ignazio marino
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Caso scontrini: la Cassazione ha annullato la condanna a due anni di reclusione nei confronti dell' ex sindaco di Roma, Ignazio Marino «perché il fatto non sussiste».
Marino, assolto in primo grado e condannato in appello, era accusato di peculato e falso per le cene di rappresentanza svoltesi quando era sindaco della capitale, il cosiddetto «scontrini gate ».
Era il 2015 e a dare il via all' inchiesta della Corte dei Conti, parallela a quella della Procura, erano stati i pentastellati: i consiglieri Virginia Raggi, Daniele Frongia, Enrico Stefano e Marcello De Vito - oggi in carcere per corruzione - avevano presentato l' esposto dal quale era partita l' indagine erariale, recentemente archiviata.
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Complessivamente si trattava di cinquantadue cene da 12 mila e 700 euro di spesa, pasti consumati fra Roma e Genova, la città natale di Marino. La spiegazione, secondo la quale si era trattato di pranzi istituzionali, non aveva convinto la Procura che aveva deciso di iscrivere Marino sul registro degli indagati e delegare approfondimenti alla Finanza. In parallelo era partita la campagna dei grillini che, al grido di «onestà, onestà», avevano censurato il comportamento di Marino.
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Quindi il ricorso del Pd al notaio per sfiduciarlo e infine le dimissioni dello stesso sindaco avevano chiuso la vicenda.
Ieri, nella sua arringa, il difensore dell' ex primo cittadino, Enzo Musco, ha insistito sull'«assoluta carenza di normazione nella materia specifica delle spese di rappresentanza del sindaco di Roma Capitale», sostenendo che, diversamente da quanto era avvenuto con lo scandalo dei rimborsi illegittimi dei consiglieri regionali, qui le norme hanno contorni assolutamente vaghi.
Era gennaio 2018 e Marino, appena condannato in secondo grado, si era congedato dai cronisti sotto casa con un semplice: «Sono una persona onesta, questa sentenza è un errore». Il suo difensore aveva parlato di una sentenza politica che minava alla base anni di buon governo della città.
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Ieri, raggiunto in Messico, dove partecipava a un convegno Marino ha detto: «Hanno vinto la verità e la giustizia. Era ora. La sentenza della Cassazione non rimedia ai gravi fatti del 2015, alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto e di un' intera giunta impegnati senza fare compromessi per portare la legalità e il cambiamento nella Capitale d' Italia. Una ferita per la democrazia che non si rimargina».
Nelle motivazioni della sentenza con cui i giudici d' appello, avevano condannato l' ex sindaco, si argomentava che il chirurgo dem aveva adottato «una metodica strumentale di compilazione dei giustificativi» di spesa «per sottrarre a qualsiasi condizionamento l' uso della carta di credito comunale.
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Commenta il ministro M5S Danilo Toninelli: «Prima delle responsabilità penali vengono quelle morali». Mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti dice: «Sono davvero contento per lui, il tempo è galantuomo».
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