Estratto dell'articolo di Andrea Silenzi per "la Repubblica"
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Quando Taylor Swift sale sul palco, e dedica lo show «alla città più romantica del mondo», sembra quasi più piccola del racconto che ha messo in piedi. Ma prima del boato di fan che l’hanno accolta a Parigi per la prima data europea dell’ Eras Tour ci sono lustrini, ovunque, stivali — bianchi, dorati, argentati — e cappelli da cowboy. Li indossano anche le cameriere dei bar sul viale che porta all’ingresso dell’Arena Défense, dove si ascoltano solo canzoni dell’artista dei record. Il disco volante Taylor Swift è atterrato sulla capitale francese spargendo quella polverina magica che l’ha resa, per distacco, la cantante più importante del globo.
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Gli “Swifties”, i suoi fan, sono in coda da ore quando l’Arena apre i battenti. Alcuni hanno organizzato una tendopoli e trascorso la notte in attesa per essere in testa alla fila. Vengono da ogni parte del mondo. […]
Una signora di Milano, in compagnia della figlia e di una sua amica che arriva dall’Inghilterra racconta le difficoltà per trovare un biglietto: «Fallito il primo tentativo siamo riuscite, con fatica, a entrare in coda per l’acquisto. Erano rimasti solo biglietti vip, abbiamo speso un capitale ma siamo troppo felici. E abbiamo fatto un regalo all’amica di mia figlia per il suo compleanno ». […]
Poi c’è il palco. La quantità di record che continua a mettere in fila (qui a Parigi ci saranno 42mila spettatori per ognuna delle quattro serate) sembra quasi più alta dei suoi stivali che brillano sotto i riflettori, ma bastano pochi secondi per immergersi in questo suo mondo raccontato per quadri, uno per ogni disco, su un palco con una immensa passerella che scivola tra il pubblico e sembra uscito da un film di Christopher Nolan. […]
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Swift usa i corpi, il suo e quelli dei ballerini, con misura, senza provocazioni. Nessun eccesso o richiamo sessuale, piuttosto la volontà di mostrarsi in empatia col suo pubblico, ai limiti della commozione. Il suo segreto è far sembrare questo gigantesco Eras tour uno show per una sola persona: anche se questo monumentale e quasi fiabesco spettacolo (tre ore e un quarto circa) si avvicina più a un musical che a un concerto vero e proprio, Swift non spinge mai sul ritmo o sulla fisicità.
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Dispensa i suoi successi, da Bad blood a You’re on your own a Shake it off , quasi con sobrietà, trasformando un concerto ad altissimo budget in un’opera personale che somiglia più a una confessione che a un trionfo autocelebrativo. Tutti piangono, gridano (le urla sono altissime), le parlano e lei sembra ascoltarli tutti.
[…]Quando arriverà a Milano, il 13 e 14 luglio, il dibattito intorno a lei sarà sempre più acceso: merita o no tutto questo delirio? Possibile che questa ragazza con le sue canzoni apparentemente così leggere sia in grado di orientare le prossime elezioni Usa e di spostare il Pil del suo Paese? Intanto qualcuno in Arkansas l’ha definita la “nuova Satana”, prossima a procreare il nuovo anti-Cristo. Il suo entourage ha commentato: «Ma deve fare proprio tutto lei a questo mondo?».
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