Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Berezovskij
Lo chiamavano i l “club dei milionari”. Erano finanzieri, amici e soci d’affari nella Londra effervescente dell’ultimo decennio. Avevano tutto: soldi, belle donne, auto e case di lusso, vacanze da sogno. Adesso sono tutti morti. Ufficialmente, per una serie di eventi sfortunati. Ma se due coincidenze fanno un indizio, sei fanno come minimo un sospetto: uno è caduto dalla finestra impalandosi nell’inferriata sottostante, due si sono gettati sotto il metrò, uno è cascato dal tetto di uno shopping center, uno si è sfracellato a bordo del proprio elicottero e un altro è stato trovato impiccato nel bagno di casa.
Sembra che quello infilzato sull’inferriata, per di più, due anni fa fosse stato lasciato penzolare a testa in giù da due energumeni da una stanza dell’Hotel Dorchester: avventura che sarebbe dovuta bastare a farlo restare lontano dalle finestre per il resto della sua vita. Parafrasando Agatha Christie, lo si potrebbe chiamare il giallo dei sei piccoli nababbi. Alcuni dei quali non tanto piccoli.
Per cercare il colpevole, non serve Poirot: bastano i tabloid inglesi. Pieni di titoli a caratteri di scatola, dal Mirror al Mail, su una pista che porta alla mafia russa. E a quegli intrecci occulti fra crimine organizzato e politica di cui parla da anni a Mosca. “Project Moscow”, non per nulla, era il nome del piano in cui i sei scomparsi milionari erano coinvolti in un modo o nell’altro: progetto che doveva renderli ancora più ricchi con l’aiuto di poteri legati al governo russo. Investimenti immobiliari, gigantesche speculazioni, prestiti con interessi da strozzini: il “gettone” per partecipare all’impresa erano 150 milioni disterline, 180 milioni di euro. Cifra che per alcuni è poi raddoppiata, generando panico, debiti, minacce.
Berezovskij Abramovich
Forse una truffa ben congegnata per estorcere soldi a riccastri ingenui. Forse un’operazione andata male quando i garanti corrotti (un ministro di Putin?) si sono tirati indietro. Come che sia, a un certo punto è intervenuta la mafia russa e a quanto pare anche quella turca. Chiedendo soldi, sempre più soldi. O decidendo che era arrivato il momento di tappare la bocca a chi sapeva troppo.
Protagonista del mistero o perlomeno ultimo deceduto è Scott Young, 52 anni, una storia da romanzo di Dickens: nasce in miseria a Dundee, fa fortuna con il primo boom immobiliare, trova finanziamenti in ambienti poco puliti. Tre anni fa era finito sui giornali per il divorzio dalla prima moglie: lui diceva di non avere un soldo, lei sosteneva che il marito nascondeva 400 milioni di sterline nei paradisi fiscali. Un giudice lo ha sbattuto per sei mesi in prigione per le bugie sul suo patrimonio, condannandolo infine a pagare 10 milioni di sterline per il mantenimento dell’ex consorte e della loro figlia.
SCOTT YOUNG
Young ha continuato a spacciarsi per un businessman in rovina: però ha affittato un appartamento da 8 mila sterline (10 mila euro) al mese nel cuore di Londra ed è apparso in un reality show con la nuova, giovane fidanzata, Noelle Reno: Ladies of London , si chiamava la trasmissione, l’ultima puntata è andata in onda poche ore prima che il suo corpo venisse ritrovato impalato nell’inferriata sotto casa. La polizia ha dovuto usare seghe elettriche per liberare il cadavere. «Mai visto niente di tanto orribile», racconta un agente. È caduto dalla finestra? Era ubriaco? Si è suicidato? O lo hanno spinto, magari dopo averlo fatto penzolare per un po’, come due anni fa all’Hotel Dorchester?
ROBERT CURTIS
Tra gli altri cinque figura anche Boris Berezovskij, l’ex ministro di Boris Eltsin al Cremlino, quindi ricchissimo oligarca, poi esule in Inghilterra per sfuggire al mandato di arresto di Putin, nemico di un altro oligarca, il proprietario del Chelsea Football Club Roman Abramovich (gli ha chiesto 4 miliardi di sterline di risarcimento per vecchi affari in Russia, ma ha perso), rovinatosi con le spese legali, ma può darsi non solo con quelle. Trovato suicida nel bagno della villa prestatagli dall’ex moglie alle porte di Londra. Assassinato, secondo la fidanzata e gli amici.
E nel club c’è pure Stephen Curtis, l’avvocato che sapeva troppo (anche sul Cremlino, secondo qualcuno), morto quando il suo elicottero nuovo di zecca, guidato da un pilota espertissimo, si è misteriosamente fracassato al suolo riportandolo al castello in cui viveva nel Kent. Una sporca mezza dozzina di milionari davvero molto sfortunati.