzazione che operava tra Verbania e Novara e si occupava di far ottenere la cittadinanza a immigrati brasiliani, 7 mila euro a pratica, fornendo documenti falsi e contratti d'affitto. Il tutto, ovviamente, con la complicità dei funzionari comunali. Raggiri di questo tipo si sono stati scoperti in tanti altri piccoli e medi Comuni italiani. Ma al di là degli eventuali illeciti, c'è anche una questione di diritto.
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Il Ministero dell'Interno ha diffidato dal concedere la cittadinanza in base al principio iure sanguinis ricordando il caso della cosiddetta grande naturalizzazione brasiliana con cui gli emigranti italiani in Brasile rinunciarono alla cittadinanza del paese di origine. Ma su questo punto il Tribunale di Roma ha bocciato le eccezioni dell'Avvocatura dello Stato. Il caso del paese ciociaro è ancora tutto da inquadrare, ma gli aspetti che meritano un approfondimento non mancano. Intanto il crescendo delle pratiche rilasciate nel corso degli anni: 10 nel 2017, 16 nel 2018, 33 nel 2019, 39 nel 2020.
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I numeri, però, per quanto anomali, non raccontano tutto. C'è ad esempio un altro aspetto curioso: tutti gli immigrati che hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza italiana nel Comune ciociaro provenivano dal Nord Italia. Perché non chiedere le cittadinanze italiane nei Comuni in cui risiedevano e quindi trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza in un piccolo paese? È un'altra delle domande a cui stanno cercando di dare una risposta gli investigatori. Ma intanto su questo aspetto sono emersi altri particolari singolari.
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SEMPRE GLI STESSI DOMICILI Per ottenere la cittadinanza italiana bisogna essere anche residenti nel Comune che la rilascia. E allora è venuto fuori che le residenze sarebbero state ottenute, in una buona parte dei casi, indicando sempre gli stessi domicili. Abitazioni poco più grandi di un monolocale in cui a rotazione avrebbero trovato domicilio gruppi anche di 7-8 persone. L'effettiva residenza andrebbe anche verificata con controlli sul posto che normalmente sono di competenza degli agenti polizia locale.
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Nel caso di Torrice ad effettuare gli accertamenti i sulla residenza dei richiedenti di cittadinanza italiana, stando alle carte, sarebbe stato lo stesso funzionario che si è occupato di tutte le pratiche. E che fine hanno fatto le decine di nuovi cittadini italiani arrivati in questi anni in Ciociaria? Di loro, ad oggi, risulterebbero residenti a Torrice meno di una decina. Toccata e fuga, giusto il tempo per ottenere l'agognata cittadinanza italiana.
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